Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 4, sol. 3; C. G., III, c. 63; In 10 Ethic., lect. 10
Pare che la vita contemplativa non sia durevole.
1. La vita contemplativa consiste essenzialmente in atti di ordine intellettivo.
Ora, tutte le perfezioni di ordine intellettivo proprie della vita presente devono cessare, come dice S. Paolo [ 1 Cor 13,8 ]: « Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà ».
Quindi la vita contemplativa è destinata a finire.
2. L'uomo assaggia la dolcezza della contemplazione a momenti e come di passaggio.
Da cui le parole di S. Agostino [ Conf. 10,40.65 ]: « Talora tu mi fai entrare in un sentimento quanto mai insolito, in una non so quale dolcezza, ma il peso delle mie miserie mi fa ricadere nello stato usuale ».
E S. Gregorio [ Mor. 5,33 ], commentando quelle parole del libro di Giobbe [ Gb 4,15 ]: « Un vento mi passò sulla faccia », afferma: « L'anima non rimane a lungo nella dolcezza dell'intima contemplazione; poiché viene richiamata a se stessa dal riverbero stesso di quella immensa luce ».
Perciò la vita contemplativa non è durevole.
3. Ciò che non è connaturale non può essere durevole per l'uomo.
Ora, secondo il Filosofo [ Ethic. 10,7 ], la vita contemplativa « è superiore alla condizione umana ».
Quindi la vita contemplativa non è durevole.
Il Signore [ Lc 10,42 ] ha affermato: « Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta ».
Poiché, come dice S. Gregorio [ In Ez hom. 14 ], « la vita contemplativa inizia qui, per completarsi poi nella patria celeste ».
Una cosa può dirsi durevole in due maniere: per la sua natura e rispetto a noi.
Ora, è evidente che la vita contemplativa è durevole in se stessa per due motivi.
Primo, perché ha un oggetto incorruttibile e immutabile.
Secondo, perché non ha nulla di contrario: come dice infatti Aristotele [ Topic. 1,13 ], « al piacere del conoscere non c'è nulla di contrario ».
Ma anche rispetto a noi la vita contemplativa è durevole.
Sia perché ci appartiene secondo la parte incorruttibile dell'anima, cioè secondo l'intelletto, e quindi può durare anche dopo questa vita.
Sia perché nelle opere della vita contemplativa non ci si affatica corporalmente e quindi, come insegna il Filosofo [ Ethic. 10,7 ], vi possiamo persistere più a lungo.
1. La nostra maniera di contemplare non è identica a quella della patria celeste; però si dice che la vita contemplativa perdura a motivo della carità, che ne è il principio e la fine.
Da cui le parole di S. Gregorio [ l. cit. nel s. c. ]: « La vita contemplativa inizia qui per completarsi nella patria celeste: poiché il fuoco dell'amore che qui comincia ad ardere, nel vedere colui che ama si accenderà di un amore più grande verso di lui ».
2. Nessuna operazione può durare a lungo nella sua tensione più acuta.
Ora il colmo della contemplazione, secondo Dionigi, sta nel raggiungere l'uniformità nella contemplazione di Dio, come si è spiegato sopra [ a. 6, ad 2 ].
Se però essa non può durare a lungo in questo atto, tuttavia può farlo per ciò che riguarda gli altri atti.
3. Il Filosofo dice che la vita contemplativa è sovrumana per il fatto che ci appartiene « in quanto in noi c'è qualcosa di divino », cioè l'intelletto.
Ora, quest'ultimo per sua natura è incorruttibile e impassibile: quindi il suo esercizio può essere più durevole.
Indice |