Summa Teologica - II-II |
In 4 Sent., d. 15, q. 2, a. 3, sol. 1, 2; In Matth., c. 25
Pare che i vari generi di elemosina non siano bene enumerati.
1. Vengono enumerate sette opere di elemosina corporale, cioè: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, riscattare i prigionieri e seppellire i morti; opere che sono racchiuse in questo verso: « Visito, poto, cibo, redimo, tego, colligo, condo ».
Inoltre vengono enumerate sette opere di elemosina spirituale, cioè: insegnare agli ignoranti, consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti, correggere i peccatori, perdonare le offese, sopportare le persone moleste e pregare per tutti; opere che sono racchiuse nel verso: « Consule, castiga, solare, remitte, fer, ora », abbinando però il consiglio all'insegnamento.
Ora, pare che questa enumerazione non sia giusta.
Infatti l'elemosina è ordinata a soccorrere il prossimo.
Ma per il fatto che il prossimo viene seppellito non gli si presta alcun soccorso: altrimenti non sarebbe vero ciò che dice il Signore nel Vangelo [ Mt 10,28 ]: « Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, e dopo di ciò non possono fare altro ».
Per cui il Signore stesso [ Mt 25,35.36.42.43 ], nel ricordare le opere di misericordia, non fa menzione del seppellimento dei morti.
Quindi i vari generi di elemosina non sono correttamente enumerati.
2. L'elemosina, come si è visto [ a. prec. ], viene data per sovvenire alle necessità del prossimo.
Ma ci sono molte altre necessità della vita umana oltre a quelle indicate: il cieco, p. es., ha bisogno di guida, lo zoppo di sostegno, il povero di ricchezza.
Perciò i predetti generi di elemosina non sono ben elencati.
3. Fare elemosina è un atto di misericordia.
Ma correggere chi sbaglia appartiene più alla severità che alla misericordia.
Quindi questo atto non va enumerato fra le elemosine spirituali.
4. L'elemosina è ordinata a soccorrere un difetto.
Ora, non c'è nessuno che non abbia in qualcosa il difetto dell'ignoranza.
Ognuno quindi dovrebbe insegnare a chiunque altro, se questi ignora ciò che lui sa.
Scrive S. Gregorio [ In Evang. hom. 9 ]: « Chi ha intelligenza cerchi in tutti i modi di non tacere; chi ha abbondanza di beni stia attento a non arrestarsi nella misericordiosa elargizione; chi ha l'arte di governare cerchi con impegno di farne partecipi gli altri, assicurandone i vantaggi e l'utilità a favore del prossimo; chi ha l'opportunità di parlare ai ricchi tema di essere condannato per non aver trafficato i talenti se, potendolo, non intercede a favore dei poveri ».
Perciò le predette specie di elemosina sono correttamente enumerate, essendo basate sui vari beni di cui gli uomini possono abbondare e mancare.
La ricordata enumerazione dei vari tipi di elemosina è desunta correttamente dai vari difetti del nostro prossimo.
Difetti che in parte interessano l'anima, e ad essi sono ordinate le elemosine spirituali, e in parte interessano il corpo, e ad essi sono ordinate le elemosine corporali.
Infatti le miserie corporali capitano o durante la vita, o dopo di essa.
Se durante la vita, o consistono nella mancanza di cose di cui tutti hanno bisogno, oppure consistono in eventuali bisogni particolari.
Nel primo caso il bisogno è o interno o esterno.
I bisogni interni sono due: uno che viene soddisfatto col cibo solido, cioè la fame, e ad esso si riferisce il dar da mangiare agli affamati; il secondo invece viene soddisfatto col cibo umido, cioè la sete, e ad esso si riferisce il dar da bere agli assetati.
- I bisogni comuni esterni sono ancora due: uno riguarda il vestito, e ad esso si riferisce il vestire gli ignudi; l'altro riguarda l'alloggio, e ad esso si riferisce l'alloggiare i pellegrini.
- Parimenti i bisogni speciali o dipendono da una causa intrinseca, come la malattia, e qui abbiamo il visitare gli infermi, oppure da una causa estrinseca, e ad esso si riferisce il riscattare i prigionieri.
- Dopo la vita poi ai morti si dà la sepoltura.
Analogamente, ai bisogni spirituali si soccorre con atti spirituali in due modi.
Primo, chiedendo l'aiuto di Dio: e per questo abbiamo la preghiera, con la quale si prega per gli altri.
- Secondo, offrendo l'aiuto fraterno: e ciò in tre modi.
Primo, contro le deficienze dell'intelletto: contro quelle dell'intelletto speculativo offrendo il rimedio dell'insegnamento; contro quelle dell'intelletto pratico offrendo il rimedio del consiglio.
- Secondo, abbiamo le deficienze dovute alle passioni delle potenze appetitive, la più grave delle quali è l'afflizione o tristezza: e ad essa si rimedia con la consolazione.
- Terzo, ci sono le deficienze dovute al disordine di certi atti: e queste possono essere considerate sotto tre aspetti.
In primo luogo dal lato di chi pecca, cioè in quanto dipendono dal suo volere disordinato: e allora abbiamo un rimedio nella correzione.
In secondo luogo dal lato di chi subisce la colpa: e allora, se gli offesi siamo noi, possiamo rimediare perdonando l'offesa; se invece gli offesi sono Dio e il prossimo, allora « non dipende da noi perdonare », come dice S. Girolamo [ In Mt 3, su 18,15 ].
In terzo luogo ci sono le conseguenze dell'atto disordinato che gravano su quelli che convivono col peccatore, anche contro la sua volontà: e ad esse si rimedia sopportando, specialmente nei riguardi di coloro che peccano per fragilità, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 15,1 ]: « Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare le infermità dei deboli ».
E ciò va fatto sopportando non solo gli atti disordinati dei deboli, ma anche qualsiasi altro loro peso, secondo l'espressione dell'Apostolo [ Gal 6,2 ]: « Portate i pesi gli uni degli altri ».
1. Il seppellimento dei morti non giova loro rispetto alla sensibilità, che il corpo ha perduto dopo la morte.
E in questo senso il Signore afferma che chi uccide il corpo dopo non può fare altro.
Ed è ancora per questo che il Signore non menziona il seppellimento tra le altre opere di misericordia, poiché si limita a quelle che sono di più evidente necessità.
Tuttavia il defunto è interessato a ciò che viene fatto del suo corpo, sia per il ricordo che di lui si conserva nella memoria degli uomini, e che invece è compromesso qualora rimanga insepolto, sia per l'affetto che egli aveva per il suo corpo mentre era in vita, affetto al quale deve conformarsi quello dei buoni dopo la sua morte.
Per questo motivo dunque, come dice S. Agostino [ De cura pro mortuis 3.5 ], alcuni vengono elogiati per avere seppellito i morti, come Tobia e coloro che seppellirono il Signore.
2. Tutte le altre necessità si riducono a quelle indicate.
Infatti l'essere ciechi o l'essere zoppi non sono altro che malattie: perciò il guidare i ciechi e il sorreggere gli zoppi si riducono all'assistenza degli infermi.
Parimenti l'aiutare un uomo contro qualsiasi oppressione dall'esterno si riduce al riscatto dei prigionieri.
Le ricchezze poi con cui si fa fronte alla povertà non sono cercate che per far fronte alle necessità ricordate: per cui era inutile farne una menzione speciale.
3. La correzione dei peccatori, considerata nella sua esecuzione, pare contenere la severità della giustizia.
Vista però nell'intenzione di chi corregge, che è quella di liberare un uomo dalla colpa, appartiene alla misericordia e all'affetto dell'amore, secondo le parole della Scrittura [ Pr 27,6 ]: « Leali sono le ferite di un amico, fallaci i baci di un nemico ».
4. Non qualsiasi mancanza di conoscenza costituisce un difetto per l'uomo, ma solo quella relativa a ciò che uno dovrebbe sapere: e sovvenire con l'insegnamento a questo difetto costituisce un'elemosina.
Tuttavia in ciò vanno osservate le debite circostanze di persona, di luogo e di tempo, come anche nelle altre azioni virtuose.
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