Summa Teologica - II-II

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Articolo 8 - Se si debba amare più di tutti chi è unito a noi con i vincoli del sangue

In 3 Sent., d. 20, q. 1, a. 6; De Virt., q. 2, a. 9, ad 15 sqq.

Pare che non si debba amare più di tutti chi è unito a noi con i vincoli del sangue.

Infatti:

1. Si legge nei Proverbi [ Pr 18,24 ]: « Ci sono amici più affezionati di un fratello ».

E Valerio Massimo [ Fact. et dict. memor. 4,7 ] afferma che « il vincolo dell'amicizia è fortissimo, e in nulla inferiore ai legami del sangue.

Anzi, esso è più certo e sicuro: poiché mentre quelli sono opera del caso in base alla nascita, questo viene contratto dalla libera volontà di ciascuno dopo maturo giudizio ».

Perciò i consanguinei non hanno diritto a essere amati più degli altri.

2. Scrive S. Ambrogio [ De off. 1,7 ]: « Avendovi generato secondo il Vangelo, non vi amo di meno che se vi avessi generati nel matrimonio.

Infatti la natura nell'amare non è più forte della grazia.

E certo dobbiamo amare coloro che sappiamo di avere con noi eternamente più di chi sta con noi soltanto in questo secolo ».

Quindi non dobbiamo amare i consanguinei più di coloro che ci sono congiunti in altro modo.

3. Come dice S. Gregorio [ In Evang. hom. 30 ], « la prova dell'amore è la prestazione delle opere ».

Ora, noi siamo tenuti a prestare certe opere di amore più agli estranei che ai consanguinei: nell'esercito, p. es., si deve ubbidire più al capitano che al proprio padre.

Perciò non siamo tenuti ad amare i consanguinei più di tutti gli altri.

In contrario:

Nel decalogo [ Es 20,12 ] viene dato il precetto speciale di amare i genitori.

Quindi coloro che sono uniti a noi con i vincoli del sangue devono essere amati in modo speciale.

Dimostrazione:

Abbiamo già dimostrato [ a. prec. ] che con la carità siamo tenuti ad amare maggiormente i nostri congiunti più stretti, sia perché l'amore verso di loro è più intenso, sia perché sono amati per più motivi.

Ora, l'intensità dell'amore deriva dal legame di chi ama con l'amato.

Quindi l'affetto verso le varie persone si misura in base al diverso carattere del legame con esse: in modo cioè che ognuno è amato di più in ciò che appartiene a quel legame che lo rende amabile.

Inoltre un amore va confrontato con l'altro in base ai rapporti reciproci dei vari legami.

Così dunque si deve concludere che l'amicizia dei consanguinei è fondata sui legami dell'origine naturale, l'amicizia dei concittadini su una comunanza politica e l'amicizia dei commilitoni sulla comune partecipazione alla guerra.

Quindi nelle cose riguardanti la natura dobbiamo amare di più i consanguinei, in quelle riguardanti la vita politica i concittadini e nelle cose di guerra i commilitoni.

Per cui anche il Filosofo [ Ethic. 9,2 ] scrive che « bisogna attribuire ai singoli le cose ad essi proprie e quelle ad essi convenienti.

E così pare anche che si faccia.

Infatti alle nozze si invitano i parenti; e pare che ai genitori sia dovuto soprattutto il sostentamento, e al padre l'onore paterno ».

E lo stesso si dica per gli altri [ tipi di amicizia ].

Se invece confrontiamo un legame con l'altro, allora costatiamo che il legame naturale dell'origine è anteriore e più resistente, fondandosi su elementi sostanziali, mentre gli altri legami sono accidentali, e possono essere eliminati.

Perciò l'amicizia dei consanguinei è più stabile.

Tuttavia le altre amicizie possono essere più forti in quello che è l'elemento proprio di ciascuna di esse.

Analisi delle obiezioni:

1. Nascendo l'amore degli amici dalla scelta personale, ne viene che nelle cose in cui possiamo scegliere, per es. nel campo dell'operare, questo amore predomina su quello dei consanguinei: per cui ci sentiamo più in sintonia con quelli nell'operare.

Tuttavia l'amore dei consanguinei è più stabile, essendo più naturale; e predomina nelle cose riguardanti la natura.

Per cui siamo più tenuti verso i parenti in ciò che riguarda la provvisione del necessario.

2. S. Ambrogio parla dell'amore relativo alle prestazioni connesse con l'infusione della grazia, cioè all'insegnamento morale.

Infatti in quest'opera uno è tenuto a provvedere ai suoi figli spirituali più che a quelli carnali; ai quali invece è tenuto maggiormente a provvedere nell'ordine materiale.

3. Il fatto che in guerra si debba ubbidire più al comandante dell'esercito che al proprio padre non dimostra che si ami di meno il proprio padre in senso assoluto, ma solo che lo si ama di meno in senso relativo, cioè in rapporto all'amore basato sui legami della guerra.

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