Summa Teologica - III |
C. G., IV, c. 55; Comp. Theol., c. 227; In Ioan., c. 14, lect. 8; In Rom., c. 5, lect. 5; In Philipp., c. 2, lect. 2
Pare che Cristo non sia morto per obbedienza.
1. L'obbedienza presuppone un precetto.
Ma non risulta che a Cristo sia stato dato il precetto di accettare la morte.
Quindi egli non è morto per obbedienza.
2. Si dice che uno compie per obbedienza quanto fa per necessità di precetto.
Ora, Cristo patì volontariamente, e non per necessità.
Quindi non patì per obbedienza.
3. La carità è una virtù superiore all'obbedienza.
Ma nella Scrittura [ Ef 5,2 ] si legge che Cristo ha sofferto per un motivo di carità, secondo l'esortazione dell'Apostolo: « Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi ».
Perciò la passione di Cristo va attribuita più alla carità che all'obbedienza.
Sta scritto [ Fil 2,8 ]: « [ Cristo ] si è fatto obbediente al Padre fino alla morte ».
Fu sommamente conveniente che Cristo patisse la morte per obbedienza.
Primo, poiché ciò si addiceva alla giustificazione dell'uomo: in modo che, come dice S. Paolo [ Rm 5,19 ], « come per la disobbedienza di uno solo tutti furono costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti siano costituiti giusti ».
Secondo, ciò si addiceva alla riconciliazione degli uomini con Dio: poiché, come dice S. Paolo [ Rm 5,10 ], « siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio »; cioè in quanto la morte di Cristo fu un sacrificio accettissimo a Dio, come sta scritto [ Ef 5,2 ]: « Diede se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore ».
Ma l'obbedienza viene preferita a tutti i sacrifici, secondo le parole di Samuele [ 1 Sam 15,22 ]: « L'obbedienza è migliore del sacrificio ».
Perciò era conveniente che il sacrificio della passione e morte di Cristo fosse motivato dall'obbedienza.
Terzo, ciò si addiceva alla sua vittoria, con la quale doveva trionfare della morte e dell'autore della morte.
Poiché un soldato non può vincere se non obbedisce al comandante.
E così l'uomo Cristo non ottenne la vittoria se non perché fu obbediente a Dio, secondo le parole dei Proverbi [ Pr 21,28 Vg ]: « L'uomo obbediente riesce vincitore ».
1. Cristo aveva ricevuto dal Padre il precetto di patire, poiché sta scritto [ Gv 10,18 ]: « Ho il potere di offrire la mia vita e il potere di riprenderla di nuovo: questo comando ho ricevuto dal Padre mio », cioè di offrire la vita e di riprenderla.
Il che non va inteso, spiega il Crisostomo [ In Ioh. hom. 60 ], nel senso che « prima abbia dovuto ascoltare il comando, e abbia avuto bisogno di apprenderlo: mostrò invece in tal modo che agiva di sua volontà, e tolse ogni sospetto di contrasto » con il Padre.
Siccome però nella morte di Cristo l'antica legge ebbe il suo compimento, secondo le parole che egli stesso pronunciò prima di morire [ Gv 19,30 ]: « Tutto è compiuto », è possibile vedere come nella passione egli abbia adempiuto tutti i precetti della legge.
Adempì i precetti morali, che si fondano sui precetti della carità, soffrendo per amore del Padre, come egli stesso disse avviandosi al luogo della passione [ Gv 14,31 ]: « Perché il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato, alzatevi e andiamo via di qui »; e per amore del prossimo, secondo l'affermazione di S. Paolo [ Gal 2,20 ]: « Mi ha amato e ha dato se stesso per me ».
- Inoltre con la sua passione Cristo adempì i precetti cerimoniali dell'antica legge, che erano ordinati soprattutto ai sacrifici e alle offerte, in quanto tutti gli antichi sacrifici erano figura del vero sacrificio che Cristo offrì morendo per noi.
Da cui le parole di S. Paolo [ Col 2,16s ]: « Nessuno vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda o riguardo a feste, a noviluni e a sabati; tutte cose queste che sono ombra delle future, mentre il corpo è Cristo »; poiché Cristo sta in rapporto a tali cose come il corpo all'ombra.
- E finalmente Cristo con la sua passione adempì i precetti giudiziali della legge, che erano ordinati a riparare le ingiurie: poiché, come si dice nei Salmi [ Sal 69,5 ]: « Egli restituì quanto non aveva rubato », permettendo la propria affissione all'albero della croce per il frutto che l'uomo aveva rubato dall'albero contro il comando di Dio.
2. L'obbedienza, sebbene implichi necessità rispetto a ciò che è comandato, tuttavia implica volontarietà rispetto all'adempimento del comando.
E tale fu l'obbedienza di Cristo.
Infatti la passione e la morte considerate in se stesse ripugnano alla volontà naturale; tuttavia Cristo voleva compiere in esse la volontà di Dio, secondo le parole del Salmo [ Sal 40,9 ]: « Mio Dio, se io l'ho voluto, è per fare la tua volontà ».
Da cui le sue parole riferite da S. Matteo [ Mt 26,42 ]: « Se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà ».
3. Cristo affrontò la morte per carità e per obbedienza come per un identico motivo: poiché anche i precetti della carità egli li adempì solo per obbedienza, e fu obbediente a motivo del suo amore verso il Padre che gli dava tali precetti.
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