Summa Teologica - I-II |
II-II, q. 158, a. 4; De Malo, q. 12, a. 4
Pare che l'ira sia più grave dell'odio.
1. Sta scritto [ Pr 27,4 ]: « L'ira non ha misericordia, e neppure il furore impetuoso ».
Invece l'odio talora ha misericordia.
Quindi l'ira è più grave dell'odio.
2. È più grave subire un male e soffrirne che subirlo soltanto.
Ora, chi odia si accontenta che la persona odiata subisca un male, mentre chi è adirato non se ne accontenta, ma vuole che lo conosca e che ne soffra, come nota il Filosofo [ Reth. 2,4 ].
Quindi l'ira è più grave dell'odio.
3. Più sono le cause che concorrono a costituire una cosa, più essa è stabile: infatti un abito operativo è tanto più duraturo quanto più numerosi sono gli atti che lo hanno prodotto.
Ma l'ira, come si è visto [ a. 1 ], a differenza dell'odio, deriva dal concorso di molte passioni.
Quindi l'ira è più stabile e più grave dell'odio.
S. Agostino [ Epist. 211,14 ] paragona l'odio a una trave e l'ira a una pagliuzza.
La specie e la natura di una passione si desumono dall'oggetto.
Ora, l'oggetto dell'ira e dell'odio è materialmente identico: come infatti chi odia vuole il male della persona odiata, così chi si adira vuole il male di chi ha provocato il suo sdegno.
Ma non sotto lo stesso aspetto: infatti l'odio vuole il male del nemico in quanto male, mentre l'ira vuole il male di chi l'ha provocata non in quanto male, ma sotto l'aspetto di bene, cioè in quanto uno pensa che sia una giusta vendetta.
Per cui anche sopra [ a. 2 ] abbiamo notato che l'odio è come un addossare del male a un male, mentre l'ira è un addossare del bene a un male.
- Ora, è evidente che volere un male come atto di giustizia è cosa meno cattiva che volere semplicemente il male di qualcuno.
Infatti volere il male di uno come atto di giustizia può anche coincidere con la virtù della giustizia, se questo volere sottostà al comando della ragione: per cui il solo difetto dell'ira sta nel vendicarsi senza seguire la ragione.
Quindi è evidente che l'odio è molto peggiore e più grave dell'ira.
1. Nell'ira e nell'odio si possono distinguere due cose: ciò che si desidera e l'intensità del desiderio.
Rispetto dunque a ciò che si desidera l'ira ha più misericordia dell'odio.
Infatti l'odio non è saziato da nessun male, poiché vuole il male di un altro in quanto male, e ciò che è voluto per se stesso è voluto, al dire del Filosofo [ Polit. 1,3 ], senza misura, come l'avaro vuole le ricchezze.
Perciò sta scritto [ Sir 12,16 ]: « Il nemico, se troverà l'occasione, non si sazierà del tuo sangue ».
- Invece l'ira desidera il male soltanto come una giusta vendetta.
Perciò quando l'adirato vede che a suo giudizio il male supera la misura del giusto, allora si muove a pietà.
Per cui il Filosofo [ Reth. 2, l. cit. ] afferma che « chi è adirato si placa per le molte soddisfazioni; chi odia invece per nessuna ».
Rispetto invece all'intensità del desiderio l'ira esclude la misericordia più dell'odio: poiché il moto dell'ira è più impetuoso, per il divampare della bile.
Per cui la Scrittura aggiunge: « E chi potrà reggere all'impeto di uno spirito concitato? ».
2. Chi è adirato desidera il male di qualcuno, come si è detto [ nel corpo ], in quanto è una giusta vendetta.
Ma la vendetta consiste nell'irrogazione di una pena, e questa viene concepita come afflittiva, contraria alla volontà e inflitta per una colpa.
Perciò chi è adirato vuole che la persona colpita percepisca e soffra il castigo, e conosca che esso è dovuto all'ingiustizia commessa.
Invece chi odia non si cura di ciò: poiché desidera il male del suo nemico per se stesso.
- Non è poi vero che sia peggiore il male di cui uno si rattrista: infatti, come nota il Filosofo [ ib. ], « l'ingiustizia e l'imprudenza, pur essendo dei mali, non rattristano quelli che le hanno », poiché sono volute.
3. Ciò che è prodotto da più cause è più stabile solo quando si tratta di cause della stessa natura; ma una sola causa può superarne molte altre.
Ora, l'odio ha una causa più tenace dell'ira.
Infatti l'ira proviene da un turbamento dell'animo per un'offesa ricevuta, mentre l'odio deriva da una disposizione che fa considerare a un uomo come contrario e nocivo ciò che egli odia.
Come quindi una passione è più labile di una disposizione o di un abito, così l'ira passa più facilmente dell'odio; sebbene anche l'odio sia una passione derivante dalla disposizione suddetta.
Per cui il Filosofo [ ib. ] scrive che « l'odio è più insaziabile dell'ira ».
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