Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 33, q. 3, a. 2, sol. 1, ad 3
Pare che la modestia riguardi soltanto gli atti esterni.
1. I moti interiori delle passioni non possono essere conosciuti dagli altri.
Ora, l'Apostolo [ Fil 4,5 ] comanda che « la nostra modestia sia nota a tutti gli uomini ».
Perciò la modestia riguarda solo gli atti esterni.
2. Le virtù che hanno per oggetto le passioni sono distinte dalla giustizia, che ha per oggetto gli atti esterni.
Ma la modestia è una virtù unica.
Se quindi essa riguarda gli atti esterni non può riguardare le passioni interiori.
3. Un'unica e identica virtù non può riguardare insieme ciò che appartiene all'ordine appetitivo, proprio delle virtù morali, e ciò che appartiene all'ordine conoscitivo, proprio delle virtù intellettuali; e neppure può avere insieme per oggetto le passioni dell'irascibile e quelle del concupiscibile.
Se dunque la modestia è un'unica virtù, non può riguardare tutte queste cose.
In tutte le cose suddette va osservata la misura, o modo, dal quale prende il nome la modestia.
Perciò la modestia riguarda tutte queste cose.
La modestia, come si è detto [ a. prec. ], differisce dalla temperanza per il fatto che quest'ultima modera quelle cose che è difficilissimo tenere a freno, mentre la modestia modera quelle non troppo difficili.
Però non tutti gli autori hanno parlato della modestia nello stesso senso.
Dovunque infatti essi notarono un aspetto particolare di bontà o di obiezioni quanto alla moderazione, lo sottrassero alla modestia, lasciando a quest'ultima le cose meno importanti.
Ora, è evidente per tutti che tenere a freno i piaceri del tatto ha una particolare obiezioni.
Quindi tutti distinguono la temperanza dalla modestia.
- Cicerone [ De invent. 2,54 ] fece notare però che c'è una bontà particolare nel moderare le punizioni.
Perciò egli sottrasse alla modestia anche la clemenza, riservando alla prima tutte le altre cose bisognose di moderazione.
Queste ultime poi si riducono alle quattro seguenti.
Innanzitutto c'è l'aspirazione a una qualche eccellenza: che viene moderata dall'umiltà.
Poi c'è il desiderio di conoscere: che viene moderato dalla studiosità, virtù contraria alla curiosità.
C'è poi ancora quanto si riferisce ai moti e agli atteggiamenti del corpo: in modo cioè che vengano compiuti decorosamente, sia nella vita ordinaria che nel gioco.
C'è infine tutto quanto riguarda l'apparato esterno, come le vesti e le altre cose del genere.
Ma anche a proposito di alcune di queste quattro categorie di cose certi autori stabilirono delle virtù speciali: Andronico [ De affect. ], p es., parla della « mansuetudine », della « semplicità », dell'« umiltà », e di altre virtù a cui abbiamo già accennato [ q. 143 ].
Aristotele poi [ Ethic. 2,7 ] affida i piaceri del gioco all'eutrapelia.
Tutte cose che per Cicerone rientrano invece nella modestia.
Per cui dal suo punto di vista la modestia riguarda non solo gli atti esterni, ma anche quelli interni.
1. L'Apostolo parla della modestia relativa agli atti esterni.
- Tuttavia anche la moderazione degli atti interni è in grado di manifestarsi con segni esterni.
2. La modestia abbraccia virtù diverse, di cui parlano i diversi autori.
Perciò nulla impedisce che la modestia abbia per oggetto cose che richiedono virtù diverse.
- Tuttavia la diversità tra le varie specie della modestia non è così grande come quella esistente tra la giustizia, che ha per oggetto gli atti esterni, e la temperanza, che ha per oggetto le passioni: poiché negli atti esterni e nelle passioni che non offrono particolari obiezioni per la loro materia, ma solo per la funzione del moderare, non si riscontra che una sola virtù, quella cioè che riguarda la moderazione.
3. È così risolta anche la terza obiezioni.
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