Summa Teologica - II-II |
In 3 Ethic., lect. 14
Pare che la fortezza non abbia per oggetto il timore e l'audacia.
1. S. Gregorio [ Mor. 7,21 ] scrive: « La fortezza dei giusti consiste nel vincere la carne, nel contrariare le proprie voglie, nell'uccidere i piaceri della vita presente ».
Quindi la fortezza ha di mira più il piacere che non il timore e l'audacia.
2. Cicerone [ De invent. 2,54 ] afferma che la fortezza ha il compito di esporsi ai pericoli e ai disagi.
Ora, ciò non riguarda le passioni del timore e dell'audacia, bensì gli atti umani più faticosi, o le imprese esterne più rischiose.
Quindi la fortezza non ha per oggetto il timore e l'audacia.
3. Al timore non si contrappone solo l'audacia, ma anche la speranza, come si è visto nel trattato sulle passioni [ I-II, q. 23, a. 2; q. 45, a. 1, ad 2 ].
Quindi la fortezza non deve riguardare più l'audacia che la speranza.
Il Filosofo [ Ethic. 2,7; 3,9 ] insegna che « la fortezza ha per oggetto il timore e l'audacia ».
Come si è già detto [ a. 1 ], la virtù della fortezza ha il compito di togliere gli ostacoli che impediscono alla volontà di seguire la ragione.
Ora, ritrarsi di fronte a una obiezioni è proprio del timore, il quale, come si è detto nel trattato sulle passioni [ I-II, q. 41, a. 2 ], implica una fuga dinanzi a un male arduo.
Quindi la fortezza ha principalmente di mira il timore di cose difficili, capaci di ritrarre la volontà dal seguire la ragione.
- D'altra parte non basta sopportare con fermezza la spinta di tali obiezioni reprimendo il timore, ma bisogna anche affrontarle con moderazione: nei casi cioè in cui è necessario eliminarle, per la sicurezza futura.
E questo è proprio dell'audacia.
Quindi la fortezza ha per oggetto il timore e l'audacia, reprimendo il primo e moderando la seconda.
1. S. Gregorio nel testo citato parla della fortezza dei giusti quale condizione comune di tutte le virtù.
Infatti egli premette alcune considerazioni riguardanti la temperanza, come si è visto [ nell'ob. ], e poi aggiunge quanto appartiene propriamente alla fortezza in quanto è una virtù specifica, cioè: « amare i disagi di questo mondo per la ricompensa eterna ».
2. I pericoli e i disagi non allontanano la volontà dalla via della ragione se non in quanto sono temuti.
Per cui è necessario che la fortezza abbia di mira direttamente il timore e l'audacia, e indirettamente i pericoli e i disagi, quali oggetti di tali passioni.
3. La speranza si contrappone al timore a motivo dell'oggetto: poiché l'oggetto della speranza è il bene, mentre l'oggetto del timore è il male.
L'audacia invece ha lo stesso oggetto, e si contrappone al timore poiché essa lo affronta mentre l'altro lo fugge, come si è visto [ l. cit. nell'ob. ].
E poiché la fortezza, stando alla definizione di Cicerone [ cf. ob. 2 ], ha per oggetto il male, cioè le calamità temporali che ritraggono dalla virtù, è chiaro che la fortezza ha per oggetto propriamente il timore e l'audacia, e non già la speranza, se non in quanto è connessa con l'audacia, come si è accennato sopra [ I-II, q. 45, a. 2 ].
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