Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 38, q. 1, a. 1
Pare che la menzogna non sia sempre l'opposto della verità, o veracità.
1. Gli opposti non possono coesistere assieme.
Ma la menzogna può coesistere con la veracità: chi infatti dice una cosa vera credendola falsa, mente, come nota S. Agostino [ Contra mendacium 3 ].
Quindi la menzogna non si contrappone alla verità.
2. La virtù della veracità non consiste solo nelle parole, ma anche nelle azioni: poiché, secondo il Filosofo [ Ethic. 4,7 ], in forza di questa virtù uno dice il vero « e nelle parole e negli atti ».
Invece la menzogna consiste solo nelle parole: poiché essa viene definita [ P. Lomb., Sent. 3, 38 ] come « una parola che esprime il falso ».
Perciò la menzogna non si contrappone direttamente alla virtù della veracità.
3. S. Agostino [ Contra mendacium 3 ] insegna che « la colpa del bugiardo è il desiderio di ingannare ».
Ma l'inganno non si contrappone alla veracità, bensì alla benevolenza e alla giustizia.
Quindi la menzogna non è l'opposto della veracità.
S. Agostino [ Contra mendacitum 4 ] ha scritto: « Nessuno può dubitare che mente colui che dice il falso per ingannare.
Perciò la menzogna è una dichiarazione falsa fatta con l'intenzione di ingannare ».
Ma questo è l'opposto della veracità.
Quindi la menzogna le si contrappone.
Un atto morale è specificato da due cose: dall'oggetto e dal fine.
Il fine infatti è l'oggetto della volontà, che è il primo movente nelle azioni morali.
Invece le potenze che sono mosse dalla volontà hanno il loro oggetto proprio, che è l'oggetto immediato di questi atti volontari: ed esso, secondo le spiegazioni già date [ I-II, q. 18, a. 6 ], sta al fine come l'elemento materiale sta a quello formale.
- Ora, sopra [ q. 109, a. 2, ad 2; a. 3 ] abbiamo visto che la virtù della veracità, e conseguentemente i vizi opposti, consistono nel manifestare i propri pensieri con dei segni.
E questa manifestazione, o enunciazione, è un atto della mente, la quale confronta il segno con la cosa significata: poiché ogni rappresentazione consiste in una specie di confronto, che appartiene propriamente alla ragione.
Per cui gli animali bruti, sebbene manifestino qualcosa, lo fanno però senza volerlo, limitandosi a compiere certi atti ai quali seguono determinate manifestazioni.
Tuttavia questo manifestare o enunciare, per essere un'azione morale, deve essere volontario e dipendente dall'intenzione della volontà, mentre l'oggetto proprio della manifestazione o dell'enunciato è il vero o il falso.
- Ora, l'intenzione di una volontà disordinata può mirare a due cose distinte: la prima è l'enunciazione del falso, la seconda è l'effetto proprio di tale enunciazione, cioè l'inganno di qualcuno.
Se quindi nell'atto concorrono queste tre cose: la falsità di quanto viene detto, la volontà di dire il falso e infine l'intenzione di ingannare, allora si ha la falsità materiale, poiché viene detto il falso, la falsità formale, per la volontà di dirlo, e la falsità effettiva, per la volontà di ingannare.
Tuttavia la ragione formale della menzogna viene desunta dalla falsità formale, cioè dall'intenzione di dichiarare il falso.
Infatti il termine menzogna ( mendacium ) deriva dal fatto che si parla « contro la mente » ( contra mentem ).
Se uno quindi dichiara il falso credendo che sia vero, si ha una bugia materiale, ma non formale, essendo la falsità estranea all'intenzione di chi la dice.
Perciò tale affermazione non ha la vera e perfetta natura di menzogna: poiché le cose preterintenzionali sono per accidens, e quindi non possono costituire delle differenze specifiche.
- Se invece uno dice il falso formalmente, cioè con l'intenzione di dire il falso, anche se ciò che dice è vero, questo suo atto, in quanto volontario e morale, di per sé contiene la falsità, e per accidens la verità.
Per cui raggiunge la specie della menzogna.
- L'intenzione poi di creare la falsità nell'opinione altrui con l'inganno non è un elemento specifico della menzogna, ma ne è un complemento.
Avviene cioè come negli esseri materiali, in cui la specie è assicurata dalla forma anche se manca l'effetto di essa: come è evidente nel caso dei corpi gravi a cui la violenza impedisce di scendere in basso secondo l'esigenza della loro forma.
È quindi evidente che la menzogna si oppone direttamente e formalmente alla veracità.
1. Ogni cosa è qualificata più secondo i suoi elementi formali ed essenziali che secondo gli elementi materiali e accidentali.
Per cui dire il vero con l'intenzione di dire il falso si oppone alla virtù morale della veracità più che dire il falso con l'intenzione di dire il vero.
2. Come nota S. Agostino [ De doctr. christ. 2,3 ], la parola occupa il primo posto tra le espressioni, o segni.
Perciò quando si dice che la menzogna è « una parola che esprime il falso », col termine parola si vuole intendere qualsiasi espressione.
Quindi chi cercasse di esprimere una falsità con i gesti non sarebbe immune dalla menzogna.
3. Il desiderio di ingannare è un elemento complementare della menzogna, e non un elemento specifico: come nessun effetto appartiene alla specie della sua causa.
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