Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 8 - Se gli infedeli debbano essere costretti a credere

In Matth., c. 13

Pare che gli infedeli in nessun modo debbano essere costretti a credere.

Infatti:

1. Si legge nel Vangelo [ Mt 13,28s ] che i servi di quel signore nel cui campo era stata seminata la zizzania chiesero a costui: « Vuoi che andiamo a raccoglierla? »; ed egli rispose: « No, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano ».

E il Crisostomo [ In Mt hom. 46 ] spiega: « Così disse il Signore volendo proibire di uccidere.

Infatti non è necessario uccidere gli eretici: poiché se uccidete costoro, necessariamente abbatterete con essi molti santi ».

Quindi per lo stesso motivo nessun incredulo va costretto a credere.

2. Nel Decreto [ di Graz. 1,45,5 ] si legge: « A proposito degli Ebrei il santo Concilio comanda che nessuno in seguito li forzi a credere ».

Quindi per lo stesso motivo non si devono costringere gli altri infedeli.

3. Afferma S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 26 ] che altre cose l'uomo può farle anche non volendo, ma « non può credere se non volendo ».

Ora, il volere non può essere costretto.

Quindi gli infedeli non possono essere costretti alla fede.

4. Così Dio parla in Ezechiele [ Ez 18,23.32 ]: « Io non voglio la morte del peccatore ».

Ma noi dobbiamo conformare la nostra volontà a quella di Dio, come si è detto in precedenza [ I-II, q. 19, aa. 9,10 ].

Quindi non dobbiamo volere che gli infedeli vengano uccisi.

In contrario:

Nel Vangelo [ Lc 14,23 ] si legge: « Esci per le strade e lungo le siepi e spingili a entrare, perché la mia casa si riempia ».

Ma gli uomini entrano nella casa di Dio, cioè nella Chiesa, mediante la fede.

Quindi alcuni devono essere costretti alla fede.

Dimostrazione:

Ci sono degli infedeli, come i Giudei e i pagani, i quali non hanno mai abbracciato la fede.

E questi non vanno costretti a credere in nessuna maniera: poiché credere è un atto volontario.

Tuttavia i fedeli hanno il dovere di costringerli, se ne hanno la facoltà, a non ostacolare la fede con bestemmie, cattivi suggerimenti o aperte persecuzioni.

E per questo motivo coloro che credono in Cristo fanno spesso guerra agli infedeli, non per costringerli a credere ( perché anche quando riuscissero a vincerli e a farli prigionieri, li lascerebbero liberi di credere, se vogliono ), ma per costringerli a non ostacolare la fede di Cristo.

Ci sono invece altri infedeli che un tempo accettarono la fede e la professarono: come gli eretici e gli apostati di ogni genere.

E costoro devono essere costretti anche fisicamente ad adempiere quanto promisero, e a ritenere ciò che una volta accettarono.

Analisi delle obiezioni:

1. Alcuni intesero quel testo nel senso che sarebbe proibito non già di scomunicare, ma di uccidere gli eretici: come appare dalla citazione del Crisostomo.

E anche S. Agostino [ Epist. 93,5.16 ] così riferisce di se stesso: « Prima io ero dell'opinione che non si dovesse costringere nessuno all'unità di Cristo, ma che bisognasse trattare a parole e combattere con le dispute.

Però questa mia opinione fu vinta non dalle parole, ma dai fatti.

Poiché la paura delle leggi civili giovò tanto che molti giunsero a dire: "Sia ringraziato il Signore, che ha spezzato le nostre catene" ».

Perciò il significato di quelle parole del Signore [ Mt 13,30 ]: « Lasciate che l'una e l'altra crescano insieme fino alla mietitura », appare da quelle che precedono: « perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano ».

« Nelle quali egli mostra abbastanza chiaramente », dice S. Agostino [ Contra epist. Parmen. 3,2.3 ], « che quando non c'è questo timore, cioè quando il delitto è ben noto e appare esecrabile a tutti, così da non avere difensori o da non averne di tali che possano determinare uno scisma, la severità della correzione non deve dormire ».

2. Gli Ebrei, se non hanno mai abbracciato la fede, non vanno costretti a credere.

Se però hanno ricevuto la fede « devono essere costretti per forza a ritenere la fede », come si dice in quello stesso capitolo.

3. Come « fare un voto è un atto di libera volontà, ma adempierlo diviene una necessità » [ Glossa P. Lomb. sul Sal 76,12 ], così accettare la fede è un atto di libera volontà, ma ritenere la fede accettata è una necessità.

Quindi gli eretici vanno costretti a mantenere la fede.

Scrive infatti S. Agostino [ Epist. 185,6.21 ]: « Dove costoro hanno imparato a protestare: "C'è libertà di credere e di non credere. A chi mai Cristo ha fatto violenza?"

Ebbene, nel caso di S. Paolo essi possono vedere che Cristo prima lo costringe e poi lo istruisce ».

4. Rispondiamo con S. Agostino [ Epist. 185,8.33 ] che « nessuno di noi vuole che un eretico perisca.

Ma la casa di Davide meritò di avere pace solo dopo che il figlio Assalonne fu ucciso nella guerra che questi combatteva contro il padre.

Così la Chiesa Cattolica, se mediante la perdita di qualcuno può raccogliere tutti gli altri, allevia il dolore del suo cuore materno con la liberazione di intere popolazioni ».

Indice