Summa Teologica - III

Indice

Articolo 4 - Se Cristo dovesse apparire ai discepoli sotto sembianze diverse

In 3 Sent., d. 21, q. 2, a. 4, sol. 1, ad 3

Pare che Cristo non dovesse apparire ai discepoli sotto sembianze diverse.

Infatti:

1. Non può apparire secondo verità se non ciò che è.

Ma in Cristo il sembiante era uno solo.

Se Cristo quindi apparve in un sembiante diverso, la sua non fu un'apparizione vera, ma falsa.

Il che è inammissibile poiché, come dice S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 14 ], « se ingannasse, non sarebbe la verità; ora, Cristo è la verità ».

Egli quindi non doveva apparire ai discepoli sotto un altro sembiante.

2. Una cosa può apparire sotto sembianze diverse solo perché gli occhi di chi vede sono ammaliati da inganni.

Ora tali inganni, essendo dovuti alle arti magiche, non possono essere attribuiti a Cristo, stando alle parole di S. Paolo [ 2 Cor 6,15 ]: « Quale intesa tra Cristo e Beliar? ».

Quindi egli non doveva mostrarsi sotto altre sembianze.

3. Come la nostra fede trae la sua certezza dalla Sacra Scrittura, così i discepoli erano certificati nella fede della risurrezione dalle apparizioni di Cristo.

Ma « se nella Sacra Scrittura », dice S. Agostino [ Epist. 28,3 ], « si ammettesse anche una sola falsità, tutta la sua autorità verrebbe distrutta ».

Se quindi anche in una sola apparizione Cristo si fosse mostrato diverso da quello che era, verrebbe infirmato tutto ciò che i discepoli videro dopo la sua risurrezione.

Non essendo dunque ciò ammissibile, ne viene che Cristo non doveva apparire sotto sembianze diverse.

In contrario:

Nel Vangelo [ Mc 16,12 ] si legge: « In seguito apparve sotto un altro aspetto a due di loro che andavano verso la campagna ».

Dimostrazione:

La risurrezione di Cristo, come si è visto sopra [ aa. 1,2 ], fu manifestata agli uomini secondo il modo in cui vengono rivelati ad essi i misteri di Dio.

Ora, i misteri di Dio vengono rivelati diversamente secondo le disposizioni di chi li riceve.

Quelli infatti che hanno l'anima ben disposta percepiscono le cose divine secondo verità.

Quelli invece che non hanno l'anima ben disposta le percepiscono con una mescolanza di dubbi e di errori: « L'uomo naturale », ammonisce infatti S. Paolo [ 1 Cor 2,14 ], « non comprende le cose dello Spirito di Dio ».

E così Cristo a coloro che erano disposti a credere apparve dopo la risurrezione nelle sue proprie sembianze.

Apparve invece sotto altre sembianze a coloro che erano ormai tiepidi nella fede; essi infatti confessarono [ Lc 24,21 ]: « Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele ».

E S. Gregorio [ In Evang. hom. 23 ] scrive che « si mostrò loro fisicamente come se lo figuravano nel pensiero.

Essendo egli infatti nei loro cuori ancora come uno straniero lontano dalla fede, mostrò di voler andare più lontano », come se fosse veramente un pellegrino.

Analisi delle obiezioni:

1. Come spiega S. Agostino [ De quaest. Evang. 2,51.106 ], « non tutto ciò che simuliamo è menzogna, ma lo è solo quando ciò che vogliamo simulare non ha alcun altro significato.

Quando invece ciò che raffiguriamo o simuliamo si riferisce a una cosa che viene significata, allora non è una menzogna, ma una figura della verità.

Altrimenti tutto ciò che fu detto in termini figurali dai sapienti, dai santi e dal Signore stesso sarebbe da considerarsi menzogna, poiché secondo l'interpretazione ovvia la verità non si accorda con quelle espressioni.

Ora invece, come senza menzogna possono avere un valore figurale le parole, così possono averlo anche dei fatti, per indicare una certa cosa ».

Ed è appunto il caso nostro, come si è detto [ nel corpo ].

2. « Il Signore », spiega S. Agostino [ De cons. Evang. 3,25.70 ], « poteva trasformare il suo corpo così da presentare delle sembianze diverse da quelle che in lui apparivano abitualmente: come anche prima della sua passione si trasfigurò sul monte, tanto che il suo volto risplendeva come il sole.

Ciò però non avvenne nel nostro caso.

Non è infatti da escludere che l'impedimento posto ai loro occhi perché non riconoscessero Gesù dipendesse da Satana ».

Per cui nel Vangelo [ Lc 24,16 ] si legge: « I loro occhi erano impediti di riconoscerlo ».

3. L'argomento sarebbe valido se da quelle sembianze diverse quei discepoli non fossero stati condotti a scorgere il vero sembiante di Cristo.

Infatti, come spiega ancora S. Agostino [ De cons. Evang. 3,25.70 ], « quella permissione di Cristo », cioè che i loro occhi non potessero riconoscerlo, « durò fino al sacramento del pane: in modo da far capire che la partecipazione all'unità del suo corpo rimuoveva l'impedimento posto dal nemico per cui non potevano riconoscere Cristo ».

Per questo nel Vangelo [ Lc 24,31 ] si legge che allora « si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero »: « non che prima camminassero a occhi chiusi, ma c'era qualcosa che, a modo di nebbia o di umore lacrimale, non permetteva loro di riconoscere ciò che vedevano ».

Indice