Summa Teologica - II-II |
In 2 Sent., d. 21, q. 2, a. 2; d. 33, expos.
Pare che il peccato dei nostri progenitori sia stato più grave di tutti gli altri.
1. Scrive S. Agostino [ De civ. Dei 14,15 ]: « Grande fu l'iniquità nel peccare là dove era tanto facile non peccare» .
Ora, per i nostri progenitori era estremamente facile non peccare: poiché nulla li spingeva interiormente alla colpa.
Quindi il loro peccato fu più grave di tutti gli altri.
2. Il castigo è proporzionato alla colpa.
Ma il peccato dei nostri progenitori fu punito nella maniera più grave, poiché con esso « entrò nel mondo la morte », come afferma S. Paolo [ Rm 5,12 ].
Perciò il loro peccato fu più grave degli altri peccati.
3. Secondo Aristotele [ Met. 2,1 ], in ogni genere di cose la prima è anche la principale.
Ora, il peccato dei nostri progenitori fu il primo di tutti i peccati degli uomini.
Quindi esso fu anche il più grave.
Origene [ Peri Arch. 1,3 ] ha scritto: « Penso che nessuno di quelli che sono al culmine della perfezione possa in un momento abbandonarla e cadere, ma deve cadere un po' alla volta e gradualmente ».
Ora, i nostri progenitori erano al sommo della perfezione.
Quindi il loro primo peccato non fu il più grave di tutti i peccati.
La gravità di un peccato può essere misurata da due punti di vista.
Primo, in base alla sua specie, o natura: e in questo senso diciamo ad es. che l'adulterio è più grave della semplice fornicazione.
Secondo, in base alle circostanze di luogo, di persona o di tempo.
Ora, il primo tipo di gravità è più essenziale e principale nel peccato.
Perciò esso decide maggiormente della gravità di un peccato.
Dobbiamo quindi concludere che il peccato del primo uomo nella sua specie non fu più grave di tutti gli altri peccati umani.
Sebbene infatti la superbia abbia nel suo genere una certa superiorità sugli altri vizi, tuttavia la superbia di chi nega Dio e lo bestemmia è più grave di quella di chi brama disordinatamente la somiglianza con Dio, quale fu appunto la superbia dei nostri progenitori, come si è detto [ a. prec. ].
Invece secondo le circostanze di persona quel peccato ebbe la massima gravità, data la perfezione dello stato di innocenza.
Per cui dobbiamo affermare che quel peccato fu il più grave sotto un certo aspetto, ma non puramente e semplicemente.
1. L'argomento è impostato sulla gravità dovuta alla condizione del peccatore.
2. La gravità della pena che seguì al primo peccato non corrisponde alla gravità specifica di esso, ma al fatto che era il primo: poiché in quel modo fu distrutta l'innocenza dello stato primitivo, e tale distruzione gettò nel disordine tutta la natura umana.
3. In un genere di cose tra loro essenzialmente ordinate la prima deve essere anche la principale.
Ma tra i peccati non c'è un ordine essenziale, poiché l'uno segue l'altro accidentalmente.
Per cui non segue che il primo peccato sia il più grave.
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