Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 13, q. 1, a. 2, sol. 1
Pare che sia lecito a un sacerdote astenersi completamente dal consacrare l'Eucaristia.
1. È ufficio del sacerdote sia consacrare l'Eucaristia che battezzare e amministrare gli altri sacramenti.
Ma il sacerdote non è tenuto ad amministrare gli altri sacramenti, se non è in cura d'anime.
Quindi, se non è in cura d'anime, non è tenuto neppure a consacrare l'Eucaristia.
2. Nessuno è tenuto a fare ciò che non gli è lecito: altrimenti uno si troverebbe in stato di perplessità.
Ma a dei sacerdoti peccatori o scomunicati non è lecito consacrare l'Eucaristia, come si è detto sopra [ a. 5, ad 1; a. 7 ].
Quindi costoro non sono tenuti a celebrare.
E così non sono tenuti neppure gli altri: altrimenti quelli riceverebbero un vantaggio dalla loro colpa.
3. La dignità sacerdotale non viene perduta col sopraggiungere di un'infermità; dice infatti il Papa Gelasio [ Decr. di Graz. 1,55,12 ]: « Le leggi ecclesiastiche interdicono il sacerdozio a chi è fisicamente menomato; se però qualcuno vi è stato elevato e poi rimane mutilato, non può perdere quanto aveva ricevuto nel tempo in cui era integro ».
Ora, capita talvolta che i sacerdoti ordinati incorrano in alcuni difetti che impediscono loro di celebrare: p. es. nella lebbra, nel mal caduco o in altre malattie simili.
Quindi i sacerdoti non sono tenuti a celebrare.
S. Ambrogio [ Anselmo, Orationes 33 ] osserva: « È grave che alla sua mensa non veniamo con cuore mondo e con mani innocenti, ma sarebbe ancora più grave se giungessimo al punto di non celebrare il sacrificio, temendo di peccare ».
Alcuni hanno affermato che il sacerdote può lecitamente astenersi del tutto dal celebrare, a meno che non sia tenuto a celebrare per il popolo a lui affidato e ad amministrare i sacramenti.
Ma tale opinione non è ragionevole.
Poiché tutti sono obbligati a fare uso della grazia loro concessa, quando l'opportunità lo richiede, secondo la raccomandazione dell'Apostolo [ 2 Cor 6,1 ]: « Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio ».
Ora, l'opportunità di offrire il sacrificio non va considerata solo in rapporto ai fedeli cristiani, ai quali si devono amministrare i sacramenti, ma principalmente in rapporto a Dio, al quale con la consacrazione di questo sacramento si offre il sacrificio.
Il sacerdote quindi, anche se non ha cura di anime, non può astenersi del tutto dal celebrare, ma è tenuto a farlo almeno nelle feste principali, e specialmente in quei giorni in cui i fedeli hanno l'abitudine di comunicarsi.
Per questo la Scrittura [ 2 Mac 4,14 ] lamenta che alcuni sacerdoti « non si dedicavano più al servizio dell'altare, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici ».
1. Gli altri sacramenti vengono compiuti mentre sono amministrati ai fedeli, per cui non è tenuto ad amministrarli se non chi assume la cura dei fedeli.
L'Eucaristia invece si compie nella consacrazione, nella quale si offre un sacrificio a Dio: al che il sacerdote è obbligato in forza dell'ordine sacro che ha ricevuto.
2. Un sacerdote peccatore, se è stato privato dell'esercizio dell'ordine per sempre o per un dato tempo da una sentenza ecclesiastica, è reso incapace di offrire il sacrificio, per cui l'obbligo viene a cessare.
Ma ciò non si risolve in un vantaggio, bensì in una privazione di frutti spirituali.
- Se uno invece non è stato privato della facoltà di celebrare, non viene liberato dall'obbligo suddetto.
E tuttavia non cade in perplessità, potendo pentirsi del suo peccato e celebrare.
3. Un'invalidità o una malattia successiva all'ordinazione sacerdotale non toglie l'ordine, ma ne impedisce l'esercizio quanto alla consacrazione dell'Eucaristia.
A volte per l'impossibilità fisica di consacrare: per la perdita, ad es., degli occhi, delle dita o dell'uso della lingua.
- A volte per ragioni di pericolo: come in chi soffre di epilessia, o di qualunque altra alienazione mentale.
- A volte per il disgusto che ciò provocherebbe: come ad es. nel caso di un lebbroso, che non deve celebrare in pubblico.
Può tuttavia celebrare la messa privatamente: a meno che la lebbra non sia tanto avanzata da renderlo incapace di celebrare per la corrosione delle membra.
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