Summa Teologica - III |
Pare che Cristo non abbia compiuto i miracoli sugli uomini in modo conveniente.
1. Nell'uomo l'anima è superiore al corpo.
Ora, noi leggiamo che Cristo fece molti miracoli sui corpi, ma nessuno sulle anime: egli infatti non convertì alcun incredulo alla fede in modo miracoloso, bensì con l'ammonizione e con prodigi esterni; e neppure si legge che abbia fatto rinsavire i pazzi.
Quindi i miracoli sugli uomini non furono compiuti in modo conveniente.
2. Come si è già detto [ q. 43, a. 2 ], Cristo operava i miracoli con la potenza di Dio, alla quale conviene operare subito, in maniera perfetta e senza aiuto alcuno.
Ora, Cristo non guarì sempre i corpi in un istante: dice infatti S. Marco [ Mc 8,22ss ] che, « preso il cieco per la mano, lo condusse fuori del villaggio, e dopo avergli messo della saliva sugli occhi e avergli imposto le mani, gli domandò se vedesse qualcosa.
Quello guardando disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano".
Quindi gli pose di nuovo le mani sugli occhi e quegli cominciò a vedere e fu guarito, tanto da vedere ogni cosa distintamente ».
È chiaro dunque che non lo guarì in un istante, ma dapprima in maniera imperfetta, e con lo sputo.
Pare quindi che non abbia compiuto i miracoli sugli uomini in modo conveniente.
3. Non è necessario estirpare insieme mali che non si implicano a vicenda.
Ora, l'infermità fisica non è sempre prodotta dal peccato, poiché sta scritto [ Gv 9,2s ]: « Né lui né i suoi genitori hanno peccato, perché nascesse cieco ».
Non era quindi necessario che agli uomini interessati alla guarigione fisica rimettesse i peccati, come fece col paralitico di cui parla S. Matteo [ Mt 9,2 ]: e specialmente perché, essendo la guarigione fisica inferiore alla remissione dei peccati, non bastava a provare che egli può rimettere i peccati.
4. Come si è detto sopra [ q. 43, a. 4 ], Cristo operò miracoli per confermare il suo insegnamento e testimoniare la sua divinità.
Ma nessuno deve impedire lo scopo del proprio operare.
Non pare quindi ragionevole la proibizione data da Cristo a certi suoi miracolati di parlare della guarigione ottenuta [ cf. Mt 9,30; Mc 8,26 ]; specialmente se pensiamo che ad altri comandò invece di rendere palesi i miracoli operati su di essi, come fece con colui che aveva liberato dal demonio [ Mc 5,19 ]: « Va' a casa tua, presso i tuoi, e annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto ».
In S. Marco [ Mc 7,37 ] si legge: « Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti! ».
I mezzi devono essere proporzionati al fine.
Ora, Cristo era venuto nel mondo, e insegnava, per salvare gli uomini, secondo le parole evangeliche [ Gv 3,17 ]: « Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui ».
Quindi era giusto che Cristo mostrasse di essere il Salvatore universale e spirituale di tutti specialmente guarendo gli uomini in modo miracoloso.
1. I mezzi sono distinti dal fine da raggiungere.
Ora, i miracoli operati da Cristo erano dei mezzi ordinati alla salvezza dell'anima, salvezza che consiste nell'illuminazione della sapienza e nella giustificazione.
E la prima di queste due cose suppone la seconda, poiché « la sapienza non entra in un'anima che opera il male, né abita in un corpo schiavo del peccato » [ Sap 1,4 ].
Non era poi opportuno giustificare gli uomini contro la loro volontà: ciò infatti sarebbe contrario alla giustizia, che esige la rettitudine della volontà; e contro la natura umana, che va condotta al bene con il libero arbitrio, non con la forza.
Ora, Cristo giustificò interiormente gli uomini col suo potere divino, ma non contro la loro volontà.
E questo non è propriamente un miracolo, ma lo scopo dei miracoli.
- Così pure infuse la sapienza nei discepoli con la sua virtù divina; da cui le sue parole [ Lc 21,15 ]: « Vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere ».
Però questa illuminazione interiore non è computata fra i miracoli visibili, ma lo è soltanto il suo aspetto esterno, in quanto cioè gli uomini vedevano parlare con tanta sapienza e costanza persone prima illetterate e semplici.
Per cui negli Atti [ At 4,13 ] si legge: « Vedendo », i Giudei, « la franchezza di Pietro e di Giovanni, e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti ».
- Tuttavia questi effetti spirituali, benché siano distinti dai miracoli visibili, sono come una testimonianza della dottrina e del potere di Cristo, come si legge [ Eb 2,4 ]: « Mentre Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere, e doni dello Spirito Santo ».
Comunque Cristo operò alcuni miracoli [ anche ] sulle anime degli uomini, soprattutto modificando le potenze inferiori.
Per cui S. Girolamo [ In Mt 1 ], spiegando le parole [ Mt 9,9 ]: « Alzatosi lo seguì », dice: « Lo stesso splendore e la maestà della divinità nascosta, che traspariva anche dal volto umano, era sufficiente ad attrarre a sé al primo sguardo coloro che lo vedevano ».
- E spiegando l'altro passo [ Mt 21,12 ]: « Scacciò tutti quelli che vendevano e compravano », aggiunge: « Di tutti i prodigi operati dal Signore, questo mi pare il più straordinario, che cioè un uomo solo, e a quel tempo senza prestigio, abbia potuto, con un flagello, scacciare tanta gente.
Infatti i suoi occhi dovevano gettare come una fiamma celeste, e sul suo volto doveva brillare una maestà divina ».
E Origene [ In Ioh. 10 ] afferma « che questo miracolo è più grande di quello di aver mutato l'acqua in vino: là infatti si tratta di una materia inanimata, qui invece viene dominato lo spirito di tante migliaia di uomini ».
Commentando poi le parole [ Gv 18,6 ]: « Indietreggiarono e caddero a terra », S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 112 ] dice: « Una sola voce, senza alcuna arma, percosse, respinse, abbatté una turba inferocita e terribilmente armata: poiché sotto le apparenze del corpo era nascosto Dio ».
- E lo stesso si dica dell'episodio [ Lc 4,30 ] in cui Gesù, « passando in mezzo a loro, se ne andò »; a proposito del quale il Crisostomo [ In Ioh. hom. 48 ] scrive: « Starsene tra i nemici che lo cercavano a morte e sfuggir loro di mano, dimostrava la superiorità assoluta della natura divina ».
Quanto poi all'episodio evangelico [ Gv 8,59 ] in cui « Gesù si nascose e uscì dal Tempio », S. Agostino [ cf. S. Tomm., Cat. aurea ] scrive: « Non si nascose, come uno che ha paura, in un angolo del Tempio o dietro un muro o una colonna, ma rendendosi con un potere celeste invisibile a quelli che lo cercavano, uscì passando in mezzo a loro ».
Da tutti questi fatti risulta dunque chiaro che Cristo, quando volle, mutò per virtù divina le anime degli uomini, non soltanto giustificandole e infondendo loro la sapienza, la qual cosa costituiva lo scopo dei miracoli, ma anche attirandole esteriormente, atterrendole o provocandone lo stupore, cioè compiendo in esse dei veri miracoli.
2. Cristo era venuto a salvare il mondo non con la virtù divina soltanto, ma mediante il mistero della sua incarnazione.
Per questo spesso nel guarire gli infermi non usava soltanto la virtù divina comandando la guarigione, ma si serviva anche di cose appartenenti alla sua umanità.
Per cui commentando le parole evangeliche [ Lc 4,40 ]: « Imponendo le mani a ciascuno di loro, li guariva », S. Cirillo [ In Lc ] scrive: « Benché come Dio avesse potuto eliminare tutte le malattie con una parola, tuttavia li tocca, per dimostrare che il suo corpo era atto a portare rimedio ».
- E a proposito di quell'altro passo: « Dopo avergli messo della saliva sugli occhi e imposto le mani », ecc., il Crisostomo [ cf. S. Tomm., Cat. aurea su Mc 8,23 ] dice: « Sputò e impose le mani al cieco per indicare che la parola divina unita all'azione compie meraviglie: la mano infatti indica l'azione, e lo sputo indica la parola che proviene dalla bocca ».
- S. Agostino poi, commentando il passo di S. Giovanni [ Gv 9,6 ]: « Fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco », afferma: « Fece del fango con la saliva perché il Verbo si è fatto carne » [ In Ioh. ev. tract. 44 ].
Oppure si può dire col Crisostomo [ In Ioh. hom. 56 ] che con quel gesto volle significare che egli era colui che aveva formato l'uomo « dal fango della terra ».
Dei miracoli di Cristo bisogna notare poi che ordinariamente le opere che egli compiva erano perfettissime.
Perciò il Crisostomo [ In Ioh. hom. 22 ], nel commentare le parole evangeliche [ Gv 2,10 ]: « Tutti servono da principio il vino buono », scrive: « I miracoli di Cristo sono tali da superare di molto in bellezza e utilità le opere della natura ».
- E così anche la guarigione degli infermi era perfetta e istantanea.
Per cui S. Girolamo [ In Mt 1 ], nel commento alle parole di S. Matteo [ Mt 8,15 ]: « Si levò e si mise a servirli », afferma: « La salute conferita dal Signore ritorna tutta insieme ».
Si comportò invece diversamente con quel cieco forse a causa della sua incredulità, come dice il Crisostomo [ Victor Antiochenus, Comment. in Mc su 8, 23 ].
- Oppure, come spiega S. Beda [ In Mc 2, su l. cit. ], « egli guarì gradualmente colui che avrebbe potuto curare tutto in una volta per dimostrare la grandezza della cecità umana, che ritorna alla luce con obiezioni e per gradi; o anche per indicare la sua grazia, con la quale aiuta ogni progresso nella nostra perfezione ».
3. Come si è detto [ q. 43, a. 2 ], Cristo operava i miracoli con la virtù divina.
Ora, « le opere di Dio sono perfette », dice la Scrittura [ Dt 32,4 ].
Una cosa però non è perfetta se non raggiunge il suo fine, e d'altra parte il fine della guarigione fisica operata da Cristo è sempre la guarigione dell'anima.
Quindi non era conveniente che Cristo guarisse il corpo di una persona senza curarne l'anima.
Per questo S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 30 ], nel commentare le parole di Cristo [ Gv 7,23 ]: « Ho guarito interamente un uomo di sabato », osserva: « Con la guarigione riacquistò la salute fisica; con la fede acquistò la salvezza dell'anima ».
Al paralitico poi fu detto in maniera speciale: « Ti sono rimessi i tuoi peccati » « per farci capire », nota S. Girolamo [ In Mt 1, su 9,5s ], « che molte infermità fisiche sono causate dal peccato: e forse vengono prima rimessi i peccati affinché, una volta eliminata la causa delle infermità, venga poi restituita la salute ».
Da cui le parole evangeliche [ Gv 5,14 ]: « Non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio », in base alle quali « si capisce che quella malattia era stata prodotta dal peccato », conclude il Crisostomo [ In Ioh. hom. 38 ].
Benché dunque, come nota lo stesso Santo, « la remissione dei peccati superi la guarigione del corpo nella misura in cui l'anima è superiore al corpo, tuttavia, siccome la prima è un'opera occulta, [ Cristo ] fece l'opera meno difficile, ma più evidente, per dimostrare ciò che era superiore, ma occulto ».
4. Commentando le parole del Signore [ Mt 9,30 ]: « Badate che nessuno lo sappia », il Crisostomo [ In Mt hom. 32 ] scrive: « Questa raccomandazione non è contraria a quell'altra: "Va' e annunzia la gloria di Dio".
Egli infatti ci vuole insegnare a far tacere chi ci vuole lodare per noi stessi.
Se però questa nostra lode è fatta per glorificare Dio, allora non dobbiamo impedirla, ma anzi incoraggiarla.
Indice |