Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 11, q. 1, a. 1, sol. 3; In 1 Cor., c. 11, lect. 4
Pare che dopo la consacrazione rimanga in questo sacramento la forma sostanziale del pane.
1. Si è detto che dopo la consacrazione rimangono gli accidenti.
Ma essendo il pane qualcosa di artificiale, anche la sua forma è un accidente.
Quindi, a consacrazione avvenuta, essa rimane.
2. La forma del corpo di Cristo è l'anima, poiché secondo la definizione di Aristotele [ De anima 2,1 ] l'anima è « l'atto di un corpo naturale avente la vita in potenza ».
Ma non si può dire che la forma sostanziale del pane si converta nell'anima.
Quindi essa rimane dopo la consacrazione
3. In ogni ente l'operazione propria presuppone la forma sostanziale.
Ma ciò che rimane in questo sacramento nutre e produce tutti gli effetti che produrrebbe il pane se fosse presente.
Quindi la forma sostanziale del pane rimane.
La forma sostanziale del pane fa parte della sostanza del pane.
Ma la sostanza del pane si converte nel corpo di Cristo, come si è detto [ aa. 2,3,4 ].
Quindi la forma sostanziale del pane non può rimanere.
Alcuni hanno pensato che dopo la consacrazione rimangano non solo gli accidenti del pane, ma anche la sua forma sostanziale.
- Ma ciò non può essere.
Primo, perché se la forma sostanziale del pane rimanesse si convertirebbe nel corpo di Cristo soltanto la materia del pane.
E così il pane non si convertirebbe in tutto il corpo di Cristo, ma solo nella sua materia.
Il che è incompatibile con la forma del sacramento, nella quale si dice: « Questo è il mio corpo ».
Secondo, perché se la forma sostanziale del pane rimanesse, rimarrebbe o unita o separata dalla materia.
Ma la prima ipotesi è impossibile.
Se rimanesse infatti nella materia del pane, allora rimarrebbe tutta la sostanza del pane, contro quanto abbiamo detto [ a. 2 ].
Né potrebbe rimanere unita a un'altra materia, poiché ogni forma non si trova se non nella propria materia.
- Se poi rimanesse separata dalla materia, allora sarebbe una forma intelligibile in atto, e anche intelligente: poiché sono tali tutte le forme separate dalla materia.
Terzo, ciò sarebbe incompatibile con questo sacramento.
Infatti gli accidenti del pane rimangono in questo sacramento perché sotto di essi si veda il corpo di Cristo, per quanto non sotto l'apparenza propria, come si è detto sopra [ a. 5] .
Perciò bisogna concludere che la forma sostanziale del pane non rimane.
1. Nulla impedisce che l'arte produca qualcosa la cui forma non è accidentale, ma sostanziale: come si possono produrre artificialmente rane e serpenti.
Tali forme infatti l'arte non le produce per virtù propria, ma in virtù dei princìpi naturali.
Ed è così che essa produce la forma sostanziale del pane, mediante la virtù del fuoco che cuoce la materia composta di farina e di acqua.
2. L'anima è la forma del corpo che gli dona tutta la sua struttura di essere completo: cioè l'essere, l'essere corporeo, l'essere animato e così via.
Ora, la forma del pane si converte nella forma del corpo di Cristo in quanto questo dà l'essere corporeo, non in quanto dà l'essere animato da una tale anima.
3. Tra le operazioni del pane alcune gli sono proprie in ragione degli accidenti: p. es. l'alterare i nostri sensi.
E tali operazioni si riscontrano nelle specie del pane dopo la consacrazione a causa della permanenza degli accidenti stessi.
Altre operazioni invece sono proprie del pane o in forza della materia, come il potersi convertire in un'altra cosa, oppure in forza della forma sostanziale, come gli effetti derivanti dalla sua natura: p. es. il fatto di « sostenere il vigore dell'uomo » [ Sal 104,15 ].
E tali operazioni si riscontrano in questo sacramento non in quanto rimane la forma o la materia, ma perché sono concesse miracolosamente agli stessi accidenti, come si dirà in seguito [ q. 77, a. 3, ad 2, 3; aa. 5, 6 ].
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