Summa Teologica - II-II |
Expos. in Decal., cc. 7, 8; De perf. vitae spir., c. 13; In Matth., c. 22; In Rom., c. 13, lect. 2; In Gal., c. 5, lect. 3
Pare che il precetto dell'amore del prossimo sia formulato male.
1. L'amore di carità si estende a tutti gli uomini, anche ai nemici, come dice il Vangelo [ Mt 5,44 ].
Ora, il termine prossimo implica una certa vicinanza, che non pare esistere riguardo a tutti gli uomini.
Pare quindi che questo precetto sia formulato male.
2. Secondo il Filosofo [ Ethic. 9, cc. 4,8 ] « i sentimenti di amicizia verso gli altri derivano dal senso di amicizia verso se stessi »: dal che si rileva che l'amore verso se stessi è il principio dell'amore verso il prossimo.
Ma un principio è superiore a ciò che da esso deriva.
Quindi l'uomo non deve amare il prossimo come se stesso.
3. L'uomo ama se stesso per natura, ma non ama così il prossimo.
Perciò non è giusto comandare all'uomo di amare il prossimo come se stesso.
Nel Vangelo [ Mt 22,39 ] si legge: « Il secondo comandamento è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso ».
Questo comandamento è formulato in modo perfetto: infatti in esso vengono ricordati sia il motivo che il modo dell'amare.
Il motivo viene accennato col termine prossimo: dobbiamo infatti amare gli altri con la carità proprio perché ci sono prossimi per la naturale immagine di Dio e per la predisposizione alla gloria.
E non importa che si parli di prossimo o di fratello, come fa S. Giovanni [ 1 Gv 4,20.21 ], o anche di amico, come risulta da Lv 19,18: poiché con tutte queste voci si indica la medesima affinità.
Si accenna invece al modo di questo amore con l'espressione « come te stesso ».
Il che però non va inteso nel senso che uno debba amare il prossimo nella misura in cui ama se stesso, ma in modo analogo a come ama se stesso.
E ciò in tre modi.
Primo, per quanto riguarda il fine: uno cioè deve amare il prossimo per Dio, come per Dio deve amare se stesso, affinché l'amore del prossimo sia santo.
- Secondo, per quanto riguarda la regola dell'amore: in modo cioè da non accondiscendere al prossimo nel male, ma solo nel bene, come uno deve assecondare la propria volontà solo nel bene, affinché così l'amore del prossimo sia giusto.
- Terzo, per quanto riguarda il motivo dell'amore: cioè in modo che uno non ami il prossimo per il proprio vantaggio o piacere, ma volendo il bene del prossimo come il bene di se stesso, affinché in tal modo l'amore del prossimo sia vero.
Infatti quando uno ama il prossimo per il proprio vantaggio o piacere non ama veramente il prossimo, ma se stesso.
Sono così risolte anche le obiezioni.
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