Summa Teologica - III |
In 3 Sent., d. 22, q. 3, a. 3, sol. 3; In Ioan., c. 20, lect. 6, c. 21, lect. 1
Pare che dopo la sua risurrezione Cristo avrebbe dovuto convivere continuamente con i suoi discepoli.
1. Cristo dopo la sua risurrezione apparve ai discepoli per renderli certi nella fede circa la propria risurrezione, e per consolare le loro anime turbate, come appare dalle parole evangeliche [ Gv 20,20 ]: « I discepoli gioirono nel vedere il Signore ».
Ma essi si sarebbero certificati e rallegrati maggiormente se la sua presenza fosse stata continua.
Quindi egli avrebbe dovuto convivere con essi di continuo.
2. Una volta risuscitato dai morti, Cristo non ascese al cielo subito, ma « dopo quaranta giorni » [ At 1,3 ].
Ora, in quel tempo egli non poteva trovare un luogo più conveniente di quello in cui erano radunati i discepoli.
Perciò egli avrebbe dovuto convivere continuamente con essi.
3. Nel giorno stesso della sua risurrezione risulta che Cristo apparve cinque volte, come fa rilevare S. Agostino [ De cons. Evang. 3,25.70 ]:
« Innanzitutto apparve alle donne presso il sepolcro;
in un secondo momento apparve alle medesime lungo la via, mentre se ne allontanavano;
in un terzo momento a Pietro;
in un quarto momento ai due discepoli di Emmaus;
in un quinto momento a molti in Gerusalemme, dove però non c'era Tommaso ».
Quindi anche negli altri giorni precedenti alla sua ascensione sarebbe dovuto apparire almeno più volte.
4. Prima della passione il Signore [ Mt 26,32 ] aveva detto ai discepoli: « Dopo la mia risurrezione vi precederò in Galilea ».
E ciò fu ripetuto dall'angelo e dal Signore stesso alle donne [ Mt 28,7.10 ].
Invece egli prima si fece vedere da essi in Gerusalemme, sia il giorno stesso della risurrezione, come si è già notato [ ob. prec. ], sia otto giorni dopo, come si legge in S. Giovanni [ Gv 20,26 ].
Non pare quindi che Cristo dopo la risurrezione si sia comportato in modo conveniente con i suoi discepoli.
Nel Vangelo [ Gv 20,26 ] si legge che Cristo riapparve ai discepoli « otto giorni dopo ».
Egli dunque non conviveva continuamente con essi.
A proposito della risurrezione dovevano essere chiarite ai discepoli due cose: la realtà della risurrezione di Cristo e la gloria del risorto.
Ora, per mostrare la realtà della risurrezione bastava che egli apparisse loro più volte, parlasse, mangiasse e bevesse con loro familiarmente, invitandoli a toccarlo.
Al fine però di mostrare la gloria della risurrezione egli non volle convivere continuamente con essi come faceva prima, perché non pensassero che fosse risorto al medesimo genere di vita.
E così si spiega quella sua dichiarazione [ Lc 24,44 ]: « Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi ».
Infatti in quel momento era con loro con la sua presenza corporale, ma prima lo era stato non solo con la presenza corporale, ma anche con la somiglianza nella mortalità.
Da cui le parole di S. Beda [ In Lc 6 ] a commento della dichiarazione suddetta: « "Quando ero con voi nella carne mortale, nella quale vi trovate anche voi".
In quel momento infatti egli si trovava nello stato di risuscitato nella medesima carne, però non si trovava con essi nella medesima mortalità ».
1. A certificare i discepoli della verità della risurrezione bastavano le frequenti apparizioni di Cristo, mentre la convivenza continua avrebbe potuto indurli in errore, facendo credere che egli fosse risorto al medesimo genere di vita che aveva in precedenza.
- La consolazione poi derivante dalla sua presenza continua egli la promise loro nell'altra vita, quando disse [ Gv 16,22 ]: « Io vi vedrò di nuovo, e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia ».
2. Cristo non volle convivere continuamente con i suoi discepoli non perché ritenesse più conveniente altrove la sua presenza, ma perché giudicava più conveniente per la loro istruzione la sottrazione di tale continua convivenza, per il motivo indicato [ nel corpo e ad 1 ].
Ignoriamo però dove egli dimorasse corporalmente in quei giorni di attesa: poiché la Scrittura non ne parla, e d'altronde « il suo dominio si estende ad ogni luogo » [ Sal 103,22 ].
3. Le apparizioni furono più frequenti il primo giorno affinché i discepoli, ammoniti da numerosi indizi, fin da principio concepissero la fede nella risurrezione.
Ma dopo che questa fu stabilita non era più necessario che fossero istruiti con apparizioni così frequenti.
Per questo nel Vangelo dopo il primo giorno non vengono registrate che cinque apparizioni.
Dopo le prime cinque, scrive infatti S. Agostino [ De cons. Evang. 3,25.70 ],
« la sesta volta apparve quando fu visto da Tommaso;
la settima sul lago di Tiberiade con l'episodio della pesca miracolosa;
l'ottava su un monte della Galilea, come riferisce S. Matteo [ Mt 28,16s ];
la nona quando mangiarono con lui su questa terra l'ultima volta, secondo il resoconto di S. Marco [ Mc 16,14 ];
la decima nello stesso giorno, non più sulla terra, ma elevato sulle nubi, mentre saliva al cielo.
Tuttavia, come dice S. Giovanni [ Gv 20,30; Gv 21,25 ], non tutto è stato scritto.
Quindi furono frequenti le sue relazioni con essi prima di ascendere al cielo »; e questo per loro conforto.
S. Paolo [ 1 Cor 15,6s ] infatti riferisce che « apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta, e finalmente a Giacomo »: apparizioni di cui il Vangelo non parla.
4. Il Crisostomo [ In Mt hom. 82 ], commentando le parole evangeliche: « Dopo la mia risurrezione vi precederò in Galilea », scrive: « Per mostrarsi ai discepoli egli non va in regioni lontane, ma tra quella gente e in quella regione » in cui era vissuto a lungo con essi, « perché anche in base a ciò si persuadessero che il risorto era proprio colui che era stato crocifisso ».
Inoltre « egli dice di voler andare in Galilea per liberarli dalla paura dei Giudei ».
Così dunque, come dice S. Ambrogio [ In Lc 10, su 24,49 ], « il Signore aveva annunziato ai discepoli che lo avrebbero visto in Galilea; ma dato che essi per paura dei Giudei se ne stavano chiusi nel cenacolo, volle mostrarsi loro anche prima.
Né questo fu un mancare alla promessa, ma piuttosto un adempimento benignamente anticipato.
In seguito poi, una volta rinfrancati, essi andarono in Galilea.
Oppure si potrebbe anche dire che mentre chiusi nel cenacolo erano solo in pochi, là sul monte furono in molti ».
Scrive infatti S. Eusebio [ Quaest. ad Marinum 10 ]: « Due Evangelisti, cioè Luca e Giovanni, attestano che egli apparve a Gerusalemme solo agli undici; gli altri due invece ricordano che sia l'angelo che il Salvatore raccomandarono di tornare in Galilea non solo agli undici, ma a tutti i discepoli e ai fratelli ».
E S. Paolo [ 1 Cor 15,6 ] ricorda questo fatto dicendo che « apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta ».
« La vera Analisi quindi è che Cristo apparve prima una o due volte ai discepoli nascosti in Gerusalemme, per loro conforto.
In Galilea invece egli apparve non di nascosto, né una o due volte soltanto, ma si fece conoscere con molte manifestazioni di potenza, "mostrandosi vivo, dopo la sua passione, con molte prove", come scrive S. Luca [ At 1,3 ]».
Oppure diremo con S. Agostino [ De cons. Evang. 3,25.70 ] che « le parole dell'angelo e del Signore » relative al suo precederli in Galilea « vanno prese in senso profetico ».
Galilea infatti può significare trasmigrazione, « e in questo senso si può intendere preannunziata la loro trasmigrazione dal popolo di Israele alle genti: le quali non avrebbero certamente creduto alla predicazione degli Apostoli se Cristo stesso non ne avesse preparato i cuori.
E così si spiegano le parole: "Vi precederà in Galilea".
Stando poi all'altra interpretazione che intende Galilea come rivelazione, le parole suddette si riferiscono a Cristo non nella sua forma di servo, ma in quella in cui è uguale al Padre, forma che egli promette a noi suoi amici, senza abbandonarci mentre ci precede nel raggiungimento di tale meta ».
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