Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 83, a. 8; In 3 Sent., d. 30, q. 1, a.1; De Virt., q. 2, a. 8; Expos. in Decal., c. De Dilect. Prox.; De perf. vitae spir., c. 14; In Rom., c. 12, lect. 3
Pare che la carità non esiga che si amino i nemici.
1. S. Agostino scrive [ Enchir. 19.73 ] che « questo bene così grande », l'amore dei nemici, « non appartiene a una moltitudine paragonabile a quella che crediamo venga esaudita quando nell'Orazione si dice: "Rimetti a noi i nostri debiti" ».
Ma a nessuno vengono rimessi i peccati senza la carità poiché, come dicono i Proverbi [ Pr 10,12 ], « l'amore ricopre ogni colpa ».
Quindi la carità non esige l'amore dei nemici.
2. La carità non sopprime la natura.
Ora qualsiasi essere, anche irragionevole, odia per natura il suo contrario: come fa la pecora con il lupo e l'acqua con il fuoco.
Perciò la carità non produce l'amore dei nemici.
3. « La carità non agisce malamente » [ 1 Cor 13,4 ].
Ora, pare una perversione sia il fatto che uno ami i nemici, sia quello che odi gli amici: infatti Ioab [ 2 Sam 19,7 ] così ebbe a rimproverare Davide: « Tu mostri di amare quelli che ti odiano e di odiare quelli che ti amano ».
Quindi la carità non produce l'amore dei nemici.
Il Signore [ Mt 5,44 ] dice: « Amate i vostri nemici ».
L'amore dei nemici può essere inteso in tre modi.
Primo, quale amore verso i nemici in quanto nemici.
E questa è una cosa perversa e contraria alla carità, poiché equivale ad amare il male altrui.
Secondo, può essere inteso come amore dei nemici rispetto alla loro natura, ma in generale.
E questo amore dei nemici è imposto dalla carità, per cui uno che ama Dio e il prossimo non deve escludere dall'amore universale del prossimo i propri nemici.
Terzo, l'amore dei nemici può essere inteso come un amore in particolare: in modo cioè che uno abbia uno speciale affetto di carità verso il nemico.
E questo la carità non lo richiede necessariamente: poiché la carità non esige neppure che uno ami singolarmente di un amore speciale tutti gli uomini, dato che sarebbe una cosa impossibile.
Tuttavia la carità lo esige come predisposizione dell'animo: che cioè uno abbia l'animo disposto ad amare singolarmente il suo nemico se la necessità lo richiedesse.
Che invece uno ami attualmente per amore di Dio i propri nemici fuori dei casi di necessità appartiene alla perfezione della carità.
Siccome infatti la carità ci porta ad amare il prossimo per Dio, quanto più uno ama Dio, tanto più mostra di amare il prossimo, nonostante qualsiasi inimicizia.
Come se uno amasse molto un amico, per suo amore ne amerebbe anche i figli, per quanto gli siano nemici.
- E in questo senso intende parlare S. Agostino.
1. È così risolta la prima obiezioni.
2. Ogni essere odia per natura le cose contrarie in quanto contrarie.
Ora, i nemici ci sono contrari in quanto nemici.
Per cui dobbiamo odiare in essi questo fatto: poiché ci deve dispiacere che ci siano nemici.
Però essi non ci sono contrari in quanto uomini capaci della beatitudine.
E così sotto questo aspetto dobbiamo amarli.
3. Amare i nemici in quanto nemici è cosa riprovevole.
E la carità non porta a questo, come si è spiegato [ nel corpo ].
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