Summa Teologica - II-II |
De Malo, q. 11, a. 2
Pare che l'accidia non sia un vizio specifico.
1. Ciò che è comune a qualsiasi vizio non può essere il costitutivo di un vizio specifico.
Ma qualsiasi vizio rattrista l'uomo in rapporto al bene spirituale corrispettivo: infatti il lussurioso si rattrista della continenza, e il goloso del bene dell'astinenza.
Essendo quindi l'accidia, come si è detto [ a. prec. ], la tristezza del bene spirituale, pare che non sia un peccato specifico.
2. L'accidia, essendo una specie di tristezza, si contrappone alla gioia.
Ma la gioia non è considerata una virtù specifica.
Quindi neppure l'accidia va considerata un vizio specifico.
3. Il bene spirituale, essendo un oggetto generico che la virtù persegue e il vizio rifugge, non può essere il costitutivo specifico di una virtù o di un vizio se non viene ristretto da qualche determinazione.
Ora, nulla può restringerlo in rapporto all'accidia, qualora essa sia un vizio specifico, all'infuori della fatica: infatti alcuni rifuggono i beni spirituali proprio perché faticosi, per cui anche l'accidia è una specie di noia.
Ma fuggire la fatica si riduce alla ricerca della quiete del corpo, vale a dire alla pigrizia.
E così l'accidia non è altro che la pigrizia.
Ma ciò è falso: poiché la pigrizia si contrappone alla sollecitudine, mentre l'accidia si contrappone alla gioia.
Quindi l'accidia non è un vizio specifico.
S. Gregorio [ Mor. 31,45 ] distingue l'accidia dagli altri vizi.
Perciò essa è un peccato specifico.
L'accidia è una tristezza motivata da un bene spirituale.
Se quindi il bene spirituale fosse considerato genericamente, allora l'accidia non potrebbe costituire un vizio specifico: poiché, come si è detto [ ob. 1 ], ogni vizio rifugge dal bene spirituale della virtù contraria.
- E così non si può dire neppure che l'accidia sia un vizio specifico perché rifugge il bene spirituale in quanto faticoso o molesto per il corpo, oppure perché ne impedisce i piaceri: poiché neppure questo fatto distinguerebbe l'accidia dai vizi carnali, con i quali si cerca la quiete e il piacere del corpo.
Quindi si deve rispondere che tra i beni spirituali c'è un ordine: infatti tutti i beni spirituali che consistono negli atti delle singole virtù sono ordinati a un unico bene spirituale, che è il bene divino, oggetto di quella virtù specifica che è la carità.
Per cui a ogni virtù appartiene di godere del proprio bene spirituale che consiste nel proprio atto, ma appartiene specificamente alla carità quella gioia spirituale con cui si gode del bene divino.
Parimenti la tristezza con cui uno si addolora del bene spirituale relativo agli atti delle singole virtù non appartiene a un vizio specifico, ma a tutti i vizi.
Invece il rattristarsi del bene divino, di cui gode la carità, appartiene a un vizio specifico, che è denominato accidia.
Sono così risolte anche le obiezioni.
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