Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se i sudditi siano tenuti a ubbidire in tutto ai loro superiori

In Ioan., c. 2, lect. 1; In Rom., c. 13, lect. 1; In Tit., c. 3, lect. 1

Pare che i sudditi siano tenuti a ubbidire in tutto ai loro superiori.

Infatti:

1. L'Apostolo scrive [ Col 3,20 ]: « Voi figli, ubbidite ai genitori in tutto ».

E continua poco dopo [ Col 3,22 ]: « Servi, ubbidite in tutto ai vostri padroni terreni ».

Quindi per gli stessi motivi anche gli altri sudditi devono ubbidire in tutto ai loro superiori.

2. I superiori sono gli intermediari tra Dio e i sudditi, secondo quelle parole di Mosè [ Dt 5,5 ]: « Io ero in quel tempo vostro rappresentante e intermediario fra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore ».

Ora, da un estremo non si raggiunge l'estremo opposto se non attraverso le realtà intermedie.

Perciò i comandi dei superiori sono da ritenersi come comandi di Dio.

Infatti S. Paolo ai Galati [ Gal 4,14 ] scriveva: « Mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù »; e ai Tessalonicesi [ 1 Ts 2,13 ]: « Avete ricevuto da noi la parola divina della predicazione e l'avete accolta non come parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio ».

Perciò un uomo, come è tenuto a ubbidire a Dio in tutto, così è tenuto a farlo anche verso i superiori.

3. Nella loro professione i religiosi accettano l'obbedienza come accettano la castità e la povertà.

Ma il religioso è tenuto a osservare la castità e la povertà in tutto.

Quindi è tenuto anche a ubbidire in tutto.

In contrario:

Sta scritto [ At 5,29 ]: « Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini ».

Ma talora i comandi dei superiori sono contro Dio.

Quindi non si deve ubbidire ai superiori in tutto.

Dimostrazione:

Secondo le spiegazioni date [ aa. 1,4 ], chi ubbidisce viene mosso da chi comanda con una certa necessità di giustizia, come gli esseri fisici o materiali sono mossi dal loro motore con una necessità naturale.

Ora, due sono le ragioni per cui un essere materiale può non subire la mozione del suo motore.

Primo, per l'ostacolo posto dalla virtù superiore di un'altra causa movente: come il legno non viene bruciato dal fuoco se trova l'ostacolo della forza superiore dell'acqua.

Secondo, da una mancanza di disposizione da parte del soggetto in rapporto alla mozione della causa agente.

Poiché sebbene il soggetto sia disposto al suo influsso per certe cose, non lo è tuttavia in tutto e per tutto: come l'umido talora è disposto all'azione del calore fino a esserne riscaldato, ma non fino all'essiccazione o alla consunzione.

Parimenti, due sono i motivi per cui un suddito può non essere tenuto a ubbidire in tutto al proprio superiore.

Primo, per il comando di un'autorità più grande.

Nel commentare infatti quel detto dell'Apostolo [ Rm 13,2 ]: « Quelli che si oppongono si tireranno addosso la condanna », la Glossa [ P. Lomb. ] commenta: « Se l'amministratore comanda una cosa, dovrai forse farla se comanda contro gli ordini del proconsole?

E se lo stesso proconsole ti comanda una cosa, mentre l'imperatore ne comanda un'altra, c'è forse da dubitare che bisogna ubbidire a quest'ultimo senza badare al primo?

Se quindi l'imperatore comanda una cosa e Dio comanda il contrario, si deve ubbidire a Dio senza badare all'imperatore ».

Secondo, un suddito non è tenuto a ubbidire al superiore se questi gli comanda delle cose nelle quali non è a lui sottoposto.

Seneca [ De benef. 3,20 ] infatti afferma: « Sbaglia chi pensa che il dominio sullo schiavo abbracci tutto l'uomo.

La sua parte più nobile ne è eccettuata.

Ai padroni sono sottoposti e assegnati i corpi, ma l'anima è libera ».

Perciò nelle cose riguardanti i moti interiori della volontà non siamo tenuti a ubbidire agli uomini, ma soltanto a Dio.

Siamo tenuti invece a ubbidire agli uomini negli atti esterni da eseguirsi col corpo.

Tuttavia anche in questi atti, quanto alle cose che appartengono alla natura del corpo, come il sostentamento o la generazione della prole, un uomo non è tenuto a ubbidire ad altri uomini, ma solo a Dio, poiché quanto alla natura tutti gli uomini sono uguali.

Perciò gli schiavi non sono tenuti a ubbidire ai padroni né i figli ai genitori quando si tratta di contrarre il matrimonio o di custodire la verginità, o di altre cose del genere.

- Nelle cose invece che riguardano la disposizione degli atti e delle cose umane un suddito è tenuto a ubbidire, secondo l'autorità specifica di chi comanda: come il soldato è tenuto a ubbidire al capo dell'esercito nelle cose relative alla guerra, il servo al padrone nell'esercizio delle sue mansioni, il figlio al padre nelle cose riguardanti la condotta e la cura della casa, e così via.

Analisi delle obiezioni:

1. L'espressione dell'Apostolo: « in tutto », va riferita alle cose che rientrano nei diritti del padre, o del padrone.

2. A Dio l'uomo è soggetto in modo assoluto e in tutte le cose, sia interne che esterne: per cui è tenuto a ubbidirgli in tutto.

I sudditi invece non sono soggetti ai loro superiori in tutto, ma soltanto in alcune cose determinate.

E solo in rapporto a queste i superiori sono intermediari tra Dio e i sudditi.

Quanto al resto invece i sudditi sono sottoposti immediatamente a Dio, il quale li guida con la legge naturale o con quella scritta.

3. I religiosi professano obbedienza per ciò che riguarda la vita regolare, in cui sono soggetti ai loro superiori.

Perciò essi sono tenuti a ubbidire soltanto nelle cose che possono riguardare tale vita.

E questa obbedienza è sufficiente per salvarsi.

Se poi essi vogliono ubbidire anche in altre cose, ciò contribuisce a una maggiore perfezione: purché non si tratti di cose contro Dio o contro la regola, poiché tale obbedienza sarebbe illecita.

Così dunque si possono distinguere tre tipi di obbedienza:

la prima, sufficiente per salvarsi, si ferma a ubbidire nelle cose d'obbligo;

la seconda, perfetta, ubbidisce in tutte le cose lecite;

la terza, disordinata, ubbidisce anche nelle cose illecite.

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