Summa Teologica - II-II |
In 1 Tim., c. 5, lect. 2
Pare che materia della lussuria non siano soltanto i desideri e i piaceri venerei.
1. S. Agostino [ Conf. 2,6 ] scrive che « la lussuria deriva il suo nome dalla sazietà e dall'abbondanza ».
Ma la sazietà si riferisce ai cibi e alle bevande, e l'abbondanza alle ricchezze.
Quindi la lussuria propriamente non ha per oggetto i desideri e i piaceri venerei.
2. Nei Proverbi [ Pr 20,1 ] si legge: « Lussuriosa cosa è il vino ».
Ma il vino rientra nei piaceri della gola.
Perciò la lussuria ha per oggetto soprattutto questi piaceri.
3. Si dice che la lussuria è « la brama del piacere libidinoso ».
Ora, il piacere libidinoso non si ha soltanto nelle realtà veneree, ma anche in molte altre cose.
Quindi la lussuria non ha per oggetto solo i desideri e i piaceri venerei.
S. Agostino [ De vera relig. 3 ] applica ai lussuriosi le parole di S. Paolo [ Gal 6,8 ]: « Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione ».
Ma si semina nella carne con i piaceri venerei.
È dunque ad essi che si riferisce la lussuria.
Come insegna S. Isidoro [ Etym. 10 ], « lussurioso » equivale a « dissolto nei piaceri ».
Ora, i piaceri che più snervano l'animo di un uomo sono quelli venerei.
Quindi la lussuria si riferisce soprattutto ai piaceri venerei.
1. Come la temperanza, pur riguardando in maniera primaria e principale i piaceri del tatto, secondariamente e per analogia si estende anche ad altre materie, così anche la lussuria riguarda principalmente i piaceri venerei, che più di tutti dissolvono l'anima dell'uomo, ma secondariamente abbraccia ogni altra cosa che può considerarsi un eccesso.
Per cui la Glossa [ interlin. su Gal 5,19 ] afferma che « qualsiasi superfluità » è lussuria.
2. Si dice che il vino è una cosa lussuriosa o nel senso che in qualsiasi materia l'eccesso può riferirsi alla lussuria, o perché l'uso eccessivo del vino è un incentivo al piacere venereo.
3. Sebbene anche in altre materie si parli di piacere libidinoso, tuttavia questa qualifica riguarda soprattutto i piaceri venerei; per i quali inoltre si parla di libidine in modo speciale, come nota S. Agostino [ De civ. Dei. 14, cc. 15,16 ].
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