Summa Teologica - II-II |
Pare che l'osservanza sia una virtù superiore alla pietà.
1. Il capo dello stato, a cui sono dovuti i doveri dell'osservanza, sta al padre, che è onorato dalla virtù della pietà, come un governante universale sta a un governante particolare: infatti la famiglia, che è governata dal padre, è parte dello stato, che è sotto il governo del principe.
Ma una virtù più universale è superiore, e gli esseri inferiori le sono maggiormente sottoposti.
Quindi l'osservanza è una virtù superiore alla pietà.
2. Le autorità hanno cura del bene comune.
Invece la parentela rientra nel bene privato, che deve essere posposto a quello comune: infatti molti vengono lodati per essersi esposti ai pericoli di morte per il bene comune.
Quindi l'osservanza, che ha il compito di prestare un culto a coloro che sono costituiti in autorità, è superiore alla pietà, che presta un culto alle persone del proprio sangue.
3. Dopo che a Dio, l'onore e la riverenza sono dovuti alle persone virtuose.
Ma questo compito spetta alla virtù dell'osservanza, come sopra [ a. 1, ad 2 ] si è notato.
Quindi l'osservanza è la prima virtù dopo la religione.
I comandamenti della legge hanno per oggetto gli atti delle virtù.
Ora, immediatamente dopo i precetti della religione, che sono inclusi nella prima tavola, segue il comandamento che impone di onorare i genitori, e che riguarda la pietà.
Quindi la pietà in ordine di importanza segue immediatamente la religione.
Alle persone costituite in autorità si possono rendere omaggi sotto due punti di vista.
Primo, in ordine al bene comune: come quando uno sta al loro servizio nell'amministrazione dello stato.
E ciò non rientra nell'osservanza, ma nella pietà, che ha il compito di prestare un culto non solo ai genitori, ma anche alla patria.
- Secondo, si può prestare ossequio alle autorità indirizzandolo direttamente alla loro gloria e utilità personale.
E questo è il compito proprio dell'osservanza in quanto distinta dalla pietà.
Perciò il confronto fra le due virtù deve essere fatto guardando ai diversi rapporti che le persone ricordate hanno con noi, e che sono quindi l'oggetto dell'una e dell'altra virtù.
Ora, è evidente che i genitori e i congiunti sono a noi uniti con un vincolo più sostanziale, o naturale, che non le persone costituite in autorità: infatti è più connessa con la natura, o con la nostra sostanza, la generazione e l'educazione, di cui il padre è principio e causa, che non il governo esteriore, che ha il suo principio nelle autorità costituite.
E così la pietà è superiore alla virtù dell'osservanza, rendendo essa un culto a persone più intime, verso le quali siamo più obbligati.
1. Il capo dello stato sta al padre come una virtù universale sta a quella particolare quanto al governo esteriore, ma non quanto alla causalità che il padre esercita nella generazione.
Sotto tale aspetto infatti egli può essere confrontato [ solo ] con la virtù divina, che produce nell'essere tutte le cose.
2. Il rispetto delle autorità in quanto ordinate al bene comune non rientra nell'osservanza, bensì nella pietà, come si è detto [ nel corpo ].
3. La prestazione dell'onore o del rispetto deve essere proporzionata non solo alle persone a cui viene offerta, ma anche alle persone che la offrono.
Sebbene quindi le persone virtuose, considerate per se stesse, siano più degne di onore che i genitori, tuttavia i figli, per i benefici ricevuti e per i legami naturali, sono obbligati all'ossequio e all'onore verso i genitori più che verso gli estranei, per quanto virtuosi.
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