Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 37, a. 2, ad 1; infra, q. 158, a. 7
Pare che la rissa non sia figlia dell'ira.
1. Sta scritto [ Gc 4,1 ]: « Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi?
Non vengono forse dalle vostre concupiscenze che combattono nelle vostre membra? ».
Ma l'ira non appartiene al concupiscibile.
Perciò la rissa non è figlia dell'ira, ma della concupiscenza.
2. Sta scritto [ Pr 28,25 Vg ]: « Chi si esalta suscita i litigi ».
Ora, il litigio e la rissa paiono essere la stessa cosa.
Quindi la rissa è figlia della superbia o della vanagloria, a cui appartengono la gloria e l'esaltazione.
3. Leggiamo nella Scrittura [ Pr 18,6 ]: « Le labbra dello stolto provocano risse ».
Ma la stoltezza è distinta dall'ira: essa infatti non si contrappone alla mansuetudine, ma piuttosto alla sapienza, o alla prudenza.
Quindi la rissa non è figlia dell'ira.
4. Leggiamo ancora [ Pr 10,12 ]: « L'odio suscita le risse ».
Ora, secondo S. Gregorio [ Mor. 31,45 ], « l'odio nasce dall'invidia ».
Quindi la rissa non è figlia dell'ira, ma dell'invidia.
5. Sta scritto [ Pr 17,19 ]: « Chi medita discordie semina le risse ».
Ma la discordia, come si è visto, è figlia della vanagloria.
Quindi anche la rissa.
S. Gregorio [ l. cit. ] insegna che « la rissa nasce dall'ira ».
E nei Proverbi [ Pr 15,18; Pr 29,22 ] si afferma: « L'uomo iracondo suscita le risse ».
La rissa, come si è detto [ a. prec. ], implica un contrasto fino alle vie di fatto, con l'intenzione di nuocersi reciprocamente.
Ora, uno può mirare a nuocere a un altro in due modi.
Primo, desiderandone il male in modo assoluto.
E tale tipo di nocumento appartiene all'odio, il quale mira a danneggiare il nemico, sia apertamente che di nascosto.
- Secondo, uno può mirare a nuocere al proprio rivale in modo che egli lo sappia e si opponga: e ciò va sotto il nome di rissa.
Ora, ciò appartiene propriamente all'ira, che è il desiderio della vendetta: come infatti si è già detto trattando dell'ira [ I-II, q. 46, a. 6, ad 2 ], chi è adirato non si accontenta di nuocere nascostamente a chi lo ha provocato, ma vuole che egli ne sia cosciente e soffra qualcosa contro la sua volontà in punizione di ciò che ha fatto.
Perciò la rissa propriamente nasce dall'ira.
1. Come sopra [ I-II, q. 25, a. 1 ] si è spiegato, tutte le passioni dell'irascibile derivano da quelle del concupiscibile.
E in base a ciò le azioni che nascono direttamente dall'ira derivano dalla concupiscenza come dalla loro prima radice.
2. La boria, o esaltazione di se stessi, che è dovuta alla superbia o alla vanagloria, non provoca i litigi e le risse direttamente, ma occasionalmente: cioè in quanto uno è provocato all'ira dal fatto che considera un'ingiustizia personale l'ostentata superiorità di un altro; e così dall'ira nascono poi i litigi e le risse.
3. Come sopra [ I-II, q. 48, a. 3 ] si è detto, l'ira ostacola il giudizio della ragione: per cui è affine alla stoltezza.
Ed è per questo che esse hanno un effetto in comune: è infatti per un difetto della ragione che uno cerca di nuocere ingiustamente a un altro.
4. Sebbene la rissa nasca qualche volta dall'odio, tuttavia non è un suo effetto proprio.
Poiché chi odia non mira di per sé a colpire in una rissa e apertamente il suo rivale: infatti talora cerca anche di danneggiarlo di nascosto; e solo quando è certo di sopraffarlo tende a colpirlo rissando e altercando.
Il colpire qualcuno in una rissa è invece un effetto proprio dell'ira, per il motivo già indicato [ nel corpo ].
5. Dalle risse nascono l'odio e la discordia nei cuori dei contendenti.
Perciò colui che « medita », ossia cerca di seminare la discordia fra determinate persone, procura di farle rissare fra di loro: come ogni peccato può comandare l'atto di qualsiasi altro peccato ordinandolo al proprio fine.
Ma da ciò non segue che la rissa sia propriamente e direttamente figlia della vanagloria.
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