Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se sia lecito accettare del danaro per i beni connessi con le cose spirituali

In 4 Sent., d. 25, q. 3, a. 2, sol. 3

Pare che sia lecito accettare del danaro per i beni connessi con le cose spirituali.

Infatti:

1. Tutti i beni temporali sono connessi con quelli spirituali: poiché i beni temporali vanno cercati in vista di quelli spirituali.

Se quindi non è lecito vendere i beni annessi a quelli spirituali non si può vendere nulla.

Il che è falso.

2. Nulla più dei vasi consacrati è connesso con le cose spirituali.

Eppure è possibile vendere tali vasi per redimere i prigionieri, come afferma S. Ambrogio [ De off. 2,28 ].

Quindi è lecito vendere i beni che sono connessi con le cose spirituali.

3. Le cose connesse con i beni spirituali sono il diritto di sepoltura, il diritto di patronato e, per gli antichi, il diritto di primogenitura ( inquantoché i primogeniti, prima della legge [ mosaica ], avevano l'ufficio di sacerdoti ) e finalmente il diritto di riscuotere le decime.

Ora, Abramo comprò da Efron per la sepoltura una spelonca doppia [ cf. Gen 23,8ss ].

Giacobbe, da parte sua, comprò da Esaù il diritto di primogenitura [ cf. Gen 25,31ss ].

E anche il diritto di patronato passa ad altri con la vendita, e viene concesso in feudo.

Anche le decime poi furono in questo modo concesse a dei soldati, e possono essere riscattate.

Finalmente i prelati talora ritengono per sé i frutti delle prebende che devono conferire: eppure le prebende sono connesse con delle cose spirituali.

Quindi è lecito comprare e vendere beni connessi con cose spirituali.

In contrario:

Il Papa Pasquale II [ cf. Decr di Graz. 2,1,3,7 ] afferma: « Uno potrebbe obiettare che chiunque vende una cosa con la quale è impossibile non venderne un'altra, non può non venderle entrambe.

Perciò nessuno compri una chiesa, una prebenda, o qualsiasi altro bene ecclesiastico ».

Dimostrazione:

Un bene può essere connesso con le cose spirituali in due modi.

Primo, come dipendente da esse: nel modo in cui ad es. il possesso dei benefici ecclesiastici non è dato che a una persona investita di un ufficio clericale.

Perciò questi beni non possono essere mai disgiunti dalle cose spirituali.

Quindi in nessun modo può essere lecito venderli, poiché venderli significa mettere in vendita anche le cose spirituali connesse.

Ci sono invece dei beni che sono connessi con dei beni spirituali in quanto sono ad essi ordinati: tali sono ad es. il diritto di patronato, che consiste nel presentare dei chierici ai benefici ecclesiastici, e i vasi sacri, ordinati all'uso dei sacramenti.

Perciò questi beni non presuppongono le cose spirituali, ma piuttosto in ordine di tempo le precedono.

Essi quindi possono in qualche modo essere venduti, non però in quanto sono connessi con dei beni spirituali.

Analisi delle obiezioni:

1. I beni temporali sono tutti connessi con quelli spirituali sotto l'aspetto del fine.

Perciò essi in quanto beni temporali possono essere sempre venduti, mentre non può mai essere venduta la loro connessione con i beni spirituali.

2. Anche i vasi sacri sono annessi ai beni spirituali per il fine a cui sono ordinati.

Per cui non si può vendere la loro consacrazione; invece per le necessità della Chiesa e dei poveri si può vendere la loro materia: purché, dopo aver pregato, vengano spezzati; poiché una volta spezzati non vanno più considerati vasi sacri, ma semplice metallo.

Se infatti con la stessa materia venissero ricomposti dei vasi consimili, sarebbe necessario ripetere la consacrazione.

3. La spelonca doppia che Abramo comprò per la sepoltura non risulta che fosse una terra consacrata per seppellire.

Perciò ad Abramo era lecito comprare quella terra per farvi un sepolcro: come anche adesso sarebbe lecito comprare un campo qualsiasi per costruirvi un cimitero o una chiesa.

Tuttavia, siccome anche presso i pagani i luoghi deputati alla sepoltura erano considerati sacri, se Efron intendeva farsi pagare per il diritto di sepoltura, con la vendita egli commise peccato; non peccò invece Abramo nell'acquisto, poiché egli non intendeva comprare altro che un terreno profano.

Del resto anche oggi, in caso di necessità, è lecito vendere o comprare un terreno dove un tempo c'era una chiesa, come sopra [ ad 2 ] si è detto per la materia dei vasi sacri.

- Oppure si potrebbe scusare Abramo dal peccato per il fatto che egli in tal modo preveniva un possibile affronto.

Sebbene infatti Efron gli offrisse gratuitamente la sepoltura, tuttavia Abramo comprese che non avrebbe potuto accettarla senza arrecargli un'offesa.

Il diritto di primogenitura era dovuto a Giacobbe per un'elezione divina, secondo le parole di Malachia [ Ml 1,2s ]: « Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù ».

Quindi Esaù, vendendo la primogenitura, commise peccato: non però Giacobbe nel comprarla, poiché egli intendeva prevenire contestazioni.

Il diritto di patronato di per sé non può essere né venduto né dato in feudo, ma passa ad altri col territorio che è venduto o concesso.

- Inoltre, come sopra [ q. 87, a. 3 ] si è già notato, il diritto spirituale [ o ecclesiastico ] di riscuotere le decime non viene mai concesso ai laici, ma solo si concedono loro dei beni temporali che vanno sotto il nome di decime.

A proposito poi del conferimento dei benefici dobbiamo ritenere che se un vescovo ordina di sottrarre qualcosa dai proventi di un beneficio per destinarli ad usi pii prima di offrirlo a un titolare, non fa nulla di illecito.

Se invece egli chiedesse una parte dei frutti del beneficio alla persona a cui lo ha offerto, è come se pretendesse da lui un compenso, per cui non eviterebbe il peccato di simonia.

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