Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 11, a. 2, ad 3; De Pot., q. 10, a. 4, ad 13
Pare che non spetti al Sommo Pontefice stabilire il simbolo della fede.
1. Una nuova edizione del simbolo è necessaria, come si è detto [ a. prec., ad 2 ], per spiegare gli articoli della fede.
Ma la spiegazione degli articoli di fede nel corso del tempo avveniva nell'antico Testamento perché le verità di fede, stando alle spiegazioni precedenti [ a. 7 ], venivano manifestate sempre meglio all'approssimarsi della venuta di Cristo.
Essendo dunque cessato con la nuova Legge questo motivo, non c'è ragione di spiegare sempre meglio gli articoli della fede.
Perciò non spetta all'autorità del Sommo Pontefice ordinare un nuovo simbolo.
2. Ciò che la Chiesa universale proibisce sotto pena di scomunica non rientra nelle facoltà di alcun uomo.
Ora, nuove redazioni del simbolo sono proibite sotto pena di scomunica dalla Chiesa universale.
Si legge infatti negli atti del concilio di Efeso [ 2,6 ] che « dopo la lettura del simbolo niceno il sacro concilio decretò che a nessuno fosse lecito proferire, scrivere, o comporre un altro simbolo di fede oltre a quello definito dai santi padri radunati a Nicea con lo Spirito Santo », e si aggiunge la pena della scomunica.
E la stessa cosa viene ripetuta negli atti del concilio di Calcedonia [ 2,5 ].
Pare dunque che non spetti all'autorità del Sommo Pontefice fare una nuova redazione del simbolo.
3. S. Atanasio non era Sommo Pontefice, ma Patriarca di Alessandria.
E tuttavia compose un simbolo che viene cantato nella Chiesa.
Perciò la compilazione dei simboli non appartiene al Sommo Pontefice più di quanto non appartenga ad altri.
La compilazione del simbolo fu fatta in un concilio ecumenico.
Ma un tale concilio può essere radunato soltanto per autorità del Sommo Pontefice, come dice il Decreto [ di Graz. 1,17,4 ].
Quindi la compilazione del simbolo spetta all'autorità del Sommo Pontefice.
Abbiamo già notato [ a. 9, ad 2 ] che una nuova redazione del simbolo è necessaria per combattere gli errori che insorgono.
Quindi la promulgazione di un simbolo spetta all'autorità di colui che ha il potere di stabilire con sentenza definitiva le verità della fede, in modo che da tutti siano tenute con fede incrollabile.
Ora, ciò spetta all'autorità del Sommo Pontefice, « al quale vanno devolute le questioni più gravi e più difficili della Chiesa », come dice il Decreto [ di Graz. 1,17,5 ].
Per cui anche il Signore [ Lc 22,32 ] disse a Pietro, che aveva costituito Sommo Pontefice: « Io ho pregato per te che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli ».
E la ragione di ciò sta nel fatto che la Chiesa deve avere un'unica fede, secondo l'ammonimento di S. Paolo [ 1 Cor 1,10 ]: « Siate tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi ».
Ma ciò non può essere assicurato se, quando sorge una questione di fede, essa non viene determinata da chi presiede a tutta la Chiesa, in modo che la sua sentenza sia tenuta dalla Chiesa intera con fermo assenso.
E così spetta alla sola autorità del Sommo Pontefice la promulgazione di un nuovo simbolo; come del resto anche ogni altra cosa che interessa tutta la Chiesa, quale ad es. la convocazione di un sinodo generale e altre decisioni del genere.
1. Nell'insegnamento di Cristo e degli Apostoli le verità di fede sono spiegate a sufficienza.
Siccome però gli uomini perversi, secondo l'espressione di S. Pietro [ 2 Pt 3,16 ], « travisano per loro propria rovina » l'insegnamento apostolico e le altre Scritture, è necessario che nel corso del tempo ci sia un'esposizione della fede contro gli errori che insorgono.
2. Le proibizioni e le decisioni di un concilio riguardano [ soltanto ] le persone private, che non hanno il compito di determinare le verità di fede.
Infatti tali decisioni di un concilio ecumenico non tolgono il potere al concilio ecumenico successivo di fare una nuova redazione del simbolo, la quale non conterrà mai una fede diversa, ma la stessa in termini più chiari.
In tutti i concili infatti si osservò questa prassi: che il concilio successivo chiariva quanto aveva determinato il concilio precedente, sotto la spinta di una nuova eresia.
Si tratta quindi di un compito del Sommo Pontefice, alla cui autorità spetta di convocare i concili e confermarne le decisioni.
3. S. Atanasio redasse un'esposizione della fede non a modo di simbolo, ma piuttosto a modo di trattato: il che appare evidente anche dal suo modo di esprimersi.
Ma poiché la sua esposizione conteneva in breve tutte le verità da credersi, l'autorità del Sommo Pontefice fece sì che fosse accettata come regola di fede.
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