Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 27, q. 3, a. 4; De Virt., q. 2, a. 10; De perf. vitae spir., cc. 4, 5
Pare che questo precetto dell'amore di Dio possa essere osservato nella vita presente.
1. S. Girolamo [ Pelagio, Exp. cath. fid. ] dichiara « maledetto colui il quale afferma che Dio ha comandato qualcosa di impossibile ».
Ora, questo precetto fu dato da Dio, come appare dal Deuteronomio [ Dt 6,5 ].
Perciò questo precetto può essere adempiuto nella vita presente.
2. Chi non osserva un precetto pecca mortalmente: poiché, come dice S. Ambrogio [ De parad. 8 ], il peccato non è altro che « una trasgressione della legge divina e una disobbedienza ai comandamenti celesti ».
Se quindi questo comandamento non potesse essere osservato nella vita presente, ne seguirebbe che nessuno sulla terra potrebbe vivere senza peccato mortale.
Ma ciò è contro le parole dell'Apostolo [ 1 Cor 1,8 ]: « Egli vi confermerà irreprensibili sino alla fine »; e ancora [ 1 Tm 3,10 ]: « Se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio ».
3. I precetti vengono dati per guidare gli uomini sulla via della salvezza, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 19,9 ]: « I precetti del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi ».
Ora, sarebbe inutile guidare uno verso cose impossibili.
Perciò non è impossibile osservare questo precetto nella vita presente.
S. Agostino [ De perf. iust. 8 ] insegna che « il precetto: Amerai il Signore Dio tuo, ecc., sarà adempiuto con pienezza di carità nella patria.
Infatti finché c'è qualcosa da tenere a freno nella concupiscenza della carne, Dio non è amato perfettamente con tutta l'anima ».
Un precetto può essere adempiuto in due modi: perfettamente e imperfettamente.
Viene adempiuto perfettamente quando si raggiunge il fine inteso da colui che lo ha dato; viene invece adempiuto, ma imperfettamente, quando, pur senza raggiungere il fine di chi lo ha formulato, tuttavia non ci si allontana dall'ordine verso il fine.
Se il capitano di un esercito, p. es., comanda ai soldati di combattere, tra questi adempie perfettamente il comando chi combattendo vince il nemico, che è il fine inteso dal capitano; lo adempie invece imperfettamente quel soldato che nel combattere non raggiunge la vittoria, pur restando fedele alla disciplina militare.
Ora, con questo precetto Dio intende unire a sé l'uomo totalmente: il che avverrà nella patria quando, come dice S. Paolo [ 1 Cor 15,28 ], « Dio sarà tutto in tutti ».
Perciò questo precetto sarà adempiuto in maniera piena e perfetta nella patria.
Nella vita presente invece è certamente adempiuto, ma imperfettamente.
Tuttavia al presente uno lo osserva tanto più perfettamente di un altro quanto più si avvicina alla perfezione della patria.
1. Il primo argomento dimostra soltanto che [ il precetto dell'amore ] può essere adempiuto in questa vita in un certo modo, sebbene non perfettamente.
2. Come il soldato che combatte valorosamente non è giudicato colpevole e non merita la pena, anche se non vince, così anche chi adempie questo precetto nella vita presente non facendo nulla contro l'amore di Dio, non pecca mortalmente.
3. Rispondiamo con S. Agostino [ De perf. iust. 8 ]: « Perché non si dovrebbe comandare all'uomo questa perfezione, sebbene nessuno la raggiunga nella vita presente?
Non si può correre bene se non si conosce la meta.
E come la si potrebbe conoscere se non venisse indicata da alcun precetto? ».
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