Summa Teologica - II-II |
Pare che il litigio sia un peccato meno grave del suo contrario, cioè dell'adulazione, o piaggeria.
1. Un peccato tanto più è grave quanto più nuoce.
Ma l'adulazione nuoce più del litigio, come si legge in Isaia [ Is 3,12 ]: « Popolo mio, coloro che ti dicono beato sono quelli che ti ingannano, e distruggono la strada che tu percorri ».
Quindi l'adulazione è un peccato più grave del litigio.
2. Nell'adulazione c'è dell'inganno, poiché l'adulatore dice una cosa con la bocca e un'altra ne pensa nel suo cuore.
Invece il litigioso è senza inganni, poiché contraddice apertamente.
Ora, peccare con inganno è più vergognoso, come osserva il Filosofo [ Ethic. 7,6 ].
Quindi l'adulazione è un peccato più grave del litigio.
3. La vergogna è il timore di qualcosa di turpe, come insegna il Filosofo [ Ethic. 4,9 ].
Ma l'uomo si vergogna più di essere adulatore che di essere litigioso.
Quindi il litigio è un peccato meno grave dell'adulazione.
Un peccato pare essere tanto più grave quanto più ripugna all'uomo spirituale.
Ora, il litigio pare ripugnare maggiormente all'uomo spirituale: S. Paolo infatti scrive a Timoteo [ 1 Tm 3,2s ] che « il vescovo non deve essere litigioso », e ancora [ 2 Tm 2,24 ]: « Un servo del Signore non deve entrare in lite ».
Quindi il litigio è un peccato più grave.
Questi due peccati li possiamo considerare sotto due aspetti.
Primo, facendo attenzione alla specie dell'uno e dell'altro.
E sotto questo aspetto un vizio è tanto più grave quanto più è incompatibile con la virtù opposta.
Ora, la virtù dell'amabilità tende più a compiacere che a rattristare.
Perciò il litigioso, che eccede nel rattristare, pecca più gravemente dell'adulatore, che esagera nel compiacere.
Secondo, li possiamo considerare in base ai motivi esterni.
E da questo lato talora è un peccato più grave l'adulazione: p. es. quando uno con l'inganno cerca di acquistare onore o danaro.
Talora invece è più grave il litigio: p. es. quando uno mira a impugnare la verità, o a gettare il discredito sull'interlocutore.
1. Come l'adulatore può nuocere con un inganno nascosto, così il litigioso può nuocere in certi casi impugnando apertamente.
Ora, a parità di condizioni è più grave nuocere apertamente, quasi di prepotenza, che nascostamente: infatti la rapina è un peccato più grave del furto, come si è visto sopra [ q. 66, a. 9 ].
2. Tra gli atti umani non sempre è più grave quello più turpe.
Infatti l'onore dell'uomo sta nella ragione, e quindi i peccati più turpi sono quelli carnali, in cui la carne domina sulla ragione; sebbene i peccati spirituali siano più gravi, dato che derivano da un maggiore disprezzo.
Parimenti i peccati commessi con l'inganno sono più turpi, poiché paiono derivare da una certa debolezza, e da una certa falsità della ragione; tuttavia i peccati fatti senza ritegno spesso derivano da un maggiore disprezzo.
E così l'adulazione, in quanto si attua con l'inganno, è più turpe; ma il litigio è più grave, derivando da un disprezzo più grande.
3. La vergogna, come si è già visto [ I-II, q. 41, a. 4, ad 2, 3; q. 42, a. 3, ad 4 ], ha per oggetto la turpitudine del peccato.
Per cui non sempre l'uomo si vergogna maggiormente del peccato più grave, ma del peccato più turpe.
E così ci si vergogna più dell'adulazione che del litigio, sebbene il litigio sia un peccato più grave.
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