Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 34, q. 2, a. 2, sol. 1; In Rom., c. 8, lect. 3
Pare che il timore servile non sia buono.
1. Un sentimento il cui uso è cattivo, è anch'esso cattivo.
Ma l'uso del timore servile è cattivo: poiché la Glossa [ P. Lomb. di Prosp. ], nel commentare un passo di S. Paolo [ Rm 8,15 ], afferma che « chi fa una cosa per timore, anche se fa il bene, non agisce bene ».
Quindi il timore servile non è buono.
2. Ciò che nasce da una radice di peccato non è una cosa buona.
Ma il timore servile nasce da una radice di peccato: poiché S. Gregorio [ Mor. 4,27 ], commentando quelle parole di Giobbe [ Gb 3,11 ]: « Perché non sono morto fin dal seno di mia madre? », afferma: « Quando si teme la pena inflitta per il peccato senza amare la presenza di Dio che si è perduta, il timore viene dall'orgoglio, non dall'umiltà ».
Perciò il timore servile è cattivo.
3. Come all'amore di carità si oppone l'amore mercenario, così al timore casto pare contrapporsi il timore servile.
Ma l'amore mercenario è sempre cattivo.
Quindi è cattivo anche il timore servile.
Dallo Spirito Santo non può venire alcun male.
Ma il timore servile viene dallo Spirito Santo: poiché a commento di quel testo di S. Paolo [ Rm 8,15 ]: « Non avete ricevuto uno spirito da schiavi » ecc., la Glossa [ P. Lomb. di Agost. ] spiega: « Uno solo è lo Spirito che produce i due timori, cioè quello servile e quello casto ».
Quindi il timore servile non è cattivo.
Il timore servile sotto l'aspetto della servilità è cattivo.
Infatti la schiavitù si oppone alla libertà.
Poiché, come dice Aristotele [ Met 1,2 ], è libero « colui che è causa di se stesso », mentre è schiavo chi non agisce da se stesso, ma è come mosso dall'esterno.
Ora, chi agisce per amore opera da se stesso: poiché è mosso ad agire dalla propria inclinazione.
Perciò agire per amore è in contrasto con il concetto di servilità.
Così dunque il timore servile, in quanto è servile, è contrario alla carità.
Se quindi la servilità appartenesse alla natura di questo timore, necessariamente il timore servile sarebbe per se stesso cattivo, come è cattivo per se stesso l'adulterio: poiché l'adulterio è costituito nella sua essenza da qualcosa di contrario alla carità.
Ma la suddetta servilità non fa parte della natura del timore servile: come neppure lo stato di informità costituisce l'essenza della fede informe.
Infatti gli abiti e gli atti morali derivano la loro specie dall'oggetto.
Ora, l'oggetto del timore servile è la pena, per la quale è indifferente che il bene ad essa direttamente contrario sia amato come fine ultimo - e quindi essa sia temuta quale supremo dei mali, come avviene in chi non ha la carità -, oppure che sia invece ordinata a Dio quale fine ultimo, come avviene in chi ha la carità: nel qual caso la pena non è temuta quale supremo dei mali.
Infatti un abito non muta la sua specie per il fatto che il suo oggetto o il suo fine è ordinato a un fine più remoto.
Perciò il timore servile per sua natura è buono, mentre la sua servilità è cattiva.
1. L'affermazione di S. Agostino vale per chi compie una cosa per il timore servile in quanto servile, cioè senza amare la giustizia, ma solo per il timore della pena.
2. Il timore servile deriva dall'orgoglio non nella sua sostanza, ma nella sua servilità: in quanto l'uomo non vuole piegare per amore i suoi affetti al giogo della giustizia.
3. È mercenario quell'amore che ama Dio per i beni temporali.
E ciò è direttamente in contrasto con la carità, per cui l'amore mercenario è sempre cattivo.
Invece il timore servile nella sua natura non implica se non il timore della pena, sia che questa sia temuta come male supremo, sia che non lo sia.
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