Summa Teologica - II-II |
Pare che non sia illecito portare appese al collo delle formule sacre.
1. La parola di Dio scritta non ha meno efficacia di quella pronunziata.
Ma per ottenere certi effetti, come la guarigione degli infermi, è lecito pronunziare delle parole sacre, p. es. il Padre Nostro, l'Ave Maria, o qualsiasi altra invocazione del nome del Signore, stando alla promessa evangelica [ Mc 16,17s ]: « Nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti ».
Perciò è lecito appendere al collo delle formule sacre per difendersi dalle malattie o da altri malanni.
2. Le parole sacre operano sul corpo umano non meno che su quello dei serpenti e degli altri animali.
Ora, ci sono degli incantesimi che sono efficaci per tenere a freno i serpenti, o per addomesticare altri animali, come si arguisce da quel testo dei Salmi [ Sal 58,5s ]: « Come vipera sorda che si tura le orecchie per non udire la voce dell'incantatore, del mago che incanta abilmente ».
Quindi è lecito appendere al collo delle formule sacre a rimedio degli uomini.
3. La parola di Dio non è meno santa delle reliquie dei santi: infatti S. Agostino [ Serm. supp. 300 ] afferma che « la parola di Dio non è da meno del corpo di Cristo ».
Ma portare al collo, o in qualsiasi altro modo, le reliquie dei santi per ottenere la loro protezione è cosa lecita.
Quindi per lo stesso motivo uno può servirsi per la propria tutela delle parole della Sacra Scrittura pronunziandole o scrivendole.
Il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 43 ] afferma: « Alcuni portano scritti attorno al collo dei brani del Vangelo.
Ma il Vangelo non si legge ogni giorno in chiesa, e non è forse udito da tutti?
E se a uno il Vangelo non giova entrando nelle orecchie, come può salvarlo attaccato al collo?
Inoltre, dov'è la virtù del Vangelo?
Nelle figure delle lettere o nella comprensione del loro significato?
Se è nelle figure, fai bene ad attaccarle al collo.
Ma se è nella comprensione, giovano più nel cuore che appese al collo ».
In tutti gli incantesimi o formule da portarsi indosso occorre badare a due cose.
Primo, al contenuto di ciò che si porta, o che si scrive.
Poiché se c'è un accenno all'invocazione dei demoni, si tratta di pratiche evidentemente superstiziose e illecite.
Parimenti si deve badare a che la formula non contenga parole sconosciute, perché sotto di esse non si nasconda qualcosa di illecito.
Da cui le parole del Crisostomo [ ib. ]: « Sull'esempio dei farisei che dilatavano le loro fibbie, ci sono molti che adesso disegnano, scrivono e portano nomi ebraici di angeli, che agli ignoranti possono parere temibili ».
- E si deve inoltre badare a che le formule non contengano delle falsità.
Poiché in tal caso ogni loro efficacia non sarebbe da attendersi da Dio, il quale non può testificare il falso.
Secondo, si deve badare a che in mezzo alle parole sacre non siano intercalate delle cose vane: dei segni, p. es., diversi dal segno della croce.
Si badi poi se si ripone fiducia nel modo di scrivere o di confezionare la formula, o in qualsiasi vanità del genere che non riguardi l'onore di Dio.
Poiché ciò è da considerarsi superstizione.
Altrimenti è cosa lecita.
Infatti nel Decreto [ di Graz. 2,26,5,3 ] si legge: « A nessun cristiano è permesso di ricorrere nel raccogliere erbe medicinali a osservanze o a formule magiche, a meno che non ci si limiti al simbolo della fede, o al Padre Nostro: per rendere onore a Dio soltanto, Creatore di tutte le cose ».
1. Anche nell'invocare il nome di Dio e nel proferire parole sacre siamo nel lecito se si ha di mira soltanto l'onore di Dio; se invece si bada a qualche vana osservanza, la cosa è illecita.
2. Parimenti non vi è nulla di illecito nelle formule per incantare i serpenti o altri animali se si conta soltanto sulle parole sacre e sulla virtù di Dio.
Ma per lo più tali incantesimi implicano delle osservanze illecite, e raggiungono l'effetto con l'aiuto dei demoni: specialmente nel caso dei serpenti, poiché il serpente fu il primo strumento usato dal demonio per ingannare l'uomo.
Per cui la Glossa [ ord. di Agost. ] aggiunge: « Si noti che la Scrittura non intende lodare indiscriminatamente ogni fatto da cui prende una similitudine, come è evidente nel caso del giudice che contro voglia esaudì la preghiera della vedova ».
3. Lo stesso discorso vale per l'uso di portare le reliquie.
Se infatti queste vengono portate confidando in Dio e nei santi, di cui appunto sono reliquie, l'uso non è illecito; se però si badasse a delle sciocchezze, come alla forma triangolare del reliquiario, o ad altre cose che non sono connesse con l'onore di Dio e dei santi, l'uso sarebbe superstizioso e illecito.
4. [S. c.]. Il Crisostomo intende condannare questa usanza quando si conta più sulla figura delle parole che sul loro significato.
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