Summa Teologica - II-II |
In 4 Sent., d. 16, q. 4, a. 1, sol. 1
Pare che l'ipocrisia non si identifichi con la simulazione.
1. La simulazione consiste in una menzogna espressa con i fatti.
Invece l'ipocrisia può consistere anche nel mostrare esternamente ciò che uno sente interiormente, stando alle parole evangeliche [ Mt 6,2 ]: « Quando fai l'elemosina non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti ».
Quindi l'ipocrisia non si identifica con la simulazione.
2. S. Gregorio [ Mor 31,13 ] scrive: « Ci sono di quelli che portano l'abito della santità e non raggiungono il merito della perfezione.
E non si può certo credere che costoro siano aggregati al numero degli ipocriti: poiché altro è peccare di fragilità, altro di malizia ».
Però quelli che portano l'abito della santità senza raggiungere il merito della perfezione sono dei simulatori: poiché l'abito esterno della santità sta a indicare le opere.
Quindi la simulazione non si identifica con l'ipocrisia.
3. L'ipocrisia si riduce alla sola intenzione: poiché gli ipocriti, secondo le parole del Signore [ Mt 23,5 ], « fanno tutte le loro opere per essere ammirati dagli uomini »; e S. Gregorio [ l. cit. ] afferma che « essi non guardano a ciò che devono fare, ma a come possano piacere agli uomini in ogni loro azione ».
La simulazione invece non si limita all'intenzione, ma si attua nell'azione esterna; commentando infatti quel passo di Giobbe [ Gb 36,13 Vg ]: « I simulatori e gli astuti provocano l'ira di Dio », la Glossa [ interlin. su Is 9,17 ] spiega che « il simulatore simula una cosa e ne fa un'altra: elogia la castità e si abbandona alla lussuria, fa ostentazione di povertà e riempie la borsa ».
Quindi l'ipocrisia non si identifica con la simulazione.
Scrive S. Isidoro [ Etym. 10 ]: « Ipocrita è una parola greca che significa simulatore, e si dice di colui che, essendo interiormente cattivo, si mostra buono davanti agli altri: infatti può significa falso, e krìsis giudizio ».
Come spiega S. Isidoro [ ib. ], « il termine ipocrita deriva dall'aspetto di coloro che negli spettacoli si presentano mascherati, alterando il volto con vari colori per avvicinarsi a quello del personaggio che rappresentano, allo scopo di ingannare e divertire il popolo, ora sotto le sembianze di un uomo, ora sotto quelle di una donna ».
Per cui S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 2,2.5 ] afferma che « come gli ipocriti, così anche i simulatori fanno la parte di persone diverse da loro ( infatti chi fa la parte di Agamennone non lo è, ma finge di esserlo ); e così pure chiunque vuole mostrarsi, in chiesa o nella vita quotidiana, diverso da ciò che è, è un ipocrita: poiché finge di essere giusto senza esserlo ».
Si deve quindi concludere che l'ipocrisia è una simulazione: però non una simulazione qualsiasi, ma quella con cui uno assume le vesti di un'altra persona: come quando un peccatore fa la parte del giusto.
1. L'atto esterno è fatto naturalmente per significare l'intenzione di chi lo compie.
Perciò quando uno con le opere buone, che per il loro genere appartengono al servizio di Dio, non cerca di piacere a Dio, ma agli uomini, simula la retta intenzione che invece non ha.
Per questo S. Gregorio [ l. cit. ] afferma che « gli ipocriti nelle cose di Dio hanno di mira aspirazioni mondane: poiché anche nel compimento di cose sante non cercano la conversione degli uomini, ma il favore umano ».
Essi quindi simulano la retta intenzione che non hanno, anche se non arrivano a simulare azioni rette che non compiono.
2. Un abito santo, come quello dei religiosi e dei chierici, sta a indicare lo stato col quale uno si obbliga a una vita di perfezione.
Perciò quando uno prende tale abito con l'intenzione di mettersi nello stato di perfezione, se per fragilità non raggiunge lo scopo non è un simulatore o un ipocrita: poiché egli non è tenuto a rendere pubblico il suo peccato deponendo l'abito della santità.
Se invece uno prendesse tale abito per ostentarsi come persona virtuosa, allora sarebbe un ipocrita e un simulatore.
3. Nella simulazione, come anche nella menzogna, dobbiamo distinguere due cose: il segno e la realtà significata.
Ora, nell'ipocrisia è la cattiva intenzione che è vista come la realtà significata, non corrispondente al segno che la esprime.
Invece in ogni simulazione o menzogna sono le opere e le parole esterne, o qualsiasi altra realtà sensibile, che vengono considerate come segni.
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