Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 31, q. 2, a. 3, sol. 1, 2; De Virt., q. 2, a. 9, ad 12
Pare che l'ordine della carità non rimanga nella patria beata.
1. S. Agostino [ De vera relig. 48.93 ] afferma: « È perfetta carità amare di più i beni più grandi, e di meno quelli più piccoli ».
Ma nella patria la carità sarà perfetta.
Quindi allora uno amerà i più buoni più di se stesso e dei propri congiunti.
2. È amato di più colui al quale vogliamo un bene più grande.
Ora, chi è nella patria vuole un bene più grande a chi già lo possiede: altrimenti la sua volontà non sarebbe conforme a quella di Dio.
Là però possiede un bene più grande chi è più santo.
Quindi nella patria tutti ameranno di più i migliori.
E così ameranno gli altri più di se stessi, e gli estranei più dei familiari.
3. Nella patria beata l'unico motivo dell'amore sarà Dio, secondo le parole diS. Paolo [ 1 Cor 15,28 ]: « Perché Dio sia tutto in tutti ».
Perciò allora sarà amato di più chi è più vicino a Dio.
Quindi uno amerà i migliori più di se stesso, e gli estranei più dei congiunti.
La natura non viene distrutta, ma sublimata dalla gloria.
Ora, l'ordine della carità che abbiamo esposto deriva dalla natura.
Ma per natura tutti gli esseri amano se stessi più delle altre cose.
Perciò questo ordine della carità rimarrà nella patria.
È necessario che l'ordine della carità rimanga nella patria [ beata ] quanto alla superiorità dell'amore di Dio su tutte le cose.
Ciò infatti si realizzerà in senso assoluto quando l'uomo godrà di lui perfettamente.
Quanto invece all'ordine di se stessi rispetto agli altri bisogna distinguere.
Poiché sopra [ a. 7 ] abbiamo notato che i gradi dell'amore si possono distinguere o in base alle differenze dei beni che uno desidera, o in base all'intensità dell'amore.
Ora, rispetto al primo punto di vista uno amerà i migliori più di se stesso, e meno invece i meno buoni.
Infatti ogni beato vuole che ciascuno abbia ciò che gli è dovuto secondo la divina giustizia, per la perfetta conformità della volontà umana con quella divina.
D'altra parte allora non ci sarà più il tempo per conquistare con i meriti un premio maggiore, come invece accade adesso, quando uno può desiderare la virtù e il premio di chi è più santo di lui: perché allora il volere di ciascuno si fermerà a ciò che Dio avrà determinato.
Rispetto invece al secondo punto di vista uno amerà se stesso più del prossimo, anche più santo.
Poiché l'intensità dell'atto di amore dipende dal soggetto che ama, come si è detto [ a. 7 ], e il dono stesso della carità viene impartito da Dio a ciascuno in primo luogo perché ordini la sua anima a Dio, il che appartiene all'amore di sé; in secondo luogo invece per fargli volere o per fargli realizzare, secondo le sue capacità, l'ordinamento degli altri verso Dio.
Quanto invece all'ordine relativo al prossimo, con l'amore di carità ognuno amerà di più i migliori.
Infatti tutta la vita dei beati consiste nell'ordinare la mente a Dio.
Per cui tutto l'ordine del loro amore dovrà essere determinato in rapporto a lui, e ciascuno amerà di più e considererà più prossimo il santo che sarà più vicino a Dio.
Infatti allora non ci sarà più, come al presente, la necessità per ciascuno di provvedere ai propri congiunti di qualsiasi genere più che agli estranei: ragione per cui in questa vita, anche per l'impulso della carità, uno è tenuto ad amare maggiormente quei congiunti verso i quali è tenuto maggiormente a compiere opere di carità.
- Tuttavia nella patria uno amerà i congiunti per più motivi: infatti le cause di un amore virtuoso non verranno a cessare nell'animo dei beati.
Però a tutti questi motivi verrà preferito incomparabilmente quello che scaturisce dalla vicinanza a Dio.
1. Per quanto riguarda i propri congiunti l'argomento è da accettarsi.
Per quanto invece riguarda se stessi bisogna che uno ami sempre se stesso più degli altri, e tanto più quanto più è perfetta la carità, poiché la perfezione della carità ordina perfettamente l'uomo a Dio, il che appartiene all'amore verso se stessi, come si è detto [ nel corpo ].
2. Il secondo argomento è valido per l'ordine [ oggettivo ] dell'amore, stabilito sul grado dei beni che vengono desiderati a coloro che amiamo.
3. Ciascuno avrà Dio come unico motivo dell'amore proprio perché Dio è per ciascuno tutto il suo bene: dato infatti per impossibile che Dio non fosse il bene del soggetto, quest'ultimo non avrebbe più alcun motivo per amare.
Perciò è necessario nell'ordine dell'amore che l'uomo, dopo Dio, ami più di tutti se stesso.
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