Summa Teologica - III |
Quodl., 2, q. 1, a. 1; 3, q. 2, a. 1; 4, q. 5
Pare che il corpo di Cristo non sia rimasto numericamente identico da vivo e da morto.
1. Cristo morì realmente, come tutti gli altri uomini.
Ma il corpo di qualsiasi altro uomo non è numericamente identico in senso assoluto da vivo e da morto: poiché le due realtà differiscono per una differenza essenziale.
Quindi nemmeno il corpo di Cristo è numericamente identico in senso assoluto da vivo e da morto.
2. Come insegna il Filosofo [ Met. 5,6 ], le cose che sono diverse secondo la specie differiscono anche secondo il numero.
Ma il corpo di Cristo vivo era specificamente diverso dal corpo morto: poiché l'occhio e la carne di un morto, come spiega Aristotele [ De anima 2,1; Met. 7,10 ], sono tali solo in senso equivoco.
Perciò il corpo di Cristo da vivo e da morto non era numericamente identico in senso assoluto.
3. La morte è una corruzione.
Ora, ciò che subisce una corruzione sostanziale, una volta corrotto non esiste più: poiché la corruzione « è un passaggio dall'essere al non essere » [ Phys. 5,1 ].
Quindi il corpo di Cristo dopo la morte non rimase numericamente identico: poiché la morte è una corruzione sostanziale.
Scrive S. Atanasio [ Epist. a Epict. 5 ]: « Il corpo che fu circonciso, che bevve, mangiò, soffrì e fu inchiodato sulla croce, era il corpo del Verbo impassibile e incorporeo: ed esso fu deposto nel sepolcro ».
Ora, il corpo che fu circonciso e inchiodato sulla croce era il corpo vivente di Cristo, mentre quello deposto nel sepolcro era il suo corpo morto.
Perciò quello stesso corpo che prima era vivo poi fu morto.
L'avverbio simpliciter può avere due significati.
Primo, può identificarsi con l'avverbio absolute [ in senso assoluto ]: il Filosofo [ Topic. 2,11 ], p. es., scrive che « è detto simpliciter quanto viene affermato senza alcuna condizione ».
E in questo senso da vivo e da morto il corpo di Cristo fu numericamente identico simpliciter.
Si dice infatti che due cose sono numericamente identiche simpliciter quando si identificano secondo il supposito.
Ora, il corpo di Cristo vivo e quello morto erano identici da questo punto di vista: poiché quel corpo da vivo e da morto non ebbe altra ipostasi che l'ipostasi del Verbo, come si è detto sopra [ a. 2 ].
Ed è in questo senso che parla S. Atanasio nel testo riferito. [ s. c. ]
Secondo, simpliciter può avere il significato di totalmente, o del tutto.
E in questo senso il corpo di Cristo da vivo e da morto non fu numericamente identico simpliciter.
Poiché esso non fu del tutto identico: essendo infatti la vita qualcosa che rientra nell'essenza del corpo vivente, essendo cioè un predicato essenziale e non accidentale, ne segue che un corpo che cessa di vivere non rimane del tutto identico.
Se poi uno dicesse che il corpo di Cristo rimase del tutto identico da morto, ne seguirebbe che esso fu sottratto alla corruzione, dico alla corruzione della morte.
E questa è l'eresia dei Gaianiti, ricordata da S. Isidoro [ Etym. 8,5 ] e dal Decreto [ di Graz. 2,24,3,39 ].
E il Damasceno [ De fide orth. 3,28 ] scrive che « il termine corruzione ha due significati: può infatti indicare la separazione dell'anima dal corpo e altre cose di questo genere, oppure la dissoluzione totale negli elementi.
Perciò dire che il corpo del Signore prima della risurrezione era incorruttibile nel primo senso, come dicevano Giuliano e Gaiano, è un'empietà: poiché allora il corpo di Cristo « non sarebbe consustanziale a noi, non sarebbe morto realmente e noi non saremmo stati realmente salvati.
Invece il corpo di Cristo fu incorruttibile nel secondo senso ».
1. Il corpo morto di qualsiasi altro uomo non rimane unito a un'ipostasi permanente, come il corpo morto di Cristo.
E così il corpo morto di ogni altro uomo non può identificarsi simpliciter con quello vivo, ma solo secundum quid [ cioè sotto un certo aspetto ]: poiché è identico quanto alla materia, ma non quanto alla forma.
Invece il corpo di Cristo rimane identico simpliciter [ ossia in senso assoluto ] per l'identità del supposito, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].
2. Poiché l'identità numerica è data dal supposito e quella specifica dalla forma, quando il supposito sussiste in una sola natura è inevitabile che distrutta l'unità specifica venga distrutta anche l'unità numerica.
Ma l'ipostasi del Verbo sussiste in due nature.
Quindi, sebbene negli altri [ uomini ] il corpo non rimanga da morto dell'identica specie umana, in Cristo invece rimane numericamente identico in forza del supposito divino del Verbo.
3. In Cristo la corruzione e la morte non riguardavano direttamente il supposito, da cui dipende l'unità numerica, ma la natura umana, secondo la quale si riscontra nel corpo di Cristo la differenza tra la vita e la morte.
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