Summa Teologica - II-II |
Supra, q. praec.; In 3 Sent., d. 33, q. 3, a. 1, sol. 2
Pare che la cautela non vada considerata come una parte della prudenza.
1. Nelle cose in cui non ci può essere il male la cautela non è necessaria.
Ora, come dice S. Agostino [ De lib. arb. 2,19.52 ], « nessuno si serve malamente delle virtù ».
Quindi la cautela non può trovarsi nella prudenza, che è la loro guida.
2. Spetta alla medesima disposizione predisporre il bene e cautelarsi contro il male: come appartiene alla medesima arte produrre la guarigione e curare la malattia.
Ma predisporre il bene appartiene alla previdenza.
Quindi anche cautelarsi contro il male.
Perciò la cautela non è da considerarsi come una parte della prudenza distinta dalla previdenza.
3. Nessuna persona prudente ha di mira l'impossibile.
Ora, nessuno può premunirsi da tutti i mali che possono capitare.
Quindi la cautela non appartiene alla prudenza.
L'Apostolo scrive agli Efesini [ Ef 5,15 ]: « State attenti a camminare con cautela ».
Le cose di cui si occupa la prudenza sono le azioni contingenti eseguibili, nelle quali ci può essere mescolanza di bene e di male come di vero e di falso, per la varietà di queste operazioni, in cui spesso il bene è impedito dal male, e il male può avere l'aspetto di bene.
Perciò la prudenza deve armarsi di cautela in modo da cogliere il bene evitando il male.
1. In morale la cautela è necessaria non per guardarsi dagli atti di virtù, ma per cautelarsi da ciò che potrebbe impedire questi atti.
2. Il perseguire il bene e il premunirsi dal male contrario partono dallo stesso principio.
Invece l'evitare certi ostacoli esterni appartiene a un'altra funzione.
E così la cautela è distinta dalla previdenza, sebbene si tratti di parti di una stessa virtù.
3. Tra i mali che l'uomo deve evitare alcuni capitano nella maggior parte dei casi.
E questi possono essere abbracciati dalla ragione.
E contro di essi è ordinata la cautela, per evitarli del tutto o per renderli meno nocivi.
Altri invece capitano di rado e casualmente.
E questi, essendo infiniti, non possono essere abbracciati dalla ragione, né l'uomo può cautelarsi efficacemente contro di essi; sebbene la prudenza prepari l'uomo a subire meno gravemente i colpi della fortuna.
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