Summa Teologica - II-II |
In 4 Sent., d. 38, q. 2, a. 4, sol. 3; C. Impugn., c. 15; In Rom., c. 14, lect. 3
Pare che per evitare lo scandalo si debbano sacrificare i beni temporali.
1. Siamo tenuti ad amare la salvezza spirituale del prossimo più di qualsiasi bene temporale.
Ma quello che amiamo di meno noi lo sacrifichiamo per quello che amiamo di più.
Quindi per non scandalizzare il prossimo siamo tenuti a sacrificare i beni temporali.
2. Stando alla norma di S. Girolamo [ a. 7, ob. 4 ], tutto ciò che può essere sacrificato senza compromettere la triplice verità di cui egli parla, va sacrificato per evitare lo scandalo.
Ma i beni temporali possono essere sacrificati salvando quella triplice verità.
Quindi siamo tenuti a sacrificarli per evitare lo scandalo.
3. Tra i beni temporali nessuno è più necessario del cibo.
Ma il cibo va sacrificato in caso di scandalo, poiché sta scritto [ Rm 14,15 ]: « Guardati dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto ».
A maggior ragione quindi vanno sacrificati per questo motivo tutti gli altri beni temporali.
4. I beni temporali non li possiamo conservare o ricuperare in un modo più conveniente che mediante i tribunali.
Ma accedere ai tribunali non è lecito, specialmente se così si dà scandalo.
Nel Vangelo [ Mt 5,40 ] infatti si legge: « A chi ti vuole chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello »; e S. Paolo afferma [ 1 Cor 6,7 ]: « E dire che è già una sconfitta avere liti vicendevoli!
Perché non subire piuttosto l'ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? ».
Pare quindi che per evitare scandali si debbano sacrificare i beni temporali.
5. Fra tutti i beni temporali i meno sacrificabili sono quelli connessi con i beni spirituali.
Eppure questi beni vanno tralasciati per evitare lo scandalo.
Infatti l'Apostolo [ 1 Cor 9,12 ] nel promuovere i beni spirituali non volle ricevere compensi temporali, « per non recare intralci al Vangelo di Cristo »; e per lo stesso motivo di evitare lo scandalo la Chiesa in certi luoghi non esige le decime.
A maggior ragione, quindi, si devono per questo motivo sacrificare gli altri beni temporali.
S. Tommaso Becket rivendicò i beni della Chiesa con scandalo del re.
Per i beni temporali bisogna distinguere.
Essi infatti possono essere nostri, oppure essere a noi affidati per gli altri, cioè come i beni della Chiesa sono affidati ai prelati e i beni collettivi sono affidati ai vari ufficiali dello stato.
Ora, la conservazione di questi beni, come quella di un deposito, impegna strettamente coloro a cui essi sono affidati.
Perciò tali beni non possono venire sacrificati per evitare scandali: come non vanno sacrificati gli altri beni che sono di necessità per la salvezza.
Invece i beni di cui siamo padroni in certi casi dobbiamo sacrificarli, per motivi di scandalo, cedendoli o non rivendicandoli, e in altri casi no.
Se infatti lo scandalo nasce dall'ignoranza o dalla fragilità altrui, riducendosi esso allo scandalo dei pusilli, come si è visto sopra [ a. prec. ], allora o bisogna sacrificare del tutto i beni temporali, oppure si deve ovviare allo scandalo diversamente, cioè mediante un'ammonizione.
Da cui l'insegnamento di S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,20.62 ]: « Devi cedere in modo da non danneggiare, per quanto è possibile, né te stesso né l'altro.
E nel negargli ciò che lui vuole devi indicargli le norme della giustizia: e allora gli darai di più, correggendo le sue ingiuste pretese ».
Talora invece lo scandalo nasce dalla malizia, ed è uno scandalo farisaico.
Ora, per coloro che suscitano scandali in tal modo non si devono sacrificare i beni temporali: poiché ciò nuocerebbe al bene comune, prestando ai malvagi occasioni di rapina; e nuocerebbe agli stessi profittatori, i quali ritenendosi i beni altrui si ostinerebbero nel peccato.
Perciò S. Gregorio [ Mor. 31,13 ] afferma: « Tra coloro che ci tolgono i beni temporali alcuni sono semplicemente da tollerarsi; altri invece sono da affrontarsi a norma di giustizia, non solo per la preoccupazione di difendere i nostri beni, ma anche perché i profittatori non rovinino se stessi ».
1. È così risolta anche la prima obiezioni.
2. Se si permettesse di frequente ai malvagi di mettere le mani sui beni altrui, ne verrebbe menomata la verità della vita e della giustizia.
Perciò non per qualsiasi scandalo si devono sacrificare i beni temporali.
3. L'Apostolo non intendeva consigliare di astenersi del tutto dal cibo per evitare lo scandalo: poiché nutrirsi è necessario per vivere.
Tuttavia per evitare lo scandalo va sacrificato un determinato cibo, come risulta dalle sue parole [ 1 Cor 8,13 ]: « Non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello ».
4. Secondo S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,19.56 ], quel comando del Signore va inteso nel senso di una predisposizione d'animo: un uomo cioè deve essere più pronto a subire un'ingiustizia o una frode che a ricorrere a un tribunale, se ciò è opportuno.
Talora però ciò non è opportuno, come si è dimostrato [ nel corpo e ad 2 ].
- E lo stesso si dica delle parole dell'Apostolo.
5. Lo scandalo che l'Apostolo voleva evitare dipendeva dall'ignoranza dei pagani, che non conoscevano quest'uso.
E così per un certo tempo bisognava farne a meno, perché prima essi potessero capire che si trattava di una cosa doverosa.
- E per lo stesso motivo la Chiesa si astiene dall'esigere le decime nei luoghi dove non c'è l'uso di pagarle.
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