Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 132, a. 5; De Malo, q. 9, a. 3
Pare che la presunzione non sia prodotta dalla vanagloria.
1. La presunzione si appoggia massimamente sulla divina misericordia.
Ma la misericordia si riferisce alla miseria, che è l'opposto della gloria.
Quindi la presunzione non nasce dalla vanagloria.
2. La presunzione è il contrario della disperazione.
Ma la disperazione nasce dalla tristezza, come si è visto [ q. 20, a. 4 ].
Poiché dunque i contrari hanno cause opposte, pare che la presunzione nasca dal piacere.
Quindi pare che derivi dai vizi carnali, i cui piaceri sono più forti.
3. Il vizio della presunzione consiste nel fatto che uno tende a un bene irraggiungibile come se fosse raggiungibile.
Ma stimare possibile ciò che è impossibile proviene dall'ignoranza.
Quindi la presunzione viene più dall'ignoranza che dalla vanagloria.
S. Gregorio [ Mor. 31,45 ] insegna che « la presunzione delle novità » è figlia della vanagloria.
Come sopra [ a. 1 ] si è notato, ci sono due forme di presunzione.
La prima si fonda sulla propria capacità, mirando a cose che superano le proprie forze come se fossero raggiungibili.
E tale presunzione deriva chiaramente dalla vanagloria: infatti dal desiderio che uno ha di ottenere molta gloria segue il tentativo di compiere cose superiori alle proprie forze.
E la tentazione viene specialmente dalle cose nuove, che suscitano maggiore ammirazione.
Per questo S. Gregorio dice espressamente che « la presunzione delle novità » è figlia della vanagloria.
La seconda presunzione, invece, si fonda in modo disordinato sulla misericordia e sulla potenza di Dio, da cui si spera di ottenere la gloria senza i meriti, e il perdono senza il pentimento.
E tale presunzione nasce direttamente dalla superbia: nel senso che in questo modo uno stima se stesso fino al punto di pensare che Dio non lo punisca o non lo escluda dalla gloria neppure se pecca.
Sono così risolte anche le obiezioni.
Indice |