Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se si debba desistere dal beneficare gli ingrati

Pare che si debba desistere dal beneficare gli ingrati.

Infatti:

1. Nella Scrittura [ Sap 16,29 ] si legge: « La speranza dell'ingrato si scioglierà come brina invernale ».

Ma la sua speranza non si dissolverebbe se non meritasse la cessazione della beneficienza.

Quindi si deve cessare di fare del bene agli ingrati.

2. A nessuno si devono offrire occasioni di peccato.

Ora l'ingrato, nel ricevere i benefici, è messo nell'occasione di peccare di ingratitudine.

Perciò gli va negata la beneficenza.

3. Come dice la Scrittura [ Sap 11,17 ], « le stesse cose con cui uno pecca devono servire a castigarlo ».

Ma l'ingrato pecca contro il beneficio ricevuto.

Quindi deve esserne privato.

In contrario:

Nel Vangelo [ Lc 6,35 ] si legge che « l'Altissimo è benevolo verso gli ingrati e i malvagi ».

Ma noi dobbiamo essere suoi figli per imitazione, come si dice in quello stesso passo.

Quindi non dobbiamo rifiutarci di beneficare gli ingrati.

Dimostrazione:

A proposito dell'ingratitudine si devono considerare due cose.

Primo, ciò che l'ingrato si merita.

E da questo lato è certo che costui merita che si cessi di beneficarlo.

- Secondo, si deve considerare ciò che deve compiere il benefattore.

Ora, in primo luogo egli non deve facilmente credere all'ingratitudine: poiché, come dice Seneca [ De benef. 3,7 ], « spesso chi non ha dato il contraccambio è pieno di gratitudine », non avendo ancora trovato i mezzi o l'occasione per farlo.

Inoltre egli deve mirare a rendere grato chi è ingrato; e se non è riuscito col primo beneficio, può riuscire con i successivi.

Se però con la ripetizione dei benefici l'altro aumentasse la sua ingratitudine e divenisse peggiore, allora si deve cessare di beneficarlo.

Analisi delle obiezioni:

1. Il testo citato parla [ solo ] di ciò che l'ingrato si merita.

2. Chi fa del bene a un ingrato non offre a lui un'occasione di peccato, ma piuttosto di gratitudine e di amore.

E se chi lo riceve ne prende occasione per commettere un'ingratitudine, ciò non va imputato al benefattore.

3. Chi offre un beneficio non deve subito trasformarsi in giustiziere dell'ingratitudine subita, ma in medico pietoso: cioè deve fare in modo di guarire l'ingratitudine moltiplicando i benefici.

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