Summa Teologica - II-II |
Quodl., 12, q. 9, a. 2; In Rom., c. 1, lect. 6; In 1 Cor., c. 10, lect. 7
Pare che le osservanze ordinate a prevedere la buona o la cattiva fortuna non siano illecite.
1. Tra gli altri infortuni umani ci sono anche le malattie.
Ora, le malattie sono precedute da certi segni, che i medici stessi prendono in considerazione.
Quindi prendere in considerazione certi segni premonitori non è illecito.
2. È irragionevole negare ciò che quasi tutti sperimentano.
Ma quasi tutti sperimentano che certi tempi o certi luoghi, l'ascoltare quelle date parole, l'incontrare quei dati uomini o animali, oppure certi atti maldestri o disordinati, contengono presagi di beni o di mali futuri.
È quindi lecito badare a simili cose.
3. Le azioni e gli eventi umani sono disposti dalla divina provvidenza secondo un dato ordine, il quale implica che i fatti precedenti stiano a indicare quelli successivi.
Per cui le cose capitate ai Padri dell'antico Testamento esprimono simbolicamente quanto si compie in noi, come insegna l'Apostolo [ 1 Cor 10,6.11 ].
Ma fare attenzione all'ordine che emana dalla divina provvidenza non è illecito.
Quindi non è illecito attendere ai presagi di questo genere.
S. Agostino [ De doctr. christ. 2,20.30 ] insegna che « si riallacciano ai patti col demonio le attenzioni prestate a mille sciocchezze: si osserva così il sussultare di un arto; l'interporsi tra amici che camminano insieme di un sasso, di un cane o di un ragazzo; il calcare la soglia quando si passa davanti alla propria casa; il ritornare a letto se si starnutisce mentre si mettono i calzari; il rientrare in casa se si inciampa nell'uscire.
E se poi capita che i topi rodano le vesti, si teme più la superstizione di un male futuro di quanto non dispiaccia il danno presente ».
Tutti quelli che badano a queste cose non le considerano come cause, ma come indizi o segni di eventi futuri, buoni o cattivi.
Ma questi segni non vengono osservati come dati da Dio, essendo stati introdotti non dalla rivelazione divina, ma dalla stupidità umana, con la cooperazione della malizia dei demoni, i quali si sforzano di irretire le anime con queste sciocchezze.
Perciò è evidente che tutte queste osservanze sono superstizioni e illecite.
E pare che esse siano i residui dell'antica idolatria, secondo la quale si attendeva al volo e al canto degli uccelli, e ai giorni fausti e infausti ( il che derivava in qualche modo dalla divinazione fondata sugli astri, da cui dipende la diversità dei giorni ): se non che ora tutte queste pratiche sono fatte senza motivo e senza arte; per cui sono ancora più vane e superstiziose.
1. Le cause delle malattie si producono in noi provocando quei segni dei futuri malanni che i medici possono osservare.
Perciò non è cosa illecita se uno considera i preavvisi degli eventi futuri nelle loro cause: come se un servo temesse la frusta osservando l'ira del suo padrone.
E lo stesso si potrebbe dire se uno temesse per un bambino l'azione nociva del malocchio, a cui abbiamo accennato nella Prima Parte [ q. 117, a. 3, ad 2 ].
Ma ciò non vale per le osservanze di cui parliamo.
2. Da principio, se furono riscontrati dei fatti veri in queste pratiche, ciò fu dovuto al caso.
In seguito però, essendosi gli uomini lasciati irretire da tali osservanze, i fatti capitarono spesso secondo tali rilievi per inganno del demonio, « di modo che gli uomini », come nota S. Agostino [ De doctr. christ. 2,23.34 ], « irretiti in simili pratiche, divennero più curiosi e si ingolfarono nei lacci molteplici di un pernicioso errore ».
3. Nel popolo ebreo, dal quale doveva nascere il Cristo, non solo le parole, ma anche i fatti erano profetici, come insegna S. Agostino [ Contra Faustum 4,2; 22,24 ].
Perciò è lecito considerare tali fatti per nostra istruzione, trattandosi di segni dati da Dio.
Ma non tutti gli avvenimenti causati dalla divina provvidenza sono ordinati a essere segni di eventi futuri.
Perciò l'argomento non regge.
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