Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se il martirio sia l'atto umano più perfetto

In Hebr., c. 11, lect. 8

Pare che il martirio non sia l'atto umano più perfetto.

Infatti:

1. Alla perfezione spetta ciò che è di consiglio, non ciò che è di precetto, poiché la perfezione non è necessaria per salvarsi.

Invece il martirio è indispensabile per salvarsi, poiché l'Apostolo [ Rm 10,10 ] afferma: « Con il cuore si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza »; e S. Giovanni [ 1 Gv 3,16 ] ammonisce che « noi dobbiamo dare la vita per i fratelli ».

Quindi il martirio non dice rapporto alla perfezione.

2. È più perfetto dare a Dio l'anima mediante l'obbedienza che il proprio corpo mediante il martirio: infatti S. Gregorio [ Mor 35,14 ] insegna che « l'obbedienza è preferita a tutte le vittime ».

Quindi il martirio non è l'atto più perfetto.

3. È meglio giovare agli altri che conservare se stessi nel bene: poiché secondo il Filosofo [ Ethic. 1,2 ] « il bene del popolo è superiore al bene di un solo individuo ».

Ora, chi subisce il martirio giova solo a se stesso, mentre chi insegna è utile a molti.

Perciò l'insegnare e il governare i sudditi sono atti più perfetti del martirio.

In contrario:

S. Agostino [ De sancta virginit. 45 s. ] preferisce espressamente il martirio alla verginità, che è tra le pratiche della perfezione.

Quindi il martirio appartiene alla perfezione in grado sommo.

Dimostrazione:

Un atto di virtù possiamo considerarlo sotto due aspetti.

Primo, secondo la specie propria di tale atto, cioè in rapporto alla virtù che lo compie.

E da questo lato è impossibile che il martirio, che consiste nel subire virtuosamente la morte, sia il più perfetto tra gli atti di virtù.

Poiché l'affrontare la morte non è un atto lodevole per se stesso, ma solo in quanto è ordinato a un bene consistente in un atto virtuoso, p. es. alla fede, o all'amore di Dio.

Per cui tale atto virtuoso, essendo il fine, è superiore.

Secondo, un atto virtuoso può essere considerato come connesso con il suo primo movente, che è l'amore di carità.

Ed è soprattutto da questo lato che un atto contribuisce alla perfezione della vita umana: poiché, come dice l'Apostolo [ Col 3,14 ], « la carità è il vincolo della perfezione ».

Ora, il martirio dimostra la perfezione della carità meglio di tutti gli altri atti virtuosi.

Poiché uno mostra di amare tanto più una persona quanto più è amata la cosa a cui rinunzia e odiosa quella che affronta per essa.

Ora, è chiaro che fra tutti i beni della vita presente l'uomo ama soprattutto la vita stessa, e al contrario odia soprattutto la morte: specialmente se è accompagnata dai tormenti del corpo, per timore dei quali, secondo S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 36 ], gli stessi animali bruti si astengono dai piaceri più intensi.

E da questo lato è evidente che fra gli atti umani il martirio è il più perfetto nel suo genere, quale segno della più ardente carità; secondo le parole evangeliche [ Gv 15,13 ]: « Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici ».

Analisi delle obiezioni:

1. Non c'è atto perfetto di consiglio che in qualche caso non diventi di precetto, e quindi necessario alla salvezza.

E S. Agostino [ De adult coniug. 2,19.20 ] lo nota a proposito della continenza, che uno sposo deve osservare per la lontananza o la malattia della moglie.

Quindi non pregiudica la perfezione del martirio il fatto che in certi casi esso sia indispensabile per la salvezza eterna.

Ci sono infatti dei casi in cui non c'è questo obbligo stretto: si legge p. es. di molti santi martiri che si offersero al martirio spontaneamente, mossi dallo zelo per la fede o dalla carità fraterna.

- I precetti ricordati sono poi da intendersi come predisposizioni d'animo.

2. Il martirio abbraccia l'obbedienza nel suo grado più alto, cioè l'obbedienza fino alla morte, come si legge di Cristo, che « si fece obbediente fino alla morte » [ Fil 2,8 ].

È quindi chiaro che per natura sua il martirio è più perfetto dell'obbedienza comune.

3. L'argomento si fonda sul martirio considerato secondo la specie propria dell'atto, in base alla quale esso non eccelle sopra tutti gli atti di virtù: come neppure la fortezza è la prima fra le virtù.

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