Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 34, q. 2, a. 1, sol. 3; expos.; In Rom., c. 8, lect. 3
Pare che il timore mondano non sia sempre cattivo.
1. Il timore del mondo produce la soggezione verso gli uomini.
Ma alcuni vengono vituperati per il fatto che non hanno questa soggezione, come è evidente nella descrizione evangelica [ Lc 18,2 ] di quel giudice iniquo « che non temeva Dio e non aveva soggezione di alcuno ».
Quindi il timore mondano non sempre è cattivo.
2. Pare che spettino al timore del mondo i castighi inflitti dalle autorità civili.
Ma queste pene ci spingono a ben operare, poiché sta scritto [ Rm 13,3 ]: « Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode ».
Quindi il timore del mondo non è sempre cattivo.
3. Ciò che è insito in noi per natura non può essere cattivo: poiché le cose naturali vengono da Dio.
Ora, è naturale per l'uomo temere la menomazione del proprio corpo e la perdita dei beni temporali, che servono a sostentare la vita presente.
Quindi il timore mondano non sempre è cattivo.
Il Signore ammonisce [ Mt 10,28 ]: « Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo », con le quali parole proibisce il timore mondano.
Ora, Dio non proibisce se non il male.
Quindi questo timore è cattivo.
È evidente da quanto abbiamo già detto [ I-II, q. 18, a. 2; q. 54, a. 2 ] che gli atti e gli abiti morali ricevono il nome e la specificazione dai loro oggetti.
Ora, l'oggetto proprio di un moto dell'appetito è il bene perseguito come fine.
Perciò ogni moto affettivo è specificato e denominato dal proprio fine.
Se uno infatti chiamasse la cupidigia amore del lavoro, dato che essa spinge gli uomini a lavorare, non darebbe una buona definizione: poiché gli avidi non cercano il lavoro come fine, ma come mezzo, mentre come fine cercano le ricchezze.
Per cui la cupidigia viene giustamente denominata desiderio o amore delle ricchezze, che è una cosa cattiva.
E allo stesso modo si denomina propriamente amore mondano quello con cui uno aderisce al mondo come al proprio fine.
Quindi l'amore mondano è sempre cattivo.
Ora, il timore nasce dall'amore: poiché l'uomo teme di perdere ciò che ama, come spiega S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 33 ].
Quindi il timore mondano è quello che nasce, come da una cattiva radice, dall'amore del mondo.
E così anche il timore mondano è sempre cattivo.
1. In due modi si può avere soggezione di un uomo.
Primo, in quanto c'è in lui qualcosa di divino, come la grazia, la virtù, o almeno l'immagine naturale di Dio: e in questo senso coloro che non rispettano gli uomini sono da biasimare.
Secondo, si può avere soggezione degli uomini in quanto sono contrari a Dio.
E in questo senso coloro che non li rispettano sono da lodare, come fa la Scrittura con Elia, o con Eliseo [ Sir 48,12 ]: « Durante la sua vita non tremò davanti ai potenti ».
2. Il potere civile, quando infligge i castighi per ritrarre dal peccato, è ministro di Dio, poiché sta scritto [ Rm 13,4 ]: « È al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male ».
Ma temere l'autorità civile in questo modo non appartiene al timore mondano, bensì al timore servile, o a quello iniziale.
3. È naturale che un uomo rifugga dalla menomazione del proprio corpo, o dai danni nei beni temporali, ma è contro la ragione naturale che abbandoni l'onestà per queste cose.
Infatti anche il Filosofo [ Ethic. 3,1 ] afferma che ci sono alcune cose, cioè le opere peccaminose, alle quali uno non si deve piegare per nessun timore: poiché commettere questi peccati è peggio che soffrire qualsiasi pena.
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