Summa Teologica - II-II |
In 4 Sent., d. 13, q. 2, a. 3; Quodl., 10, q. 7, a. 1; In 1 Cor., c. 5, lect. 3
Pare che si possa comunicare con gli infedeli.
1. L'Apostolo così scriveva ai Corinzi [ 1 Cor 10,27 ]: « Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti ».
E il Crisostomo [ In Heb. hom. 25 ] spiega: « Se vuoi andare a cena dai pagani, lo permettiamo senza alcuna proibizione ».
Ma andare a cena da uno significa comunicare con lui.
Quindi è lecito comunicare con chi non ha la fede.
2. Scrive ancora l'Apostolo [ 1 Cor 5,12 ]: « Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? ».
Ma quelli di fuori sono gli infedeli.
Perciò, essendo la Chiesa che giudica di dover proibire ai fedeli la comunione con qualcuno, pare che non vada proibito ai fedeli di avere rapporti con gli infedeli.
3. Un padrone non può servirsi di uno schiavo senza comunicare con lui almeno con la parola: poiché egli muove lo schiavo col comando.
Ma i cristiani possono avere come schiavi degli uomini privi di fede, cioè degli Ebrei, o anche dei pagani, o Saraceni.
Perciò è lecito comunicare con essi.
Sta scritto [ Dt 7,2s ]: « Non farai con essi alleanza né farai loro grazia. Non ti imparenterai con loro ».
E a proposito di quel passo del Levitico [ Lv 15,19 ]: « La donna che al ricorso mensile », ecc., la Glossa [ ord. sul v. 22 ] commenta: « È necessario astenersi dall'idolatria, così da neppure toccare gli idolatri e i loro discepoli, o comunicare con essi ».
Per due motivi può essere proibito di comunicare con una persona: primo, per punire colui al quale viene tolta la comunione dei fedeli; secondo, per premunire coloro ai quali viene proibito di trattare con altri.
Ed entrambi i motivi sono accennati nelle parole dell'Apostolo [ 1 Cor 5 ].
Infatti dopo avere pronunziato la sentenza di scomunica egli aggiunge [ 1 Cor 5,6 ]: « Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? ».
E in seguito accenna al motivo della punizione inflitta dal giudizio della Chiesa [ 1 Cor 5,12 ]: « Non sono quelli di dentro che giudicate? ».
Perciò la Chiesa non proibisce ai fedeli, per quanto riguarda il primo motivo, di comunicare con gli infedeli che in nessun modo hanno ricevuto la fede cristiana, cioè con i pagani e con gli Ebrei: poiché non ha il compito di giudicarli nel campo spirituale, ma solo in quello temporale, dove costoro possono venire puniti temporalmente dai fedeli se, vivendo in mezzo ai cristiani, si rendono colpevoli.
In questo modo invece, cioè come pena, la Chiesa proibisce ai fedeli di comunicare con quegli infedeli che deviano dalla fede ricevuta, o adulterandola, come gli eretici, o abbandonandola totalmente, come gli apostati.
Infatti la Chiesa pronunzia contro costoro la sentenza di scomunica.
Per quanto poi riguarda l'altro motivo bisogna distinguere secondo le varie condizioni delle persone, degli affari e dei tempi.
Se infatti ci sono dei fedeli che sono fermi nella fede, così da poter sperare dalla loro comunione con gli infedeli la conversione di questi ultimi, senza paura che i primi vengano a perdere la fede, allora non si deve proibire ad essi di avere rapporti con gli infedeli che non hanno mai ricevuto la fede, cioè con i pagani e con gli Ebrei; specialmente poi se la necessità lo impone.
Se invece si tratta di persone semplici e deboli nella fede, di cui si può temere come probabile la perversione, bisogna proibire loro di comunicare con gli infedeli; e specialmente di avere grande familiarità con essi, o di trattare con loro senza necessità.
1. Il Signore diede quel comando [ cf. s. c. ] per quei pagani nel cui territorio stavano per entrare gli Ebrei, che erano portati all'idolatria: per cui c'era da temere che in seguito alla convivenza continua con i pagani avrebbero abbandonato la fede.
Per cui il testo così continua [ v. 4 ]: « Poiché allontanerebbe i tuoi figli dal seguire me ».
2. La Chiesa non ha il potere di giudicare gli infedeli per infliggere loro una sanzione spirituale.
Tuttavia su alcuni infedeli ha la facoltà di infliggere una sanzione temporale: e in ciò rientra la sottrazione ad alcuni di essi della comunione dei fedeli, in seguito a qualche colpa.
3. È più probabile che lo schiavo, sottoposto all'altrui comando, si converta alla fede del padrone cristiano che viceversa.
Perciò non è proibito che i fedeli abbiano schiavi infedeli.
Se però la comunione con uno schiavo fosse un pericolo prossimo per il padrone, questi dovrebbe allontanarlo da sé, secondo il comando del Signore [ Mt 5,30; Mt 18,8 ]: « Se il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te ».
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