Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se la ragione vada considerata come una parte della prudenza

Supra, q. praec.

Pare che la ragione non vada considerata come una parte della prudenza.

Infatti:

1. Il soggetto di un accidente non può essere una sua parte.

Ma la prudenza ha nella ragione il proprio soggetto, come insegna Aristotele [ Ethic. 6,5 ].

Quindi la ragione non può essere considerata una parte della prudenza.

2. Ciò che è comune a più cose non va considerato parte di una di esse, oppure va considerato parte di quella a cui maggiormente conviene.

Ora, la ragione è necessaria in tutte le virtù intellettuali, e specialmente nella sapienza e nella scienza, che fanno uso della ragione dimostrativa.

Perciò la ragione non va posta tra le parti della prudenza.

3. La ragione, come si è spiegato [ I, q. 79, a. 8 ], non differisce essenzialmente dall'intelletto.

Se quindi già l'intelletto è tra le parti della prudenza, è superfluo aggiungervi la ragione.

In contrario:

Macrobio [ Sup. somn. Scip. 1,8 ], seguendo Plotino, enumera la ragione tra le parti della prudenza.

Dimostrazione:

Secondo il Filosofo [ Ethic. 6,7 ], « compito della persona prudente è ben deliberare ».

Ma la deliberazione è una ricerca che partendo da certi dati si volge verso altri.

Il che è compito della ragione.

Quindi per la prudenza si richiede che l'uomo sia capace di ben raziocinare.

E poiché le cose che sono richieste alla perfezione della prudenza vengono dette sue parti integranti, ne segue che la ragione va enumerata tra le parti della prudenza.

Analisi delle obiezioni:

1. La ragione di cui ora parliamo non è la facoltà stessa della ragione, ma il suo buon uso.

2. La certezza della ragione dipende dall'intelletto, ma il bisogno della ragione dipende dai limiti dell'intelletto stesso: infatti gli esseri in cui la potenza intellettiva è nel suo pieno vigore, come sono Dio e gli angeli, non hanno bisogno della ragione, ma comprendono la verità col loro semplice intuito.

Ora le azioni singolari, sottoposte alla guida della prudenza, si allontanano in modo particolare dalla condizione delle realtà intelligibili: e tanto maggiormente quanto più sono incerte e indeterminate.

Infatti le opere dell'arte, sebbene siano dei singolari, tuttavia sono più determinate e più certe: cosicché in molte di esse non c'è bisogno di deliberare, come nota Aristotele [ Ethic. 3,3 ].

Quindi, sebbene nelle altre virtù intellettuali la ragione sia più certa che nella prudenza, tuttavia per la prudenza si richiede specialmente che l'uomo sia capace di ben raziocinare, in modo da poter applicare convenientemente i princìpi universali ai casi particolari, che sono vari e incerti.

3. Sebbene l'intelletto e la ragione non siano facoltà distinte, tuttavia vengono denominati da atti distinti: infatti il termine intelletto è desunto dall'intima penetrazione della verità, mentre ragione deriva dalla ricerca e dal processo discorsivo.

E così vengono posti ambedue come parti della prudenza, secondo quanto si è detto [ qui e nell'a. 2 ].

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