Summa Teologica - II-II |
I-II, q. 88, a. 5, ad 1; In 2 Sent., d. 24, q. 3, a. 6; De Malo, q. 2, a. 8, ad 3; q. 7, a. 4, ad 1; In Rom., c. 13, lect. 3; In 1 Cor., c. 5, lect. 3; In Gal., c. 5, lect. 5
Pare che l'ubriachezza non sia un peccato mortale.
1. S. Agostino [ Serm. supp. 104 ] dice che l'ubriachezza è un peccato mortale « se è frequente ».
Ma la frequenza è una circostanza incapace di mutare la specie di un peccato, per cui non può aggravare infinitamente la colpa così da trasformarla da veniale a mortale, come si è visto sopra [ I-II, q. 88, a. 5 ].
Se quindi l'ubriachezza non è un peccato mortale per altri motivi, non lo sarà neppure per questo.
2. S. Agostino aggiunge: « Quando uno mangia o beve più del necessario, sappia che si tratta di piccoli peccati ».
Ma i piccoli peccati sono veniali.
Quindi l'ubriachezza, che è prodotta da un eccesso nel bere, è un peccato veniale.
3. Nessun peccato mortale può essere consigliato dalla medicina.
Invece alcuni bevono esageratamente per consiglio del medico, per provocare un vomito di sollievo; e questi eccessi sono accompagnati dall'ubriachezza.
Perciò l'ubriachezza non è un peccato mortale.
Nei Canoni Apostolici [ 41 s. ] si legge: « Il vescovo, il sacerdote o il diacono che si danno al gioco o al vino, se non si correggono, siano deposti.
I suddiaconi invece o i lettori o i cantori caduti nello stesso difetto, se non si correggono siano scomunicati.
E così pure i laici ».
Ma tali pene non vengono inflitte che per un peccato mortale.
Quindi l'ubriachezza è un peccato mortale.
Il peccato di ubriachezza consiste nell'uso e nel desiderio esagerato del vino, come si è detto [ a. prec. ].
Ora, ciò può accadere in tre modi.
Primo, per il fatto che uno ignora che la bevanda è eccessiva e capace di ubriacare.
E allora l'ubriachezza può essere senza peccato, come si è visto [ a. prec. ].
- Secondo, per il fatto che uno si accorge che la bevanda è troppa, ma ne ignora il potere inebriante.
E in questo caso l'ubriachezza può essere un peccato veniale.
- Terzo, può capitare che uno avverta chiaramente che la bevanda è troppa ed è inebriante, e tuttavia preferisca ubriacarsi piuttosto che astenersi dal bere.
Ora, è tale individuo che è propriamente un ubriaco: poiché le azioni morali ricevono la specie non da ciò che avviene per caso e involontariamente, ma da ciò che è espressamente voluto.
E in questo caso l'ubriachezza è un peccato mortale.
Infatti con essa uno si priva scientemente e volontariamente dell'uso della ragione, che è il mezzo per agire virtuosamente ed evitare il peccato: e così pecca mortalmente, esponendosi al pericolo di peccare.
Da cui le parole di S. Ambrogio [ De Abraham 1,6 ]: « Dobbiamo fuggire l'ubriachezza, che ci toglie la possibilità di evitare le colpe: ciò che infatti evitiamo da persone sobrie, siamo capaci di commetterlo incoscientemente da ubriachi ».
Perciò l'ubriachezza di per sé è un peccato mortale.
1. La frequenza rende l'ubriachezza un peccato mortale non per la sola ripetizione degli atti, ma perché non può avvenire che uno si ubriachi spesso senza farlo coscientemente e volontariamente, avendo egli sperimentato più volte la forza del vino e la propria tendenza a ubriacarsi.
2. L'esagerazione nel mangiare e nel bere rientra nel vizio della gola, che non è sempre un peccato mortale.
Esagerare però coscientemente nel bere fino a ubriacarsi è un peccato mortale.
Per cui S. Agostino [ Conf. 10,31.43 ] diceva: « Sono lontano dall'ubriachezza, alla quale la tua misericordia mi impedirà di avvicinarmi; invece la crapula ha talora sorpreso il tuo servo ».
3. Il mangiare e il bere vanno regolati secondo le esigenze della salute fisica, come si è detto [ q. 141, a. 6 ].
Come quindi capita talvolta che il cibo e la bevanda adatti per chi è sano siano invece eccessivi per un malato, così può capitare l'opposto, che cioè quanto è troppo per un sano sia adatto per un malato.
Per cui quando uno mangia o beve molto per consiglio del medico al fine di provocare il vomito non si può parlare di eccesso nel mangiare o nel bere.
C'è da dire però che per provocare il vomito non si richiede che la bevanda sia inebriante: poiché anche l'acqua tiepida causa il vomito.
Per cui questo motivo non scusa dall'ubriachezza.
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