Summa Teologica - II-II

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Articolo 7 - Se i peccatori amino se stessi

I-II, q. 29, a. 4; In 2 Sent., d. 42, q. 2, a. 2, sol. 2, ad 2; In 3 Sent., d. 27, expos.; De Virt., q. 2, a. 12, ad 6; In Psalm., 10

Pare che i peccatori amino se stessi.

Infatti:

1. Nei peccatori si trova al massimo ciò che forma il principio del peccato.

Ora, il principio del peccato è l'amore di se stessi, del quale S. Agostino [ De civ. Dei 14,28 ] afferma che « costruisce la città di Babilonia ».

Quindi i peccatori amano se stessi in sommo grado.

2. Il peccato non distrugge la natura.

Ma per natura tutti gli esseri hanno l'amore di se stessi: infatti anche le creature irrazionali bramano il proprio bene, come la propria conservazione e altri beni consimili.

Perciò anche i peccatori amano se stessi.

3. Come scrive Dionigi [ De div. nom. 4 ], « il bene è amabile per tutti ».

Ma molti peccatori si stimano buoni.

Quindi molti peccatori amano se stessi.

In contrario:

Nei Salmi [ Sal 10,7 Vg ] si legge: « Chi ama l'iniquità odia la propria anima ».

Dimostrazione:

Amare se stessi in un certo senso è comune a tutti, in un secondo senso è proprio dei buoni e in un terzo senso è proprio dei cattivi.

Infatti è comune a tutti amare ciò che si pensa di essere.

Di un uomo però si può dire che è una data cosa in due modi.

Primo, secondo la sua sostanza o natura.

E in questo senso tutti comunemente considerano che sia bene essere come sono, composti cioè di anima e di corpo.

E in questo senso tutti gli uomini, buoni e cattivi, amano se stessi, in quanto amano la propria conservazione.

Secondo, si può dire che un uomo è una data cosa per un motivo di preminenza: come si dice che il principe di uno stato è lo stato: per cui ciò che fanno i principi si dice che lo fa lo stato.

E in questo senso non tutti gli uomini pensano di essere ciò che sono.

Infatti l'elemento principale nell'uomo è l'anima razionale, mentre quello secondario è la natura sensitiva e materiale: elementi che l'Apostolo [ 2 Cor 4,16 ] denomina rispettivamente « l'uomo interiore » e « l'uomo esteriore ».

Ora, i buoni stimano principale in se stessi la natura razionale, ossia l'uomo interiore: per cui in base a ciò pensano di essere quello che sono.

Invece i cattivi stimano principale in se stessi la natura sensitiva e materiale, cioè l'uomo esteriore.

E così, non conoscendo realmente se stessi, in verità non si amano, ma amano in se stessi quello che pensano di essere.

I buoni invece, conoscendo se stessi, si amano veramente.

E ciò viene dimostrato dal Filosofo nell'Etica [ 9,4 ] in base alle cinque proprietà dell'amicizia.

Infatti qualsiasi amico prima di tutto vuole che il proprio amico esista e viva; secondo, gli desidera del bene; terzo, compie del bene a suo vantaggio; quarto, ha piacere di convivere con lui; quinto, concorda con lui, godendo e rattristandosi delle medesime cose.

Ed è così che i buoni amano se stessi secondo l'uomo interiore: poiché vogliono che questo si conservi nella sua integrità; ne desiderano il bene, che è il bene spirituale; si impegnano a raggiungerlo con le opere; con piacere rientrano nel proprio cuore perché trovano in esso buoni pensieri al presente, il ricordo del bene compiuto e la speranza dei beni futuri, da cui scaturisce la gioia; parimenti non sentono in se stessi un contrasto di voleri, poiché tutta la loro anima tende a una cosa sola.

I cattivi, al contrario, non vogliono conservare l'integrità dell'uomo interiore; non bramano il suo bene spirituale; non agiscono in vista di ciò; non trovano piacere nel vivere con se stessi rientrando nel proprio cuore, poiché vi trovano il male che aborriscono, sia quello presente che quello passato e futuro; e neppure concordano con se stessi per il rimorso della coscienza, secondo le parole del Salmo [ Sal 50,21 ]: « Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati ».

- E in base a ciò si può anche dimostrare che i cattivi amano se stessi secondo la corruzione dell'uomo esteriore, mentre in tal modo sono i buoni che non amano se stessi.

Analisi delle obiezioni:

1. L'amore di sé che è principio del peccato è l'amore che è proprio dei malvagi, il quale giunge « fino al disprezzo di Dio », secondo le parole di S. Agostino: poiché i cattivi amano i beni esterni fino a disprezzare i beni spirituali.

2. Sebbene l'amore naturale non sia del tutto eliminato nei cattivi, tuttavia in essi è pervertito nel modo indicato [ nel corpo ].

3. I cattivi, in quanto si stimano buoni, partecipano qualcosa dell'amore di se stessi.

Tuttavia il loro non è un amore vero, ma apparente; ed è impossibile in quelli che sono molto perversi.

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