Summa Teologica - II-II

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Articolo 8 - Se esista un vizio contrario all'iracondia per difetto di ira

De Malo, q. 12, a. 5, ad 3; In 4 Ethic., lect. 13

Pare che non esista un vizio opposto all'iracondia per difetto di ira.

Infatti:

1. Non può essere vizioso ciò che rende l'uomo simile a Dio.

Ma la totale privazione dell'ira rende l'uomo simile a Dio, il quale « giudica con mitezza » [ Sap 12,18 ].

Perciò non è peccaminosa l'assenza totale dell'ira.

2. La mancanza di ciò che non serve a nulla non è un vizio.

Ma il moto dell'ira non serve a nulla, come dimostra Seneca [ De ira 1,9 ss. ].

Quindi la mancanza di ira non è un vizio.

3. Secondo Dionigi [ De div. nom. 4 ] il male per l'uomo sta « nell'agire prescindendo dalla ragione ».

Ora, eliminato ogni moto di ira, rimane integro il giudizio della ragione.

Quindi nessuna mancanza di ira può costituire un vizio.

In contrario:

Il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 11 ] insegna: « Chi non si adira quando c'è motivo di farlo, pecca.

Infatti la pazienza irragionevole semina i vizi, nutre la negligenza e invita al male non solo i cattivi, ma anche i buoni ».

Dimostrazione:

Col termine « ira » si possono intendere due cose.

Primo, il semplice moto della volontà con cui uno infligge un castigo non per passione, ma per un giudizio della ragione.

E la mancanza di ira in questo senso è indubbiamente un peccato.

Ed è in questo senso che ne parla il Crisostomo [ ib. ], là dove dice: « L'iracondia motivata non è ira, ma un atto di giustizia.

Infatti per iracondia si intende propriamente un turbamento passionale; se invece uno si adira per un giusto motivo, la sua ira non deriva dalla passione.

Si dirà perciò che egli giudica, non già che si adira ».

Secondo, per ira si può intendere un moto dell'appetito sensitivo accompagnato da una passione e da una trasmutazione corporale.

E questo moto accompagna necessariamente nell'uomo l'atto della volontà: poiché per natura l'appetito inferiore segue il moto dell'appetito superiore, salvo particolari ripugnanze.

Perciò nell'appetito sensitivo non può mancare del tutto il moto dell'ira se non per la carenza o la debolezza dell'atto volitivo.

E così indirettamente anche la mancanza della passione dell'ira è un vizio: come lo è anche la mancanza del moto della volontà che tende a punire secondo il giudizio della ragione.

Analisi delle obiezioni:

1. Chi non si adira per nulla quando dovrebbe adirarsi imita Dio nel mancare di passione, ma non lo imita nel punire secondo il giusto giudizio.

2. La passione dell'ira, come anche tutti gli altri moti dell'appetito sensitivo, serve a rendere l'uomo più pronto nell'eseguire ciò che la ragione detta.

Altrimenti l'appetito sensitivo sarebbe inutile, mentre « la natura non fa nulla di inutile » [ Arist., De caelo 1,4 ].

3. In chi agisce con ordine il giudizio della ragione è causa non solo dell'atto della volontà, ma anche delle passioni dell'appetito sensitivo, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].

Come quindi l'assenza degli effetti indica l'assenza della causa, così anche la mancanza dell'ira indica la mancanza del giudizio della ragione.

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