Summa Teologica - II-II |
Supra, q. praec.; I, q. 22, a. 1; In 3 Sent., d. 33, q. 3, a. 1, sol. 1, 2, 4; De Verit., q. 5, a. 1
Pare che la previdenza non vada elencata tra le parti della prudenza.
1. Nessuna cosa è parte di se stessa.
Ma la previdenza non pare essere altro che la prudenza: poiché, secondo S. Isidoro [ Etym. 10 ], « prudente suona quasi porro-videns [ che vede lontano ] », e Boezio [ De consol. 5, pr. 6 ] dà la stessa etimologia per il termine previdenza.
Quindi la previdenza non è una parte della prudenza.
2. La prudenza è soltanto pratica.
Invece la previdenza può essere anche speculativa: poiché la visione, da cui il termine previdenza deriva, appartiene più all'ordine speculativo che a quello pratico.
Perciò la previdenza non è una parte della prudenza.
3. L'atto principale della prudenza è il comando, e quelli secondari sono il giudizio e la deliberazione.
Ora, nulla di tutto ciò si trova implicito propriamente nel termine previdenza.
Quindi la previdenza non è una parte della prudenza.
Ci sono le affermazioni di Cicerone e di Macrobio i quali, come si è visto [ q. prec., ob. 1 ], mettono la previdenza tra le parti della prudenza.
Come sopra [ q. 47, a. 1, ad 2; aa. 6,13 ] si è detto, la prudenza propriamente ha per oggetto i mezzi ordinati al fine, e il suo compito specifico consiste nell'ordinarli al fine dovuto.
E sebbene alla previdenza o provvidenza divina siano soggette anche le cose che sono necessarie a un dato fine, tuttavia alla prudenza umana sono soggette soltanto le azioni contingenti che l'uomo può compiere per un fine.
Ora, le azioni passate hanno già raggiunto una certa necessità: poiché ormai è impossibile che quanto è stato fatto non sia.
E così pure le cose presenti hanno anch'esse una necessità in quanto tali: infatti mentre Socrate siede è necessario che sieda.
Perciò appartengono alla prudenza i soli atti contingenti futuri, in quanto sono ordinabili dall'uomo al fine della vita umana.
Ora, nel termine previdenza sono indicate queste due cose: infatti la previdenza implica un certo rapporto con qualcosa di distante, a cui devono essere ordinate le cose che capitano al presente.
Quindi la previdenza è una parte della prudenza.
1. Quando per una cosa si richiedono più elementi, è necessario che uno di essi sia il principale, a cui gli altri sono ordinati.
Per cui in ogni tutto è necessario che vi sia una parte formale e predominante dalla quale il tutto riceve la sua unità.
E in questo senso la previdenza è la principale tra le parti della prudenza: poiché tutti gli altri requisiti sono necessari proprio per ordinare qualcosa al debito fine.
Per cui il nome stesso di prudenza deriva dalla previdenza, come dalla sua parte principale.
2. La speculazione ha per oggetto entità universali e necessarie, e queste di per sé non sono distanti, esistendo dovunque e sempre; sebbene siano distanti rispetto a noi, in quanto siamo impari alla loro conoscenza.
Per cui la previdenza non ha luogo propriamente in campo speculativo, ma solo in campo pratico.
3. Nel retto ordine al fine, incluso nel concetto di previdenza, è implicata la rettitudine della deliberazione, del giudizio e del comando, senza dei quali è inconcepibile il retto ordine al fine.
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