Summa Teologica - II-II |
In Psalm., 49
Pare che Dio non vada lodato con le labbra.
1. Il Filosofo [ Ethic. 1,12 ] ha scritto: « Per l'ottimo non c'è la lode, ma qualcosa di più e di meglio ».
Ora, Dio è sopra tutto ciò che è ottimo.
Quindi a Dio non si deve la lode, ma qualcosa di superiore ad essa.
Per cui anche nella Scrittura [ Sir 43,30 ] si legge che Dio « è superiore a ogni lode ».
2. La lode di Dio fa parte del culto verso di lui: essa infatti è un atto di religione.
Ma Dio è venerato più con la mente che con la bocca: per cui il Signore [ Mt 15,7s ] ripete contro certuni quel passo di Isaia [ Is 29,13 ]: « Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me ».
Perciò la lode di Dio consiste più nei moti del cuore che in quelli delle labbra.
3. Si lodano gli uomini per incitarli a cose migliori.
Mentre infatti i cattivi si insuperbiscono delle lodi, i buoni sono da esse provocati a far meglio.
Da cui le parole della Scrittura [ Pr 27,21 ]: « Come il crogiolo è per l'argento e il fornello per l'oro, così l'uomo rispetto alla bocca di chi lo loda ».
Ma Dio non può essere incitato al meglio dalle parole dell'uomo: sia perché è immutabile, sia perché non può migliorare, essendo sommamente buono.
Quindi non c'è motivo di lodare Dio con le labbra.
Sta scritto [ Sal 63,6 ]: « Con voci di gioia ti loderà la mia bocca ».
La ragione per cui rivolgiamo la parola a Dio è diversa da quella per cui la rivolgiamo a un uomo.
A quest'ultimo infatti la rivolgiamo per esprimere con essa il nostro pensiero, che egli altrimenti non potrebbe conoscere.
Quindi ricorriamo alla lode per far conoscere all'interessato o ad altri la buona opinione che abbiamo di lui: al fine di incitarlo a far meglio e insieme di indurre gli altri, dinanzi ai quali lo lodiamo, a stimarlo, a onorarlo e a imitarlo.
A Dio invece rivolgiamo la parola non per manifestare il nostro pensiero a lui, scrutatore dei cuori, ma per indurre noi stessi e coloro che ci ascoltano a onorarlo.
Perciò la lode delle labbra è necessaria non a motivo di Dio, ma a motivo di chi la pronunzia, perché in tal modo i suoi affetti vengono dalla lode eccitati verso il Signore, secondo le parole del Salmo [ Sal 50,23 ]: « Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora; a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio ».
E l'uomo, per il fatto che con la lode divina si innalza verso Dio, per ciò stesso viene distolto dalle cose a lui contrarie, secondo le parole di Isaia [ Is 48,9 ]: « Ti terrò a freno con le mie lodi, affinché tu non perisca ».
Inoltre la lode esterna serve a incitare l'affetto degli altri verso Dio.
Da cui le parole del Salmo [ Sal 34,2 ]: « Sulle mie labbra sempre la sua lode », alle quali si aggiunge [ Sal 34,3s ]: « Ascoltino gli umili e si rallegrino. Celebrate con me il Signore ».
1. Dio possiamo considerarlo sotto due aspetti.
Innanzitutto rispetto alla sua essenza.
E da questo lato, essendo egli incomprensibile e ineffabile, è superiore a ogni lode.
Ora, sotto tale aspetto a lui si deve l'onore e il culto di latria.
Per cui nel Salterio di S. Girolamo [ Sal 65,2 ] per indicare queste due cose abbiamo le due espressioni seguenti: « Tace per te la lode, o Dio », quanto alla prima, e « A te si renderanno i voti », quanto alla seconda.
- In secondo luogo rispetto ai suoi effetti, che sono ordinati alla nostra utilità.
E da questo lato a Dio si deve la lode.
Da cui le parole di Isaia [ Is 63,7 ]: « Voglio ricordare i benefici del Signore, proclamare la sua lode per quanto egli ci ha fatto ».
E Dionigi [ De div. nom. 4 ] afferma: « Tu troverai che tutti gli inni santi dei teologi, cioè le lodi di Dio, lodano e manifestano i nomi divini, secondo le buone emanazioni della sua tearchia, o divinità ».
2. La lode delle labbra è inutile senza la lode del cuore, il quale canta le lodi di Dio quando rimedita con affetto « la grandezza delle sue opere » [ cf. Sir 17,7s ].
Tuttavia la lode esterna serve a eccitare l'affetto interiore di chi la pronunzia, e a incitare gli altri alla lode di Dio, come si è visto [ nel corpo ].
3. Lodiamo Dio non per utilità sua, ma a vantaggio nostro, come si è spiegato [ ib.].
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