Summa Teologica - III |
Infra, q. 27, a. 5, ad 1; In 3 Sent., d. 13, q. 1, a. 2, sol. 2, ad 2; Comp. Theol., c. 214; In Sal. Ang.; In Ioan., c. 1, lect. 8; c. 3, lect. 6; In 1 Cor., c. 11, lect. 1; c. 12, lect. 1; In Coloss., c. 1, lect.
Pare che la pienezza della grazia non sia esclusiva di Cristo.
1. Ciò che è proprio non compete ad altri.
Ma la pienezza della grazia viene attribuita ad alcuni altri, p. es. alla SS. Vergine, secondo quelle parole: « Ave piena di grazia, il Signore è con te » [ Lc 1,28 ]; e a S. Stefano, « pieno di grazia e di fortezza » [ At 6,8 ].
Quindi la pienezza della grazia non è propria di Cristo.
2. Non è proprio di Cristo ciò che per suo mezzo può essere comunicato ad altri.
Ma la pienezza della grazia può essere comunicata da lui agli altri: scrive infatti l'Apostolo [ Ef 3,19 ]: « Affinché siate ripieni di tutta la pienezza di Dio ».
Quindi la pienezza della grazia non è propria di Cristo.
3. Lo stato della vita terrena corrisponde a quello della patria celeste.
Ma in cielo vi sarà una certa pienezza, poiché, come scrive S. Gregorio [ In Evang. hom. 34 ], « nella patria celeste, dove c'è la pienezza di ogni bene, nulla è posseduto a titolo privato, neppure i doni più grandi ».
Quindi nella vita terrena c'è la pienezza di grazia per tutti gli uomini.
E così la pienezza della grazia non è esclusiva di Cristo.
La pienezza della grazia viene riconosciuta a Cristo in quanto è l'Unigenito del Padre, secondo quelle parole [ Gv 1,14 ]: « Abbiamo visto la sua gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità ».
Ma essere Unigenito del Padre è solo di Cristo.
Quindi è proprio soltanto di lui essere pieno di grazia e di verità.
La pienezza della grazia può essere considerata sotto due aspetti: primo, dalla parte della grazia stessa; secondo, dalla parte di chi la possiede.
Ora, dalla parte della grazia stessa ne ha la pienezza chi raggiunge il sommo grado della grazia quanto all'essenza e quanto alla virtualità: cioè possiede la grazia nella massima eccellenza in cui può essere posseduta e nella massima estensione di tutti i suoi effetti.
Ora, tale pienezza di grazia è propria solo di Cristo.
1. Lo stato della vita terrena corrisponde a quello della patria celeste.
Ma in cielo vi sarà una certa pienezza, poiché, come scrive S. Gregorio [ In Evang. hom. 34 ], « nella patria celeste, dove c'è la pienezza di ogni bene, nulla è posseduto a titolo privato, neppure i doni più grandi ».
Quindi nella vita terrena c'è la pienezza di grazia per tutti gli uomini.
E così la pienezza della grazia non è esclusiva di Cristo.
2. L'Apostolo nel passo citato parla della pienezza di grazia considerata dalla parte del soggetto in relazione al compito a cui Dio lo ha predestinato.
Ora, o esso è un compito comune a cui sono chiamati tutti i santi, o è un compito speciale che ne distingue alcuni.
E così una certa pienezza di grazia è comune a tutti i santi, cioè quella sufficiente a meritare la vita eterna, che consiste nel pieno godimento di Dio.
Ed è questa pienezza che l'Apostolo augura ai fedeli a cui scriveva.
3. Ai doni che in patria sono comuni, cioè alla visione, al possesso, al gaudio e ad altre cose simili, corrispondono alcuni doni che anche nella vita terrena sono comuni ai santi.
Tuttavia in cielo e sulla terra esistono certi privilegi che non tutti possiedono.
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