Summa Teologica - II-II |
In Ioan., c. 15, lect. 2
Pare che la gioia spirituale causata dalla carità non possa essere completa in noi.
1. Quanto più grande è la gioia che abbiamo di Dio, tanto più si completa la sua gioia in noi.
Ma noi non potremo mai godere di Dio tanto quanto egli è degno che di lui si goda: essendo infatti la sua bontà infinita, essa trascende la gioia delle creature, che è finita.
Perciò il godimento di Dio non potrà mai essere completo.
2. Ciò che è completo non può essere più grande.
Ma anche il godimento dei beati può essere più grande: poiché il godimento dell'uno è più grande di quello dell'altro.
Quindi il godimento di Dio non può essere completo nella creatura.
3. La comprensione non è altro che la pienezza della conoscenza.
Ma come nelle creature è limitata la potenza conoscitiva, così è limitata anche la potenza appetitiva.
Non potendo quindi Dio essere compreso da alcuna creatura, non pare che il godimento di Dio da parte di una creatura possa essere completo.
Il Signore [ Gv 15,11 ] ha detto ai suoi discepoli: « La mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena ».
La pienezza della gioia può essere intesa in due modi.
Primo, in rapporto alla realtà di cui si gode: in modo cioè che si goda di essa nella misura in cui merita di essere goduta.
E in questo senso solo Dio può avere il godimento completo di se stesso: poiché la sua gioia è infinita, e quindi è proporzionata all'infinita bontà di Dio, mentre la gioia di qualsiasi creatura è necessariamente finita.
Secondo, la pienezza della gioia può essere intesa in rapporto a colui che gode.
E allora si deve ricordare, come si è detto nel trattato sulle passioni [ I-II, q. 25, aa. 1,2 ], che la gioia sta al desiderio come la quiete raggiunta sta al moto.
Ora, la quiete è completa quando il moto è del tutto scomparso.
Quindi la gioia è completa quando non rimane più nulla da desiderare.
Ora, finché siamo in questo mondo non cessa in noi il moto del desiderio: poiché rimane la possibilità di avvicinarsi maggiormente a Dio con la grazia, come sopra [ q. 24, aa. 4,7 ] si è notato.
Quando invece saremo giunti alla perfetta beatitudine, allora non rimarrà più nulla da desiderare: poiché là avremo la piena fruizione di Dio, in cui l'uomo otterrà ogni cosa anche rispetto agli altri beni da lui desiderati, secondo le parole del Salmo [ Sal 103,5 ]: « Egli sazia di beni i tuoi giorni ».
Quindi non cesserà soltanto il nostro desiderio di Dio, ma si avrà anche la quiete di tutti i desideri.
Per cui la gioia dei beati è perfettamente piena, anzi traboccante: poiché essi otterranno più di quanto possano desiderare; infatti, come dice S. Paolo [ 1 Cor 2,9 ], « non entrò mai in cuore di uomo ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano ».
E così si spiegano le parole evangeliche [ Lc 6,38 ]: « Una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo ».
Tuttavia, poiché nessuna creatura è grande abbastanza per accogliere una gioia di Dio che sia degna di lui, bisogna dire che questa gioia assolutamente perfetta non è contenuta nell'uomo, ma è l'uomo che entra in essa, secondo l'espressione evangelica [ Mt 25,21.23 ]: « Entra nella gioia del tuo Signore ».
1. L'argomento si limita a considerare la pienezza della gioia in rapporto alla realtà di cui si gode.
2. Giunto alla beatitudine, ciascuno avrà toccato il limite stabilito per lui dalla predestinazione divina, e non resterà più nulla a cui tendere; sebbene con tale limite uno arrivi a una maggiore e un altro a una minore vicinanza con Dio.
E così la gioia di ciascuno sarà piena dal lato del soggetto: poiché il desiderio di ciascuno sarà perfettamente acquietato.
Tuttavia la gioia di uno sarà maggiore di quella di un altro, per una più completa partecipazione della divina beatitudine.
3. La comprensione implica pienezza di conoscenza dalla parte della realtà conosciuta, in modo cioè che essa venga conosciuta per quanto è conoscibile.
Tuttavia la conoscenza ha una certa pienezza anche dalla parte del conoscente, come si è detto a proposito della gioia [ nel corpo e ad 2 ].
Infatti l'Apostolo scriveva ai Colossesi [ Col 1,9 ]: « Siate ripieni della conoscenza della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale ».
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