Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 137, a. 1; I-II, q. 61, aa. 3, 4; In 3 Sent., d. 33, q. 1, a. 1, sol. 3; De Virt., q. 1, a. 12, ad 23
Pare che la fortezza non sia una virtù specificamente distinta.
1. Nella Scrittura [ Sap 8,7 ] si legge che la sapienza « insegna la temperanza e la prudenza, la giustizia e la virtù »: e qui virtù sta per fortezza.
Quindi dal momento che il termine virtù è comune a tutte le virtù, è chiaro che la fortezza è una virtù generale.
2. S. Ambrogio [ De off. 1,39 ] ha scritto: « Le anime grandi sono dotate di fortezza, la quale da sola difende la bellezza di tutte le virtù, custodendo la giustizia e combattendo con una guerra implacabile tutti i vizi.
Instancabile nelle fatiche, coraggiosa nei pericoli, insensibile ai piaceri, essa schiva l'avarizia come una debolezza che toglie vigore alla virtù ».
E continua parlando degli altri vizi.
Ora, tutto ciò non può appartenere ad alcuna virtù specifica.
Quindi la fortezza non è una virtù specificamente distinta.
3. Il nome « fortezza » pare derivare da « fermezza ».
Ora, il comportamento fermo appartiene a tutte le virtù umane, come dice Aristotele [ Ethic. 2,4 ].
Quindi la fortezza è una virtù generale.
S. Gregorio [ Mor. 22,1 ] la enumera fra le altre virtù.
Come si è detto in precedenza [ I-II, q. 61, aa. 3,4 ], il termine « fortezza » può essere preso in due sensi.
Primo, in quanto implica una certa fermezza d'animo.
E in questo senso la fortezza è una virtù generale, o piuttosto una condizione di tutte le virtù: poiché, come nota il Filosofo [ l. cit. ], per la virtù si richiede fermezza e tenacia nell'agire.
- Secondo, la fortezza può essere presa nel senso di fermezza d'animo nel sopportare e nell'affrontare circostanze in cui è sommamente difficile rimanere fermi, come accade in certi pericoli più gravi.
Per cui Cicerone [ De invent. 2,54 ] afferma che « la fortezza consiste in un deliberato esporsi a pericoli e disagi ».
Quindi la fortezza in questo senso è una virtù specifica, avendo una propria materia determinata.
1. Il termine « virtù », come dice Aristotele [ De caelo 1,11 ], sta a indicare il grado massimo di una potenza.
Ora, come egli insegna [ Met. 5,12 ], la potenza di ordine fisico può concretarsi:
primo, nella facoltà di resistere agli agenti disgregatori;
secondo, nel principio dell'attività.
E poiché quest'ultima accezione è più comune, il termine virtù inteso quale grado massimo di una tale potenza sta a indicare qualcosa di generico: infatti la virtù presa in senso generico non è altro che « un abito col quale uno è in grado di ben operare » [ Reth. 1,9 ].
Invece l'altro aspetto sotto cui si concreta il grado massimo di una potenza è qualcosa di più particolare, e viene attribuito a una virtù specifica, cioè alla fortezza, che ha il compito di resistere tenacemente a ogni assalto.
2. S. Ambrogio prende la fortezza in senso lato, in quanto implica fermezza d'animo contro ogni tipo di obiezioni.
- Tuttavia la fortezza, anche come virtù speciale avente una sua determinata materia, aiuta a resistere all'assalto di tutti i vizi.
Infatti chi è capace di resistere nelle cose più difficili, logicamente è capace di farlo anche nelle meno difficili.
3. L'obiezione si limita a considerare la fortezza intesa nella sua prima accezione.
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