Summa Teologica - II-II

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Articolo 12 - Se sia giusto enumerare quattro cose da amarsi con amore di carità, cioè: Dio, il prossimo, il nostro corpo e noi stessi

In 3 Sent., d. 28, q. 1, a. 7; De Virt., q. 2, a. 7

Pare che non sia giusto enumerare quattro cose da amarsi con amore di carità, cioè: Dio, il prossimo, il nostro corpo e noi stessi.

Infatti:

1. Come dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 83 ], « chi non ama Dio, non ama neppure se stesso ».

Perciò nell'amore di Dio è incluso l'amore di se stessi.

Quindi l'amore di noi stessi non è distinto da quello di Dio.

2. La parte non va divisa in contrapposizione al tutto.

Ma il nostro corpo è una parte di noi.

Quindi il nostro corpo non va diviso da noi stessi come un oggetto distinto della carità.

3. Come noi abbiamo il corpo, così lo ha pure il nostro prossimo.

Come quindi l'amore con cui si ama il prossimo è distinto dall'amore verso noi stessi, così l'amore con cui si ama il corpo del prossimo va distinto dall'amore con cui si ama il proprio corpo.

Quindi non è giusto distinguere quattro cose sole da amarsi con amore di carità.

In contrario:

S. Agostino [ De doctr. christ. 1,23 ] insegna: « Sono quattro le cose da amarsi: la prima che è sopra di noi », cioè Dio; « la seconda che siamo noi »; « la terza che è presso di noi », cioè il prossimo; « la quarta che è al disotto di noi », cioè il nostro corpo.

Dimostrazione:

L'amicizia della carità si fonda, come si è detto [ aa. 3,6,10; q. 23, aa. 1,5 ], sulla compartecipazione della beatitudine.

Ora, in questa compartecipazione c'è una realtà che è da considerarsi come il principio irradiatore della beatitudine, cioè Dio; ce n'è poi una seconda che ne partecipa direttamente, vale a dire l'uomo e l'angelo, e ce n'è infine una terza a cui la beatitudine deriva per una certa ridondanza, ed è il corpo umano.

Ora, la realtà che irradia la beatitudine è oggetto di amore perché ne è la causa.

Quella invece che ne partecipa può essere oggetto di amore per due motivi: o perché è tutt'uno con noi, o perché è a noi associata nella partecipazione della beatitudine.

E in base a ciò si considerano due oggetti distinti della carità: in quanto cioè l'uomo ama se stesso e il prossimo.

Analisi delle obiezioni:

1. La diversità dei rapporti esistenti tra chi ama e i vari oggetti dell'amore produce ragioni diverse di amabilità.

E poiché sono distinti i rapporti che l'uomo ha con Dio e con se stesso, queste realtà vengono indicate come due oggetti di amore: infatti l'amore verso l'uno è causa dell'amore verso l'altro.

Per cui togliendo il primo amore si eliminerebbe anche il secondo.

2. La sede della carità è l'anima razionale, che è capace della beatitudine, mentre il corpo non può parteciparne se non per una certa ridondanza.

Perciò l'uomo con la carità ama diversamente se stesso nel proprio corpo e nella propria anima razionale, che ne è la parte più nobile.

3. L'uomo ama il prossimo nel corpo e nell'anima per una certa compartecipazione alla beatitudine.

Perciò riguardo al prossimo la ragione dell'amore è unica.

E così il corpo del prossimo non viene indicato come un oggetto speciale di amore.

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