Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 12, q. 1, a. 2, sol. 1, 2; Resp. ad lect. Ven., resp. 35
Pare che le specie che rimangono in questo sacramento non possano agire sulle realtà esterne.
1. Aristotele [ Met. 7,8 ] dimostra che le forme esistenti nella materia vengono prodotte da altre forme presenti nella materia, non già da forme separate dalla materia: poiché ogni agente agisce sugli enti ad esso simili.
Ma le specie sacramentali sono specie prive di materia poiché, come risulta da quanto si è detto [ a. 1 ], esse rimangono senza soggetto.
Quindi non possono agire sulla materia esterna inducendo in essa delle forme.
2. Cessando l'azione dell'agente principale, è inevitabile che cessi l'azione dello strumento: come fermandosi il fabbro, il martello non si muove.
Ma tutte le forme accidentali agiscono strumentalmente in virtù della forma sostanziale, che è l'agente principale.
Non rimanendo quindi in questo sacramento la forma sostanziale del pane e del vino, come si è detto sopra [ q. 75, a. 6 ], pare che le forme accidentali che rimangono non possano agire sulla materia esterna.
3. Nulla può agire oltre i limiti della propria natura, non potendo l'effetto essere superiore alla causa.
Ora, tutte le specie sacramentali sono accidenti.
Non possono quindi agire sulla materia esterna, almeno al punto di cambiarne la forma sostanziale.
Se non potessero agire sui corpi esterni, non potrebbero essere avvertite dai nostri sensi: una cosa infatti viene sentita in quanto modifica i nostri sensi, come dice Aristotele [ De anima 2, cc. 7,12 ].
Poiché ogni ente agisce in quanto è in atto, è chiaro che per ogni ente il modo di agire è identico al suo modo di essere.
Ora, siccome alle specie sacramentali è dato per virtù divina di rimanere nell'essere che avevano quando sussisteva la sostanza del pane e del vino, come si è detto [ a. 1, ad 3 ], è logico che esse conservino anche il loro modo di agire.
Quindi tutte le funzioni che potevano avere quando era presente la sostanza del pane e del vino, possono venire compiute da esse anche quando la sostanza del pane e del vino si converte nel corpo e nel sangue di Cristo.
Perciò non vi è dubbio che esse possono agire sui corpi esterni.
1. Le specie sacramentali, sebbene siano delle forme prive di materia, conservano tuttavia il medesimo essere che avevano nella materia.
Perciò in base a questo loro essere sono simili alle forme esistenti nella materia.
2. L'agire della forma accidentale dipende dall'agire della forma sostanziale come l'essere dell'accidente dipende dall'essere della sostanza.
Come quindi per virtù divina è concesso alle specie sacramentali di poter esistere senza la sostanza, così è concesso loro di poter agire senza la forma sostanziale per l'intervento di Dio, da cui come dal primo agente dipende l'agire di ogni forma sia sostanziale che accidentale.
3. La trasmutazione che porta a un'altra forma sostanziale non viene prodotta dalla forma sostanziale direttamente, ma mediante le qualità attive e passive, che agiscono in virtù della forma sostanziale.
Ora, questa virtù strumentale viene conservata nelle specie sacramentali quale era prima per l'intervento di Dio.
E così queste qualità possono agire strumentalmente sulla forma sostanziale: allo stesso modo in cui un dato essere può agire al di là della propria natura non per virtù propria, ma in virtù dell'agente principale.
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